A pochi giorni dall’uscita del nuovo album di Ivano Icardi, “Unconventional”, abbiamo approfittato per intervistare l’artista.
Il nuovo album strumentale di Ivano Icardi “Unconventional” è uscito il 12 ottobre. Per la prima volta nella sua carriera il chitarrista e compositore torinese affronta un nuovo percorso artistico attraverso suoni e influenze a cavallo tra contemporary e progressive jazz. Affiancato da una sezione ritmica di primo livello, composta da Elio Rivagli alla batteria (che vanta collaborazioni con Renato Zero, Eros Ramazzotti, Fiorella Mannoia, Claudio Baglioni, Fabrizio De Andre e moltissimi altri artisti della scena nazionale ed internazionale POP, e nel jazz con Paolo Fresu, Flavio Boltro, Danilo Rea, Fabrizio Bosso, Rita Marcotulli) e Riccardo Fioravanti al contrabbasso (uno dei massimi esponenti della musica jazz Italiana, che ha affiancato artisti come Ray Charles, Stevie Wonder, Franco Cerri, Ennio Morricone, Paolo Fresu, Fabrizio Bosso e moltissimi altri), Icardi crea un’intesa musicale straordinaria che si traduce in un groove incisivo e una dinamica avvincente.
Biografia
Ivano Icardi e un chitarrista e compositore italiano nato a Torino nel 1975 con una passione per il jazz contemporaneo. Vanta una carriera musicale che abbraccia numerosi progetti e collaborazioni di successo, continuando a stupire e incantare il pubblico con la sua creatività e la sua maestria tecnica. Emerge con il suo virtuosismo e la sua creatività innovativa in un panorama musicale italiano caratterizzato da una grande varietà di talenti eccezionali.
Una delle caratteristiche distintive di Ivano Icardi è la sua capacità di attraversare generi musicali diversi con maestria. Dal rock alla musica classica, dal jazz al pop, Icardi non conosce confini quando si tratta di esprimere la sua versatilità musicale. Una versatilità che gli ha permesso di collaborare con una vasta gamma di musicisti e di partecipare a progetti musicali che spaziano dalle esibizioni soliste a collaborazioni in ensemble di diverse dimensioni.
Ecco la nostra intervista
Cominciamo dall’ultimo lavoro in uscita “Unconventional”. Cosa c’è di non convenzionale in questo album?
«Di non convenzionale in questo album ci sono io, Ivano Icardi. “Unconventional” è dedicato a me; è un racconto in musica del percorso che ho compiuto artisticamente e che mi ha portato a prediligere suoni e sonorità più vicine al mondo del jazz.
In questo album c’è la ricerca della “canzone” suonata con la chitarra anziché cantata con la voce ma immersa in universo sonoro ricercato e con molteplici sfaccettature».
È sempre molto affascinante spaziare tra i generi e contaminare il sound, ma non si rischia di non trovare il consenso tra i “puristi” di un genere piuttosto che di un altro?
«La questione ruota attorno al concetto di “consenso”. Non sono alla ricerca di approvazione da parte dei puristi, e a quanto pare nel 2023 la figura del purista è in via di estinzione. La musica strumentale è oggi un connubio, un’intersezione di pensieri, stili e abilità artistiche umane che si fondono per creare qualcosa di unico. È a questo pubblico che mi rivolgo, a coloro che apprezzano e comprendono questa evoluzione musicale»
Alcuni brani del nuovo album sono “cantabili” – è come se ci fosse una predisposizione a inserire un testo. Oltre alla versione strumentale, ci sarà una versione con testi? E chi potrebbe essere il o la vocalist ideale?
«Mi rende sempre felice quando la mia musica strumentale viene associata alle canzoni, lo ritengo un grande complimento alla liricità delle composizioni. È qualcosa di naturale per me; non ci sono mai riflessioni pregresse prima di scrivere i brani, ma piuttosto il desiderio di creare qualcosa di esteticamente gradevole e, perché no, cantabile.
Qualcuno mi ha fatto notare che in questo la mia “italianità” è veramente evidente e marcata. Non ho mai considerato l’idea di aggiungere testi alle mie composizioni strumentali, ma chissà, potrebbe essere un’idea da esplorare in futuro»
Parliamo dei processi creativi. Come nasce un album di Ivano Icardi?
«Un mio album è frutto di tanto lavoro, ricerca sonora, idee messe nel cassetto e poi ripescate, di ripensamenti e di frustrazione, ma anche di grande gioia e soddisfazione. La sensazione più bella che si può provare lavorando così duramente ad un disco è la consapevolezza di vivere un’esistenza piena e ricca, pervasa di musica, creatività e interazioni con altre persone che parlano il tuo stesso linguaggio. Sapere che ciò che stiamo creando porterà emozioni nelle vite delle persone è davvero stupendo.
Colgo l’occasione per sottolineare che i processi creativi che ci sono dietro ad un mio album, e soprattutto dietro a quest’opera, sono così ricchi e intensi che l’editore Volonté &Co. mi ha proposto di scriverne un libro. Questo libro, che conterrà anche tutte le trascrizioni per chitarra dei miei brani vedrà la luce verso novembre 2023, subito dopo il lancio dell’album»
Unconventional si avvale di collaborazioni prestigiose, c’è una collaborazione che manca e che sarebbe come un sogno nel cassetto?
«I musicisti che hanno contribuito a questo disco, Elio Rivagli alla batteria e Riccardo Fioravanti al contrabbasso, sono prima di tutto amici e collaboratori storici con i quali ho condiviso molte esperienze musicali, almeno per quanto riguarda Elio Rivagli. La scelta di Riccardo Fioravanti, un contrabbassista straordinario, è stata la migliore per questo album, anche dal punto di vista umano. Ho trovato in lui non solo un collaboratore eccellente, ma anche un amico e una persona straordinaria. Non ho sentito l’esigenza di cercare collaborazioni diverse per questo progetto. In passato, ho avuto ospiti illustri nei miei dischi, ma sono giunto a un punto della mia carriera artistica in cui capisco che ciò che conta di più è l’interazione, la capacità di vivere la musica insieme, di potersi parlare e confrontare per raggiungere un grande risultato. Questo è molto più significativo di una collaborazione effimera e sterile che probabilmente non porterebbe agli stessi risultati»
Dal punto di vista qualitativo – senza pensare alle oggettive difficoltà pratiche di lavorare nell’industria musicale di oggi – c’è qualcosa che manca nella musica radiofonica e non solo oppure c’è qualcosa che, invece, ha del valore aggiunto?
«La musica radiofonica di oggi è il risultato delle scelte di ieri. Quello che ascoltiamo oggi è il prodotto di anni di trasformazione della musica radiofonica che ha subito una mutazione per avvicinarsi sempre di più ai social media. Brani sempre più brevi, testi sempre meno significativi, armonie sempre più semplici e ritmi banali pervadono ormai l’etere quando una radio sta trasmettendo. Non saprei dire esattamente cosa manchi, ma mi auguro che presto si verifichi una rivoluzione che riporti la musica e l l’arte al centro dell’attenzione, spostando l’intrattenimento in secondo piano» Grazie per la disponibilità e congratulazioni per il progetto appena uscito!