Nella residenza di Brian Epstein i Beatles si rifugiavano dai fan nel loro momento di picco della popolarità.
Una casa “rifugio” per i quattro ragazzi di Liverpool
Cinque camere da letto e sette bagni, quattro soggiorni e due cucine, uno studio e per finire un patio e una grande terrazza panoramica: la casa di Brian Epstein, lo storico manager dei Beatles, offre quasi 3800 metri quadrati a Mayfair, in una delle zone più esclusive di Londra. Proprio in questi giorni un’agenzia immobiliare del quartiere, Wetherell, l’ha messa in vendita per 8,75 milioni di sterline. E dire che per i fan dei Fab Four il valore della proprietà va ben oltre quello economico: nella casa di Charles Street la band si nascondeva dagli agguati dei fan e realizzava campagne promozionali e servizi fotografici.
Si dice addirittura che qui i Beatles abbiano lavorato a un album cult come Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band, e che John Lennon si divertisse a disegnare graffiti sugli scaffali in cucina (purtroppo eliminati successivamente). Mayfair House è insomma un simbolo del gruppo e un punto di riferimento per chi li ama: se tutto non è nato qui, in ogni caso è un posto speciale che dei Beatles ha fatto la storia.
Anche il proprietario dell’epoca non fa eccezione per la sua importanza
È Brian Epstein a scoprire la band durante un pranzo al Cavern Club; si tratta ancora di una versione prima maniera dei Beatles, dove insieme a John Lennon, Paul McCartney e George Harrison suonava anche Pete Best, presto sostituito da Ringo Starr che era già un batterista famoso a Liverpool. In questi ragazzotti ribelli, che si atteggiano come le rockstar americane e fumano durante l’esibizione, flirtano con le ragazze e bevono litri di Coca Cola, Epstein vede del potenziale e decide di proporgli una collaborazione.
È il 1962: i Beatles firmano un contratto della durata di cinque anni con il loro nuovo manager, e poco dopo vengono scritturati dalla Parlophone, una piccola etichetta della EMI. Siamo in pieno decennio della musica beat, che non a caso è omaggiata dal gruppo con un nome che la unisce a “beetles”; i coleotteri ronzano all’impazzata e non possono che diventare la voce di una generazione, in un periodo di grandi cambiamenti come i Sixties.
Brian Epstein sarà il personaggio chiave per il successo dei Beatles, a partire dal re-styling assoluto che pensa per lanciarli nella musica
Via le giacche di pelle e gli stivali da cowboy che andavano in quel periodo, il loro look si trasforma sotto la guida del manager. La semplicità e il minimalismo sono privilegiati: camicie su misura e abiti eleganti, spesso doppiopetto, gli stivaletti neri che presto verranno chiamati “Beatles boots” e i pantaloni rigorosamente skinny diventano il nuovo biglietto da visita del gruppo. Solo i capelli a caschetto con frangetta vengono mantenuti dagli esordi – i Beatles li avevano copiati agli studenti tedeschi mentre suonavano ad Amburgo nel 1960, probabilmente su consiglio della fotografa Astrid Kirchherr che pure li sfoggiava orgogliosamente. Sono i tempi della Beatlemania: l’adorazione dei fan e delle groupie aumenta a dismisura, con assembramenti, urla e vere e proprie crisi isteriche. Tutte e tutti si vogliono vestire come i Beatles, chiunque compra poster e oggetti che si ispirano alla band; prima di allora il merchandising non esisteva.
I Beatles danno il via a una febbre musicale e culturale che arriva in tutta Europa e anche oltreoceano, con gli Stati Uniti che parlano di British invasion da lì agli anni a venire
Il gruppo è all’apice della popolarità quando, nel 1967, qualcosa comincia a cambiare: Brian Epstein muore a Londra per un’overdose da farmaci, e senza di lui i Beatles cominciano a essere meno sistematici e organizzati nel gestire la notorietà. Tra litigi e dissapori interni, la band si scioglie nel 1970; grazie alla genialità del loro manager, però, continuano a essere un fenomeno mondiale anche ai giorni nostri, come se nulla fosse successo veramente. Peraltro, la casa di Mayfair sarebbe stata abitata da un nuovo inquilino altrettanto particolare, il politico Norman St John-Stevas. Uno dei primi membri del Cabinet di Margaret Thatcher a essere dimesso perché contro le sue scelte, St John-Stevas aveva una personalità colorata ed eccentrica e subito si era affezionato alla casa appartenuta a Epstein, con il suo stile georgiano, gli spazi luminosi e gli stucchi settecenteschi, le decorazioni e i camini. Chissà chi diventerà il nuovo proprietario.
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