Elegante, bella, attuale, trasgressiva, sofisticata, innovativa, brava. Tanti gli aggettivi adatti a descrivere Ornella Vanoni, la sua personalità poliedrica e la sua voce inconfondibile.
Descriverne la carriera significa attraversare quasi settant’anni di storia. Perché Ornella Vanoni ha iniziato giovanissima nella sua Milano, dividendosi tra magia del teatro e passione per la canzone.

Sempre presente nelle occasioni che si fanno ricordare, i suoi tantissimi dischi hanno caratterizzato i decenni, descrivendo le mode ed i cambiamenti, le nuove tendenze e le influenze culturali, le contaminazioni provenienti da una società inconsapevolmente avviata verso la Globalizzazione.
In una Milano non ancora da bere ha parlato sia in tedesco che in portoghese, annunciando al pubblico mainstream l’energia dirompente della Bossa nova brasiliana.

“un filo di trucco, un filo di tacco”
È un’artista che ha sedotto più generazioni, conquistando segmenti di pubblico ogni volta diversi, ammaliati dalla timbrica della voce e dal suo modo di essere. Uno stile che non ha mai smesso di ispirarsi ad un lungimirante consiglio materno: Ornella, per tutta la vita, un filo di trucco, un filo di tacco.

Tra i tanti album che compongono la sua ricca discografia, ce n’è uno in particolare che è un autentico collante generazionale: parliamo di Duemilatrecentouno parole, il cui titolo è un’aritmetica allusione alla somma delle parole che ha scritto per questo lavoro.
Dominano i cantautori
Siamo nel 1981: all’alba degli anni Ottanta non accenna ad indebolirsi l’onda lunga dei Cantautori, che dominano le classifiche dei dischi. Duemilatrecentouno parole è il disco più cantautorale di Ornella Vanoni, che arriva a scrivere più della metà delle canzoni presenti sulle due facciate dell’album.
C’è Musica musica, c’è Fatalità, ma ci sono soprattutto Gino Paoli e Pierangelo Bertoli.
Paoli è un artista già classico e dunque una garanzia mentre Bertoli, un cantautore politicamente impegnato, talvolta osteggiato dai discografici e dal giro che conta per via del suo handicap fisico.
La copertina del disco è un pezzo di Italia anni Ottanta. Giorgio Forattini è il vignettista di punta di Panorama, un magazine in quel periodo molto attento alle mode e al costume.
Sta diventando popolarissimo con i suoi disegni, nei quali tutti i politici più popolari – da Giovanni Spadolini a Bettino Craxi, fino all’inattaccabile Sandro Pertini – sono ritratti in pose ridicolizzanti.
Ma su Ornella, Forattini non farà nessuna ironia: ne disegna la silhouette del viso, circondato dai caratteristici riccioli rossi. I capelli corrispondono a frasi stilizzate e in corsivo, che riprendono i titoli e le parole delle canzoni.

Il viso è invece realizzato con un materiale lucido, che lo fa assomigliare ad uno specchio più che alla copertina di un 33 giri.
La CGD lo pubblica il 25 ottobre 1981. Musica musica viene lanciato come brano principale. Dopo qualche settimana, anche Vai, Valentina comincia ad essere passata alle radio. La canzone diventa subito un successo.
Vai, Valentina è il dialogo tra una giovane donna, Valentina, e una donna più grande e più esperta, che le offre consigli di vita già vissuta.
Qualità e accuratezza
Per il suo testo, Ornella Vanoni ha operato scelte linguistiche interessanti. In particolare, emerge una grande accuratezza nella selezione dei verbi.
Ascoltando Vai, Valentina, ci sembra quasi di vedere materializzate le due donne, sedute a un tavolino di qualche bar nel centro di Milano. È un brano che invita all’azione.
Oh, Valentina
Gambe lunghe per ballare
Oh, Valentina
E ogni ballo un grande amore
Cocca, polpa di albicocca
Che ti dà con tutto il cuore
Oh, Valentina
Che prima gioca e poi ci muoreÈ Valentina
Tutta occhi come il mare
Tutta bambina
E tutta seni da torturare
Ora dice che lavora
E che ci ha messo una croce su
No, Valentina
Non ti riconosco piùCorri, corri come un gatto
Dal tuo letto alla fantasia
Corri come la tua amica matta
Dalla luna ad una nuova bugia
E corri, corri come corre il vento
E se la gonna te la strappa una spina
Ahi, Valentina, è una spina o chi lo sa
Vai Valentina, ma che differenza fa?E allora corri, corri come un ladro
Che ha rubato un libro di poesie
Corri, corri che ti manca un metro
Per salvare le tue unghie e le mie
E allora corri, corri, corri, corri
Che se la pelle te la strappa una spina
Ahi, Valentina, pensa che era naturale
Era un “ti amo”, una carezza venuta maleL’altra mattina l’ho trovata in un caffè
Lacrime calde su tre fette di saint honoré
Vedi, vedi che sorridi
Che non si impara a far l’amore
No, Valentina
Con la tessera del doloreE allora corri come una gazzella
Che non vuol finire in mezzo ai trofei
Corri, corri, che ti basta un nulla
Per salvare i tuoi segreti ed i miei
E allora corri, corri come il vento
Che se la gonna te la strappa una spina
Ahi, Valentina, è una rosa o chi lo sa
Va’, Valentina, ma che differenza fa?E allora corri, corri come un sogno
Fuori strada e fuori sintonia
Corri, corri come corre il tempo
Che ti dà un minuto e dopo va via
E corri, corri come corre il lampo
Che se la pelle te la strappa una spina
Ahi, Valentina, pensa che era naturale
Era un “ti amo”, una carezza venuta maleCorri, corri come corre il lampo
Che se la pelle te la strappa una spina
Ahi, Valentina, non è il dramma che pensi tu
Era un “ti amo” e dopo non ti amo più
Dominano i verbi di movimento, come andare (vai, presente anche nel titolo) e correre, che viene ripetuto più volte, introducendo la similitudine “corri come una gazzella che non vuol finire in mezzo ai trofei”. Una strofa forte, elegantemente femminista, che frantuma l’equazione donna – trofeo.
Anche la musica è trascinante: Ornella esegue Vai, Valentina sostenuta dal ritmo incalzante di un basso dominante, tastiere calde e suadenti (nonostante l’incipiente elettronica) e un assolo, nel finale, che avrà conquistato anche il maestro Severino Gazzelloni.
Nel 1981, Ornella Vanoni non viene riconosciuta una diretta espressione delle nuove generazioni. I giovani, gli adolescenti, la percepiscono come già “arrivata”, un modello di donna lontana e ormai irraggiungibile. Ciò nonostante, Duemilatrecentouno parole raggiungerà il sesto posto nelle classifiche di vendita dell’anno.
Alla fine dell’estate 1981, per questo disco vincerà il Premio Tenco.

Dopo quattro decenni, l’anno scorso, il 24 aprile 2022, il Casinò Municipale di Sanremo le ha dedicato l’evento “Per te, Ornella – Serata di parole e musica”. Nell’occasione ha ricevuto il Premio Tenco Speciale, conferitale dal Club Tenco con questa motivazione:
“Straordinario esempio di interprete e autrice di una canzone sempre intelligente e ai vertici della qualità artistica; fin dagli esordi ha fornito suggestioni musicali spesso inedite e ha continuato a farlo in tutta la carriera. Con un inconfondibile stile che privilegia l’emozione, ci ha presentato le canzoni della mala, le composizioni dei cantautori genovesi e milanesi, la grande canzone poetica brasiliana andando anche a scoprire nuovi talenti compositivi nelle giovani leve italiane”.

Ornella, Milano e Noi
Ornella Vanoni è un’artista che fa parte della nostra vita, presenza costante nella vita del Paese pur essendo legata indissolubilmente alla sua città natale.
Da qualche tempo alle porte di Milano, nell’ex-quartiere operaio dell’Ortica, oggi divenuto trendy e modaiolo, lo sguardo di Ornella accompagna i passanti insieme ad altri grandi della musica popolare milanese, artisti che hanno cantato o vissuto il quartiere quando era ancora una zona della working class.

Tra via San Faustino e via Rosso di San Secondo, il volto di Ornella campeggia insieme a quelli di Enzo Jannacci, Dario Fo, Ivan Della Mea, Giorgio Strehler, Giorgio Gaber e Nanni Svampa.
L’Ortica è anche prossima a via Quintiliano, la sede storica della CDG, dismessa da vari decenni in seguito alla cosiddetta crisi del disco. Dentro i suoi studi, al tempo all’avanguardia, Ornella Vanoni incise Vai, Valentina – oltre ad altri innumerevoli successi che fanno parte del nostro immaginario.

Ascoltando le sue canzoni, molto spesso Ornella Vanoni riesce a farci arrivare oltre. Come cantava qualche tempo fa, “se è vero che non possiamo fermare il tempo, possiamo fermare i sogni intorno a noi“.