Dopo la vittoria del LAZIOSound nella categoria Borderless, “82” è in collaborazione con Davide Ambrogio e Francesco Neglia.
Walter Laureti è un produttore romano, che si è formato in Norvegia sulla musica elettronica e che oggi ha fatto della musica trasformativa la sua mission artistica: ha vinto il LAZIOSound, il programma delle Politiche Giovanili della Regione Lazio per supportare e rafforzare lo sviluppo del sistema musicale locale, nella categoria Borderless ed è fuori da poco con un nuovo singolo, “82”, un progetto molto interessante che fonde influenze tradizionali ed esotiche.
Gli abbiamo chiesto di parlarci del suo lavoro e soprattutto di “82”, un brano molto intenso e ritmato che vede la collaborazione del polistrumentista e cantante Davide Ambrogio e di Francesco Neglia, musicista e compositore, che suona l’oud, uno strumento arabo molto particolare.
Cosa c’è della tua esperienza da producer in questo nuovo singolo?
L’arrangiamento, la produzione, il mix e le registrazioni. Sia l’aspetto tecnico che creativo. Da producer mi piace pensare un brano del genere come se fosse una produzione elettronica, utilizzando strumenti talvolta inusuali o tradizionali come parti di un set elettronico.
In “82” reinterpreti un sonetto della tradizionale musicale del Gargano: questa ricerca è da sempre presente nella tua musica o è un’esplorazione più recente?
Dal 2022 ho creato alcuni brani ispirati dalla tradizione musicale pugliese, in particolare del Gargano. 82 è il “sequel” di 81, un brano del mio precedente EP con queste stesse sonorità. É una cultura e un paesaggio sonoro che conosco onestamente ancora poco, ma mi affascina terribilmente.
Tu hai studiato musica elettronica in Norvegia: cosa è rimasto nella tua esperienza artistica?
Tanto, più che altro nel modo di vedere la musica e scegliere i timbri. Quando vivevo in Norvegia, a Kristiansand, lavoravo li molto sul sound design, mescolando tanti strumenti diversi attraverso l’elettronica in studio e il Live Sampling.
Hai vinto LAZIOSound nella categoria Borderless, secondo te c’è qualcosa che può in qualche modo mettere un confine alla musica?
I confini per quanto riguarda il mio lavoro non esistono. Per me creare musica è ricercare suoni che prima non erano accostati fra di loro, creare nuovi paesaggi sonoro e sperimentare. La contaminazione di generi e culture diverse per me è la chiave per creare dei contenuti nuovi e moderni. Per esempio ho difficoltà ad etichettare la mia musica: potrebbe essere World music e folk come elettronica e neoclassica. Tendenzialmente non mi piace trovare un’etichetta.