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La Grande Burla della Banana e l’Estate del 1967 di San Francisco

La mitica banana di Warhol

L’estate del 1967 di San Francisco è ricordata da tutti come la grande Summer of Love, l’Estate dell’Amore. Quell’anno, però, passa alla storia minore anche per La grande burla della banana.

La grande burla della banana, intanto, è ricordata anche grazie alla canzone degli Electric Prunes, The Great Banana Hoax. La band di Los Angeles è tra le prime a spargere il nuovo verbo psichedelico, un suono che parte dal garage e dal beat e – attraverso l’uso di sostanze psicotrope – cerca di allargare i confini della coscienza dei giovani.

The Great Banana Hoax è il brano che apre Undergound, il loro secondo album. Prima che la band si perda cercando di coniugare testi religiosi, chitarre acide e acidi veri, il loro è un sound genuinamente psichedelico. Il testo allude poi alla curiosa mania che si diffonde a San Francisco nell’anno in cui tutto pare poter accadere. Anche che tra i giovani hippie si diffonda l’abitudine di fumare banane in cerca di sballo a buon mercato.

Andiamo con ordine.
Già dal 1966 San Francisco, in particolare il quartiere di Haight-Ashbury, diventa il quartier generale del sogno hippie. Un sogno un po’ naif che prevede pace e amore, musica e LSD e una blanda e poco sistematica ribellione contro il sistema. La musica, in questo, ha un ruolo fondamentale. I veri profeti della musica psichedelica sono i Grateful Dead, protagonisti anche degli acid test, veri happening in cui l’ipnotica colonna sonora fa da sfondo all’utilizzo dell’LSD a scopi – diciamo così – sperimentali.

I Jefferson Airplane passeranno agli annali come l’altra grande band, ma all’epoca i nomi che riempiono i concerti sono diversi. I Moby Grape, gli stessi Electric Prunes e i Fish di Country Joe McDonald. E proprio dalla band di Country Joe, famoso per il set a Woodstock, parte uno dei fili da cui si dipana La Grande burla della banana.

La banana, va detto, ha da sempre una marcia in più quando si tratta di ribattezzare fenomeni curiosi. Per esempio, le invasioni dell’esercito USA in America latina dal 1898 al 1934 sono note in America come Banana Wars; da qui arriva anche il modo di definire i governi fantoccio come Repubblica delle Banane. C’è anche lo stato di Bananas del film di Woody Allen.

In tempi moderni, la banana è stata utilizzata anche come veicolo di bufale, attribuendo al frutto giallo la diffusione di malattie, ora l’Aids, ora l’ebola e perfino l’onnipresente Covid.

A quel tempo, poi, impazza il grande successo di Donovan, Mellow Yellow, dove alla banana vengono attribuite proprietà particolari; di lì a poco anche Andy Warhol dipingerà la celebre banana pop che diventerà immortale grazie alla copertina del disco d’esordio dei Velvet Underground. Ancora oggi, per dire, una banana fissata con del nastro adesivo al muro è stata capace di far parlare tutto il mondo dell’arte grazie al nostro Maurizio Cattelan.

La scintilla, però, si accende proprio grazie a Country Joe e ai suoi Fish. Della band fa parte un batterista che si unisce nei tour, tale Gary Chicken Hirsch, un ragazzo dalla faccia simpatica e lo sguardo stralunato. E per forza, con quello che si fuma. Gary è un appassionato, a suo modo un vero studioso, di sostanze psicotrope. Gira le campagne e le montagne della California in lungo e in largo; raccoglie, cataloga, colleziona erbe di tutti i tipi.

Attraverso procedimenti sperimentali di sua invenzione, tratta le erbe, le essicca e le studia. E le fuma.
Una sera, prima di un concerto, Gary presenta ai compagni di palco la sua ultima invenzione, una canna confezionata in modo peculiare. Il giovane ha preso della semplice buccia di banana, l’ha congelata, essiccata, frantumata in un modo che lui solo sa e ora propone di fumarla.

I ragazzi, effettivamente, si sballano alla grande, prendendo un trip degno di questo nome. Il problema è che Country Joe e i suoi si sono fatti di una tale quantità di sostanze che è difficile capire quale abbia provocato il viaggio lisergico. Secondo alcuni, addirittura, per fare uno scherzo qualcuno ha sciolto loro dell’LSD nelle bevande. In pratica, il viaggio cosmico avviene, ma la buccia della banana c’entra poco.

Poco tempo dopo, però, la presunta efficacia psichedelica della banana è rilanciata dal “Berkeley Barb”, che pubblica una lettera entusiasta di un consumatore. Non sappiamo se ci sia la volontà di una burla o se la missiva fosse autentica. Tuttavia, l’esempio è lampante di come non sia per forza necessaria la rete di internet per far prosperare una bufala.

In breve, la mania di fumare bucce di banana si impadronisce di San Francisco – e non solo – per una breve stagione. Per dire, nel giugno del ‘67 si svolge a New York, al Central Park, una “Tre giorni di amore cosmico”. Il canovaccio è il solito: musica, gente che fa all’amore in camporella e una massiccia dose di sostanze con cui viaggiare stando fermi. A fare scalpore è però la bancarella di un hippie strampalato con un cappello da mago che vende banane in un angolo dell’East Village.

Il prezzo è di dieci centesimi, ma la particolarità è nei tre centesimi di cauzione per chi riporta indietro la buccia.

A San Francisco, però, la situazione è quasi fuori controllo. Il mercato delle banane impazzisce, spuntano bollini blu Chiquita ovunque e il frutto diventa ricercatissimo. La United Fruit Company ingaggia addirittura Sidney Cohen, già braccio destro del Dottor Leary, il profeta dell’LSD. Lo scopo è sperimentare scientificamente l’efficacia lisergica di quelle che per secoli si erano credute innocue banane. All’inizio gli esiti sembrano confortare l’ipotesi psych.

A maggio arriva la politica, sempre pronta a fiutare l’occasione per rendersi ridicola. Viene proposto un Banana Control Act. Su tutti i frutti – non ce lo stiamo inventando – andrebbe apposta un’etichetta che avvisi della pericolosità di fumare le bucce di banana e il consiglio di non congelarle mai e poi mai.

Galvanizzata anche dalla possibile messa fuorilegge, la moda delle banane impazza. Centinaia di giovani si sballano per due spicci fumando la buccia e gettando il frutto: essenziale metafora della stupidità umana quando la suggestione prevale sul buon senso.

Passano due settimane e iniziano ad arrivare i primi risultati scientifici delle ricerche. La buccia della banana, quand’anche venga tritata, polverizzata, essiccata o trattata in qualsiasi maniera, non possiede nessuna proprietà psicotropa e allucinogena. Come spesso accade, la ricerca scientifica spegne i sogni dei più semplici, sempre pronti a credere in un sogno e a cercare soluzioni semplici a problemi complessi.

Il 1967, con la fine dell’estate, non si porta via solo La grande burla della Banana, ma anche il sogno della Summer of Love. Il 6 ottobre, addirittura, per le vie di Haight-Ashbury, si celebra un vero e proprio funerale simbolico, con tanto di bara di cartone. È la fine dell’hippie e la nascita dell’uomo libero, o almeno così dicono. Certo, tra Vietnam, la strage di Cielo Drive di qualche mese dopo e il decennio di piombo che si avvicina, il cambiamento ci sarà ma non necessariamente in meglio.

La buccia della banana, però, per qualche mese ha dato a tanti disperati in fuga dallo stritolante sogno americano un’alternativa a poco prezzo a una realtà poco amichevole. E ancora oggi, magari in qualche sperduta comune americana o nella squallida stanza di un motel di San Francisco, c’è ancora qualcuno che fuma la buccia di banana e viaggia in un mondo migliore.

Perché la suggestione e una bella storia, in fondo, spesso sono più efficaci di una vera sostanza chimica.

— Onda Musicale

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