David Bowie, nato a Sud di Londra (Brixton) l’8 gennaio del 1947, ha mutato svariate volte il suo stile musicale quasi al pari delle sue molteplici residenze sparse in giro per il mondo.
“Non posso immaginare di vivere altrove – ha dichiarato Bowie in un’intervista del 2003 – ho vissuto a New York più a lungo di qualunque altro posto. È incredibile. Sono un newyorkese“.
Nonostante la moglie top model ed un bellissimo appartamento, Bowie ha comunque tenuto un basso profilo andando a fare la spesa ed a dare un’occhiata ai libri come tutti gli altri cittadini della Grande Mela. Parafrasando il drammaturgo John Guare, Bowie si era dunque avvolto in “questo manto d’invisibilità“.
Già pochi giorni dopo la morte del Duca Bianco i fan hanno creato un memoriale improvvisato fuori dall’appartamento di SoHo dove Bowie ha vissuto con la moglie Iman fin dal 1999 riscuotendo l’approvazione dell’intera famiglia della rockstar.
Fare una passeggiata
Dal suo appartamento situato al 285 di Lafayette Street, Bowie era solito passeggiare nei quartieri vicino casa, in particolare adorava il Washington Square Park. Bowie l’aveva infatti definito “l’emozionante storia di New York in una piccola passeggiata”.
Il parco dista circa 10 minuti a piedi dall’appartamento di Lafayette Street e, proprio lì, i fan hanno lasciato molti messaggi come un ultimo saluto alla rockstar.
Comprare un libro
Bowie era anche un lettore appassionato e spesso si recava alla libreria The Strand (828 Broadway), “è impossibile trovare il libro che vuoi, ma trovi sempre quel libro che non sapevi di volere“.
Un’altra libreria molto gettonata da lui era la McNally Jackson Books (52 Prince Street) che, dopo la sua morte, scrisse su Twitter “siamo stati più che fortunati a vendere dei libri a David Bowie che, oltre ad essere Bowie, era anche un grande lettore”.
Oltre alle biografie di molti colleghi musicisti, Bowie adorava “Arancia Meccanica“ di Anthony Burgess e “La breve favolosa vita di Oscar Wao“ di Junot Diaz.
Andare ai concerti
Bowie si esibì per la prima volta nella Grande Mela nel 1972 e, sempre nello stesso anno, fece il suo debutto alla Carnegie Hall. Impossibile contare tutte le sue esibizioni, ma ricordiamo la memorabile apparizione al Concerto per New York dopo l’attacco dell’11 settembre ed il tributo a lui, prima della sua morte, da parte di Roots, Perry Farrell e tanti altri.
Oltre ai suoi concerti, in quanto musicista, Bowie adorava vedere gli artisti locali. Una delle sue mete preferite era infatti il Bitter End (147 Bleecker Street) ovvero il rock club più vecchio di tutta New York dove si suonava quasi tutte le sere.
Comprare un disco
Bowie viveva per la musica ed amava fare incetta di vinili rari al Bleecker Bob prima della sua chiusura nel 2013 dopo ben 45 anni di onorata attività, oggi è un negozio di frozen yogurt. Un altro negozio molto gettonato era il Generation Records (210 Thompson Street).
Recitare
Un’altra delle grandi passioni di Bowie era il teatro dato che aveva lavorato con Lindsay Kemp al London Dance Center. Nel 1980 ricevette critiche molto positive per la sua performance in “The Elephant Man“ al Booth Theater.
Ricordiamo che oltre al teatro Bowie è apparso anche in svariati film tra i quali va ricordato il suo ruolo da protagonista in “L’uomo che cadde sulla terra” (1976) che ha segnato l’esordio della rockstar nel mondo del cinema.
Andare alle mostre d’arte
Bowie era anche un amante delle arti, un collezionista ed un pittore. Tra i suoi artisti preferiti si annoverano Picasso, Rubens e Tintoretto visibili ancora oggi presso il famoso Metropolitan Museum of Art (1000 Fifth Avenue).
Rimanere a casa
Curiosamente, Bowie in fin dei conti era una persona molto casalinga. Come ha dichiarato la moglie Iman al Guardian nel 2014 “David è addirittura più casalingo di me. Almeno vado alle feste una volta ogni tanto. Però credo anche che non ci sia nulla che lui non abbia già visto“.
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