La storia della musica progressiva è intrisa di band eclettiche che hanno lasciato un’impronta indelebile nel panorama musicale. Tra queste, una delle più influenti sono senza dubbio i Soft Machine.
Le origini
I Soft Machine nascono nel 1966 a Canterbury, Inghilterra e la band è stata una delle principali protagonisti del movimento denominato “Canterbury Scene”, un sottogenere del rock progressivo caratterizzato da sperimentazione sonora e strumentale, insieme ai Caravan, ai Wilde Flowers e ai Camel. Il loro nome deriva dall’omonimo romanzo si W.S. Burroughs (del 1961). Rappresentano la prima originale ondata della sperimentazione e della psichedelia a Londra.
Origini e formazione
I Soft Machine nacquero dall’unione di alcuni musicisti talentuosi: Kevin Ayers al basso e alla voce, Daevid Allen alla chitarra, Mike Ratledge alle tastiere e Robert Wyatt alla batteria e alla voce. Alla band saltuariamwente si aggiunge Hugh Hopper. Il nome della band fu ispirato da un romanzo di W. S. Burroughs e faceva riferimento a una macchina immaginaria capace di creare musica. Il gruppo fu coinvolto in diversi progetti e collaborazioni con altri artisti, ma è con la pubblicazione del loro primo album nel 1968 che la loro carriera prese il via in modo significativo.
I primi passi
La band suona (insieme ai Pink Floyd) al celeberrimo UFO di Londra e fa da “gruppo spalla” a Jimi Hendrix Experience. Nasce quindi il disco di esordio “The Soft Machine“, dal suono ancora grezzo e acerbo ma con diversi spunti interessanti. Per un periodo si unisce alla band Andy Summers (futuro chitarrista dei Police) e si susseguono alcuni avvicendamenti nella formazione. Nel 1969 arriva il secondo disco dal titolo “Volume Two” che imbocca decisamente la direzione della musica sperimentale anche fusion.
La partecipazione di alcuni membri della band nel disco di Syd Barrett
L’alto livello musicale dei Soft Machine trova conferma subito dopo le registrazioni di Volume Two, con Wyatt, Ratledge e Hopper che suonano in due brani di The Madcap Laughs, il disco di esordio di Syd Barrett, che aveva appena lasciato (o per meglio dire che era appena stato allontanato) i Pink Floyd.
L’apice del successo
Nel 1971 esce l’album strumentale Fourth, che testimonia la definitiva consacrazione della band al jazz rock; il gruppo è ormai nelle mani di Ratledge, Wyatt viene confinato alla batteria, non canta e non partecipa alla stesura dei brani. Ne esce un prodotto che, malgrado risulti piuttosto freddo nelle sue atmosfere rigidamente jazzistiche, raggiunge un alto livello dal punto di vista musicale, stilistico e professionale, garantendosi entusiasti favori della critica.

Il declino
Dopo l’uscita dalla band di Wyatt si alternano vari musicisti ma la fase di declino è inesorabilmente iniziata. Con l’enensima nuova formazione registrano il loro ultimo album ufficiale in studio, Softs, a cui fanno seguito diverse date e un album dal vivo del 1977 intitolato Alive and Well. In quegli anni altri musicisti ruotano nella formazione e quella che registra in studio Land of Cockayine nel 1981 usando il nome Soft Machine, ha al suo interno solo Holdsworth dei più importanti membri del passato. Le ultime date vengono tenute a Londra nel 1984 da una band comprendente tra gli altri Marshall, Jenkins ed Etheridge. Dopo questi concerti i Soft Machine si sciolgono.
Conclusioni
La discografia dei Soft Machine è un percorso attraverso l’evoluzione della musica progressiva. Dalle radici psichedeliche del loro album di debutto alla sperimentazione sonora di “Third” e ai successivi esperimenti fusion di “Fourth” e “Fifth“, la band ha dimostrato di essere sempre all’avanguardia nel loro approccio musicale. Il loro impatto sulla scena musicale progressive è innegabile. I Soft Machine rimangono un esempio di innovazione e creatività, una pietra miliare della musica progressiva.
Discografia:
- 1968 – The Soft Machine (Probe)
- 1969 – Volume Two (Probe)
- 1970 – Third (CBS)
- 1971 – Fourth (CBS)
- 1972 – Fifth (CBS)
- 1973 – Six (CBS)
- 1973 – Seven (CBS)
- 1975 – Bundles (Harvest)
- 1976 – Softs (Harvest)
- 1981 – Land of Cockayne (EMI)
- 2018 – Hidden Details (Tonefloat)
- 2023 – Other Doors
Album dal vivo
- 1978 – Alive & Well: Recorded in Paris (Harvest)
- 1988 – Live at the Proms 1970 (Reckless)
- 1993 – BBC Radio 1 Live (ROIR)
- 1994 – BBC Radio 1 Live, Vol. 2 (Windsong)
- 1995 – Live at the Paradiso 1969 (Voiceprint Records)
- 1995 – Live in France (One Way)
- 1998 – Live 1970 (Blueprint)
- 1998 – Virtually (Cuneiform)
- 2000 – Noisette (Cuneiform)
- 2002 – Backwards (Cuneiform)
- 2002 – Facelift (Voiceprint Records)
- 2004 – Live in Concert (Strange Fruit)
- 2004 – Live in Paris (Cuneiform)
- 2004 – Somewhere in Soho (Voiceprint Records)
- 2020 – Live At The Baked Potato (Tonefloat)