Erik Panini presenta “Mani sporche”, il nuovo singolo per l’artista italo brasiliano che ce lo ha illustrato in questa intervista.
Erick Nicolas Sousa Panini, in arte Erik Panini, nasce a Rio de Janeiro (Brasile) il 12 Marzo 1996 dove vive i suoi primi due anni. Nel 1998 si trasferisce in Italia. Per lui la musica è la più alta espressione dell’arte, oltre che una salvezza. Ha iniziato a scrivere prestissimo, più per bisogno che per passione e l’incontro con la poesia ha dato forza alla convinzione che in questa vita avrebbe voluto scrivere. Ha cambiato tanti insegnanti di canto e di conseguenza generi, tra cui la lirica e il jazz, che restano in egual modo alla base della sua impostazione canora.
Gli esordi
A 14 anni viene a contatto con il mondo dell’hip-hop che diventa la sua più grande passione, sia per lo stile di vita che svolgeva in quegli anni, ma anche e soprattutto per la meraviglia di immergersi nell’arte del Rap. Decide ben presto di unire i diversi mondi ed a 18 anni, per la prima volta, si espone con un suo inedito dal titolo “Ho trovato te” al Festival di Castrocaro dove viene premiato come “Volto nuovo” in diretta su Rai1 (capo giuria Gigi D’Alessio).
Con lo stesso brano, dopo poche settimane, si aggiudica il premio “miglior voce” al Verona Pop Festival. Da quel momento ha collaborato con diversi produttori, studi di registrazione e registi noti e attivi a livello italiano ed ha pubblicato altri quattro nuovi inediti. Dal 2022 inizia la collaborazione con Anteros Produzioni e pubblica “Le mie poesie”. Con la stessa etichetta, con cui collabora ancora attualmente, esce il singolo “Barcellona piange”.
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L’intervista
Ciao Erik, come nasce questo nuovo singolo mani sporche?
«Il singolo mani sporche nasce dalla necessità di dare voce a un lato di me che ho sempre tenuto nascosto un po’ per riservatezza e un po’ perché in questa società parlare di perversione o semplicemente sesso e ancora molto complicato. Quello che però non bisogna fare è di confondere l’oggettivare i corpi e il renderli soggetto, e proprio questo provo a fare con un linguaggio diretto e incisivo senza la necessità di risultare volgare».
Cosa rappresenta per te questa canzone?
«Per me è poesia come tutte le altre mie canzoni, poesia ed espressione perché questo deve fare la musica: esprimere quello che sei dentro e farlo nel modo più poetico e bello possibile. Questo vale anche quando si parla di ciò che altri, nella loro ignoranza, ritengono semplicemente sconcio».
Stai preparando un album?
«È già da molto che lavoro ha un album che racchiuda tutti i brani che ho pubblicato ma soprattutto tutti quelli ancora inediti. Quindi sì, un album è in ballo e penso che saprò parlare di me meglio di quanto io abbia mai fatto, con sempre la speranza che chi ci si rispecchia possa trovarmi un motivo di salvezza o anche solo per sorridere».
Se dovessi scegliere di duettare con qualcuno con chi collaboreresti e perché?
«Il mio più grande idolo sempre stato Tiziano Ferro e la dolcezza ma anche la profondità con cui si esprime sono tra i miei più grandi esempi; ecco perché mi piacerebbe molto potermi confrontare con un maestro della scrittura come lui (per non parlare della sua voce). Nella nuova generazione mi piacciono molto le canzoni della Michielin che trovo particolarmente fresche pur appartenendo a quel cantautorato di cui l’Italia fa bene ad andare fiera e Blanco, col quale sono sicuro non potrebbe che uscire una hit vista la vicinanza di età ma soprattutto di energia».
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