MusicaRecensioni e Interviste

Intervista con gli I Shot a Man

Arnold Wolf

Fuori per Bloos Records “Arnold Wolf”, il nuovo singolo degli I Shot a Man.

Dopo il successo di pubblico e critica del primo disco, “Gunbender”, il trio torinese I Shot a Man si è lavato la faccia nel Mississippi ed è tornato in studio per partorire un nuovo album. “Arnold Wolf” è il primo singolo estratto, e suona “come se appoggiassi l’orecchio al cono dell’amplificatore”.

Se gli I Shot a Man dovessero presentarsi attraverso il titolo di una canzone (di altri artisti), quale scegliereste e perché?

“Moanin at midnight” di Howlin ’Wolf. Sulla copertina dell’album omonimo, un lupo ulula alla luna e il disco si apre proprio con il lamento del gigantesco Chester Burnett (aka Howlin ’Wolf). È un brano che abbiamo sempre inseguito senza mai essere veramente soddisfatti della nostra interpretazione. È impossibile suonarlo e cantarlo e restituire la stessa sensazione dell’originale. La soluzione per noi è stata capovolgere la sezione ritmica con un riff di chitarra rubato al delta del Mississippi e una batteria che pare uscita da un breakbeat hip hop.

Perché la scelta di creare un brano (e un relativo video) ambientato nel mondo della boxe?

La figura del pugile e il mondo della boxe ci hanno sempre affascinato, soprattutto nel cinema e nella musica. Nel 2020 inaugurammo una serie di video su Youtube chiamata “Sparring Sessions”, in cui con degli ospiti eseguiamo alcune cover. Abbiamo preso in prestito dal mondo della boxe il termine sparring e cioè quella pratica in cui due pugili simulano un incontro ai fini dell’allenamento. In ogni brano delle Sparring Sessions ci alleniamo con un nuovo sparring partner.

Quando non ha la chitarra in mano, Domenico tira di boxe. Nelle palestre di pugilato si incontrano personaggi al limite del reale, che sembrano usciti da un film degli ‘70. Arnold è un personaggio fittizio, rappresenta quella vecchia guardia, che non molla la presa, piena di stereotipi stantii. Li abbiamo messi uno dietro l’altro un po ’per gioco e ne è venuto fuori un brano. Non eravamo sicuri che il testo del brano sarebbe stato inteso. Insomma, l’esagerazione era inequivocabile, le immagini iperboliche, ma c’era bisogno di un’idea. Per il videoclip del brano c’era bisogno di trovare qualcosa di contrastante.

Abbiamo incontrato Grace, una ragazza di 25 anni, universitaria, che si allena e combatte per una palestra popolare nella sua Torino. Un luogo che fa dell’impegno civile e politico la sua bandiera. Il contrasto tra Grace e Arnold era il corto circuito che cercavamo. Abbiamo realizzato in prima persona il videoclip del brano. All’alba, correvamo lungo il Po insieme a Grace, con la cinepresa in mano. L’abbiamo seguita nei suoi allenamenti, negli sparring alla Palestra Popolare Dante Di Nanni. La scena del live invece è stata realizzata in un locale storico della Torino notturna, il Magazzino sul Po.

Che cosa può ancora offrire il blues delle origini nel 2023?

A nostro avviso il blues continua ad essere la matrice di tutta la musica che c’è in giro. Non passa di moda semplicemente si adatta, come l’acqua di un fiume. Nel mondo la musica sta cambiando molto in fretta, ma il blues rappresenta ancora qualcosa di ancora difficile da definire, che prescinde dalla tecnologia, dalla scrittura, perfino dagli strumenti. È pura performance, è l’essenza dell’esserci, dell’essere presente in un momento. E questo è impossibile da riprodurre.

Parliamo della strumentazione degli I Shot a Man. A che cosa non potreste mai rinunciare a livello di sound?

Uno degli elementi fondamentali del nostro sound è il bottleneck o slide. Questo accessorio per chitarra, letteralmente un collo di bottiglia, ha contribuito a definire il suono stesso della musica blues. Nel corso degli anni si è evoluto, diventando sempre più incline ai virtuosismi. Il bottleneck è diventato un elemento imprescindibile della nostra musica, consentendoci di creare un’ampia gamma di atmosfere all’interno del nostro repertorio blues. Inoltre, siamo pochi e male assortiti, ma siamo dei maniaci della ricerca del nostro suono: la metà del nostro tempo se ne va tra la scelta degli ampli, la ricerca di chitarre vecchie di settant’anni, batterie preparate, pedali ecc

Nel 2022 vi siete esibiti a Memphis. Ci raccontate qualche aneddoto dal vostro periodo in America? In che modo ne siete stati arricchiti?

L’esperienza a Memphis è stata pazzesca. Domenico aveva avuto un problema con il visto per l’ingresso negli Stati Uniti e il giorno prima di salire sull’aereo abbiamo scoperto che saremmo partiti solo in due. Sembrava di veder sfumare l’occasione di una vita, ma se c’è una cosa che abbiamo imparato dagli americani è che c’è sempre qualcuno disposto a darti fiducia, non importa chi sei. A Memphis ci siamo esibiti in duo, improvvisando praticamente tutti i brani. La prima serata eravamo bloccati, pensavamo solo alla sfortuna di aver lasciato indietro un componente della band, all’occasione perduta e a non sbagliare, e la nostra performance ne ha risentito. Siamo scesi dal palco sconsolati e preoccupati per la serata successiva.

Dopo il concerto eravamo sul retro del locale, e un tipo si è avvicinato a noi. Era piuttosto anziano, era il bassista di una band locale che si era esibita prima di noi. Portava dei rasta lunghissimi, fumava ininterrottamente, e aveva un’aria di beatitudine come se ne trovano poche. Era lì per farci i complimenti. Sapeva che non gli avremmo creduto, che ci sentivamo così in basso da non riuscire a risalire, ma lui era lì per farci tutti i suoi complimenti. Era lì per dirci che a lui il concerto era piaciuto, e gli era piaciuto davvero.

Tra le sue parole, tra la semplicità dei suoi modi, c’era molto di più, c’era un invito a rialzarsi, a riprendere gli strumenti e a donarsi a chiunque fosse disposto ad ascoltare. La serata successiva, nello stesso locale, la scaletta era la stessa, gli strumenti erano gli stessi, ma eravamo su un altro pianeta. Il pubblico era con noi, la musica scorreva da sola, e noi eravamo al settimo cielo.

— Onda Musicale

Sponsorizzato
Leggi anche
“Fantàsia” è il nuovo singolo di Stefan Quinto
Fuori il video di “Incubi” il nuovo singolo di Beatrice Lambertini