Nato a Great Bookham il 6 settembre 1943, cresciuto a Cambridge, affermatosi a Londra, oggi il leggendario artista vive a New York. Dove continua a costruire e abbattere muri, divisivo come sempre.
Roger Waters, 80 anni oggi: “Ho sempre scritto di una sola cosa nella mia vita, ovvero del fatto che come esseri umani siamo responsabili gli uni degli altri. Del fatto che è importante empatizzare con gli altri. Del fatto che dobbiamo organizzare società in maniera tale che tutti siano più felici e tutti possano vivere la vita che si desidera”. Sembra un epitaffio, il bilancio di un’esistenza, ma non lo è. Invece è un concetto che ha espresso tante volte; lo ha scritto anche nella contestatissima lettera a Vladimir Putin che gli indirizzò il 25 settembre 2022.
“Strangers passing in the street / By chance two separate glances meet / And I am you and what I see is me”
“Estranei che passano per strada / Due sguardi distinti si incontrano per caso / E io sono te e quello che vedo sono io”: in questi versi di “Echoes” – dunque già nel lontano 1971 – Waters esprime il concetto della ricerca dell’empatia universale. Una ricerca interiore spesso soffocata dall’ansia del successo, del potere, del denaro.
L’anelito interiore verso l’altro si fa analisi filosofica e poi politica nella rappresentazione dei fattori – successo, potere, denaro, tra gli altri – che lo soffocano. E dunque “The Dark Side of the Moon”: ovvero il lato oscuro che inghiottisce il ‘contenuto sensibile’ dell’esperienza e, come una zavorra, impedisce la ricerca dell’altro da sé e l’armonia universale.
“There’s someone in my head / But it’s not me”
Al punto che ‘Nella mia testa c’è qualcuno / ma non sono io’: l’essere umano non solo non sa più riconoscere l’altro, addirittura smarrisce l’identità sotto la zavorra dell’esperienza all’insegna di successo-potere-denaro.
Ma soffermiamoci un attimo su queste frasi
“E io sono te e quello che vedo sono io” e “Nella mia testa c’è qualcuno / ma non sono io”: contengono paradossi verbali difficili da spiegare razionalmente se non con l’intuizione dell’arte. E del grande artista. Ricordano i paradossi grafici di Maurits Cornelis Escher, nelle cui litografie scale che sembrano ascendere in realtà scendono. O viceversa. “Ditele che la perdono per averla tradita” di Francesco De Gregori (da “Atlantide”) è un analogo paradosso letterario che non si spiega alla luce della ragione ma solo alla luce dell’intuizione artistica e filosofica. Come nelle due liriche di Waters. Paradossi artistici che solo i GRANDI sanno felicemente esprimere.
Ho sempre scritto…”: sembra il bilancio di una vita ma non lo è
“Ho sempre scritto…”: sembra il bilancio di una vita ma non lo è – abbiamo scritto – e non lo è perché a 80 anni Roger Waters ha tutt’altro che risolto i tormenti e le contraddizioni che lo attanagliano. Anche lui, come tutti, continua ad alzare e abbattere muri. Tuttavia ha la lucidità artistica e l’urgenza umana di demolirli.
Non molti anni prima degli 80 anni, nel 2018, ha avvertito l’esigenza di sostituire la ‘e’ congiunzione di “Us and Them” con il segno ‘+’: “Us + Them”. Se la ‘e’ lega due elementi che rimangono distinti, il segno ‘+’ somma le identità, determina osmosi. Religiosamente si direbbe che nasce compassione; laicamente si direbbe che nasce empatia. Appunto: “io sono te e quello che vedo sono io”. È un umanesimo laico, quello di Waters, ma molto vicino alle istanze più pure e meno secolarizzate della dimensione religiosa. A proposito di fede e religione…
Ateo, dichiaratamente
Ma consapevole dell’immanenza di dio nella Storia, in quella Storia che viene declinata in nome di dio. “What God Wants?”, ‘che cosa vuole Dio?’ chiede sarcasticamente nell’ennesimo concept album capolavoro “Amused to Death”. “Dio vuole il bene / Dio vuole la pace / Dio vuole le crociate / Dio vuole la jihad”: Waters indirizza il suo sarcasmo sull’umanità che brandisce dio e lo piega ai più biechi bisogni terreni.
Tuttavia, “Se fossi stato Dio / Avrei generato molti figli / E non avrei tollerato che i Romani ne uccidessero anche uno solo / Se fossi stato Dio / Avrei fatto un lavoro migliore”, scrive e canta in “Déjà Vu”. Ma è tutto un ‘già visto’, appunto. La Storia si ripete: che esista oppure no, dio viene brandito e tirato per la barba da una parte o dall’altra.
Comunista, apertamente
Figlio di madre iscritta al Communist Party inglese e di padre obiettore di coscienza, salvo poi a decidere di dover combattere una ‘guerra giusta’ contro il male assoluto del nazismo; più a sinistra dei Labour britannici o dei Dem americani. L’anelito verso il prossimo (cristianamente parlando), verso l’altro da sé (filosoficamente detto), è ostacolato dal potere: politico, economico, capitalistico.
“The Powers That Be”, il potere costituito, le espressioni del potere nella storia contemporanea, entrano inevitabilmente nella visione artistica di Waters. Già in “Dark Side” ma senza nomi e cognomi, ma da “Animals” in poi la Storia fatta di donne e uomini al potere irrompe nella sua creatività artistica, in un connubio inscindibile tra l’uomo e l’artista Waters.
“Is This The Life We Really Want?”
Fino a porre la fatidica domanda: ‘È davvero questa la vita che vogliamo?’ Una vita nella quale non comprendiamo che l’ineguale distribuzione di beni e ricchezze costringe le popolazioni a ricercarli laddove sono, provocando infinite “Last Refugee”? Una vita nella quale un nincompoop, un babbeo, diventa presidente?
I tormenti del ‘giovane’ Waters
A 80 anni i tormenti del ‘giovane’ Waters non sono ancora risolti se il ‘vecchio’ Roger avverte il bisogno di tornare sui massimi sistemi del lato oscuro della luna. Per vedere quale luce attraversa il prisma; per verificare se la luce della ragione abbia attraversato il prisma. Se 50 anni siano trascorsi invano.
Come scrivere di questo Artista?
Nell’impostare questo scritto abbiamo ritenuto non dovesse essere un ‘coccodrillo’ non solo perché Waters è vivo e vegeto – vivaddio! – ma artisticamente è ancora produttivo. E, per lo stesso motivo, non potesse essere neppure un bilancio. Abbiamo ritenuto dovesse parlare soprattutto l’Artista, lasciando spazio alle sue liriche, alle sue idee, alle sue intuizioni.
E allora… auguri di buon compleanno, Roger!
Auguri di tanta creatività ancora, quella che hai già annunciato e altra che verrà. Noi siamo qui in attesa dei tuoi punti di domanda ma anche dei tuoi forti punti esclamativi. Noi siamo qui pronti a dividerci e, comunque, a lasciarci scioccare, dalla tua rivisitazione di The Dark Side of the Moon. Dal tuo “This Is Not A Drill” tour in Sud America. Dal tuo nuovo album in studio. Dalla tua autobiografia. Dal tuo libro di poesie. Dal film di “This Is Not A Drill. E da tanti altri progetti che concepirai. Perché lo sappiamo, Roger, anzi lo hai scritto tu: “The Show Must Go On” e il tuo “The Bar” è ancora aperto!
![](https://www.ondamusicale.it/wp-content/uploads/2023/08/rog-waters-1.jpg)
Buon compleanno, Roger!