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“Under the Rubble”: lo straziante canto di Roger Waters per Gaza

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Torna a far sentire la sua voce il “genio creativo” dei Pink Floyd sull’orribile conflitto israelo-palestinese, ma la voce è tremula, come quella del bambino che, sotto le macerie, invoca il papà e la mamma…

Roger Waters torna a far sentire la sua voce sull’orribile conflitto che sta sconvolgendo l’esistenza di milioni di persone in Palestina e Israele. Anzi, che sta mettendo in dubbio l’esistenza in vita di quelle persone.

“Under the Rubble”

“Under the Rubble” è lo straziante canto di un Artista da sempre temerario difensore dei diritti dei più deboli, dei diritti umani universali proclamati nel 1948 e puntualmente schiacciati dalle bombe che nulla risolvono e lasciano morte, odio e macerie.

Quelle macerie dalle quali si leva la tremula voce di Roger Waters in “Under the Rubble” (“Sotto le macerie”, appunto), la nuova brevissima composizione che il 29 dicembre l’Artista ha pubblicato sui suoi canali ufficiali. È poco più di un provino, è priva di arrangiamenti, è una demo, ma la canzone ha una potenza espressiva ed un’intensità artistica smisurate benché racchiuse in soli 100 secondi di poche note al pianoforte e voce. Una voce tremula, imperfetta, emozionata, che già da sola trasmette la tragedia che tratteggia in pochi versi. Una voce quasi piangente che dà ‘voce’ ad un bambino sotto le macerie che, terrorizzato, invoca dapprima il papà e poi la mamma.

I versi di “Under the Rubble”

“Papa, I want to go home now / Papa, please take me home / Mama, please tell me I’m dreaming / And I’ll wake up somewhere and I won’t be alone, mama / It’s dark here / Dad has stopped breathing, mama / Mama…”

Versi che in italiano suonano così:

“Papà, adesso voglio andare a casa / Papà, per favore portami a casa / Mamma, per favore dimmi che è un sogno / E che mi rialzerò da qualche parte e non sarò solo, mamma / Qui è buio / Papà non respira più, mamma / Mamma…”

La voce tremula e piangente di Waters eleva all’inverosimile il pathos di questi pochi versi che arrivano da sotto le macerie. L’accecante fotografia racchiusa in queste liriche ci mostra l’istantanea del terrore tra la vita e la morte: il/la protagonista invoca il papà e la mamma, constata la morte del papà, esala il proprio ultimo respiro come suggerisce quell’invocazione finale – “Mama” – in dissolvenza.

Un accorato benché flebile grido di dolore

I versi, le poche note di pianoforte e l’intensa interpretazione fanno di “Under the Rubble” un accorato benché flebile grido di dolore rispetto al soverchiante male inflitto da The Powers That Be – il potere costituito – citando la stessa poetica Watersiana.

Che la breve composizione si riferisca al massacro in corso nella Striscia di Gaza è reso evidente dalla kefiah in apertura del video poggiata su uno dei computer nella sala d’incisione dove è stato girato e dove è stata registrata l’instant song.

STOP THE GENOCIDE

La crisi israelo-palestinese è deflagrata il 7 ottobre scorso, ovvero il giorno prima dell’inizio, in Brasile, del This Is Not A Drill tour di Roger Waters in Sud America concluso, poi, il 9 dicembre a Quito, in Ecuador. Immediatamente l’Artista inserì nello spettacolo varie citazioni e potenti visuals riferiti al conflitto, culminanti nell’appello STOP THE GENOCIDE. “Under the Rubble” conferma l’impegno umanitario di Roger Waters però reso, stavolta, con poesia e musica, non con proclami e dichiarazioni spesso invisi a tanti suoi fan. Quei fan che Roger, in apertura dello show di This Is Not A Drill, invitava cortesemente ad andare aff….lo al bar…

— Onda Musicale

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