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Taylor Swift: in una classifica dei migliori chitarristi risulta all’ottavo posto

Taylor Swift

Taylor Swift (classe 1989) è una cantante pop fra le più famose del pianeta ma è anche una musicista e chitarrista.

Recentemente il sito guitarguitar.co.uk (grosso rivenditore di strumenti) ha stilato una classifica dei “chitarristi che hanno lasciato un segno indelebile nell’industria musicale” negli ultimi 20 anni. Classifiche come queste sono assemblate principalmente per far litigare le persone, ma questa in particolare aveva una caratteristica che in molti hanno trovato addirittura offensiva e scandalosa: Taylor Swift occupa l’ottavo posto.

Ecco la classifica:

  • John Frusciante (Red Hot Chili Peppers)
  • Alex Turner (Arctic Monkeys)
  • John Mayer
  • Sam Fender
  • Jonny Greenwood (Radiohead)
  • Chris Shiflett (Foo Fighters)
  • Ed O’Brien (Radiohead)
  • Taylor Swift
  • Tom DeLonge (Blink-182)
  • Simon Neil (Biffy Clyro)
  • Jim Root (Slipknot)
  • Keith Urban
  • John 5 (Mötley Crüe)
  • Brad Paisley
  • Troy Van Leeuwen (Queens Of The Stone Age)
  • Albert Hammond Jr. (The Strokes)
  • H.E.R.
  • Adam Hann (The 1975)
  • Ed Sheeran
  • Julien Baker

Questo genere di liste ha sempre un’impronta soggettiva, particolare e modellata su chissà quali dinamiche

Per esempio: che significa “lasciare un segno indelebile nell’industria musicale”? Perché non c’è Jack White? Perché c’è Chris Shiflett dei Foo Fighters e non Dave Grohl? Perché c’è Troy Van Leeuwen dei Queens Of The Stone Age e non Josh Homme? Perché c’è Ed O’Brien dei Radiohead lassù (ti amo Ed, ma che ci fai là)? Come mai c’è Alex Turner lassù e Albert Hammond Jr. laggiù? Perché c’è Sam Fender lassù e H.E.R. laggiù? Parliamo di tecnica, di stile, di innovazione o di presenza scenica e iconica?

Tante cose non sono chiare e forse non lo saranno mai, magari è costruita per somma di voti raccolti tra gli impiegati dell’azienda e quindi è venuta così, un po’ storta. Un’idea potrebbe essere quella di fare una ricerca e scoprire le forze che animano questo elenco, ma la verità è che non mi interessa perché io voglio parlare di Taylor Swift.

Taylor Swift, la chitarrista

Troppo spesso si perde di vista il fatto che lei sia effettivamente una musicista. In teoria, numeri alla mano, Taylor Swift è la chitarrista più famosa di sempre. Non di oggi, di sempre. Il motivo dell’indignazione è forse legato al fatto che sia una donna? Probabile. Forse è legato al fatto che non faccia musica “rock” e non ci sia una spiccata “chitarrosità” nei suoi pezzi? Può darsi. Secondo voi Tom DeLonge dei Blink 182 è più bravo a suonare di Taylor Swift? Secondo me no, nel senso che entrambi fanno quello che gli serve per portare avanti la loro musica. Ammetto che i Blink però sono più chitarrosi, i loro riff sono iconici, mentre in Swift esce di più la melodia generale, l’arrangiamento e la voce. Certamente i Blink esprimono la trama di soli 3 strumenti definiti, mentre Taylor Swift è un pacchetto musicale multiforme in quanto creatura ultra pop. E invece Ed Sheeran che sta laggiù? Che ha fatto di male? L’impatto sull’industria lo ha avuto eccome, più di John 5 per dire (che ora suona nei boomer Mötley Crüe, ma noi ce lo ricordiamo di più per Marilyn Manson).

taylor swift

Andiamo nel tecnico

Taylor Swift certamente non è una chitarrista virtuosa, non mi pare di averla mai vista lanciarsi in un assolo, o in figure troppo complesse. La sua dote sta sicuramente negli approcci ritmici e arpeggiati, creando una progressione di accordi semplice e orecchiabili. A quanto ne sappiamo il suo maestro di chitarra è stato Ronnie Cremer. Quando si sono conosciuti era un trentaseienne con un negozio di computer a Leesport in Pennsylvania, uno che oggi non assoceresti mai all’aura immacolata di Taylor, un programmatore, un geek, ma forse l’unico con quel tipo di conoscenza e con un mini studio di registrazione nel retrobottega. Taylor, dodicenne, e la famiglia, gli chiesero di poter registrare un demo e di dargli lezioni. Nei loro sogni lei sarebbe dovuta diventare una star del country. Ronnie acconsentì, ma disse che conosceva solo il “rock”, niente musica western. Non sapeva che stava influenzando profondamente una futura miliardaria e fenomeno irripetibile della musica pop. Oggi infatti il povero Ronnie ha chiesto un po’ di riconoscimento per il suo lavoro, ma le strade dei due sembrano separate da troppo tempo.

Taylor Swift con la chitarra elettrica emana una notevole energia

L’esempio perfetto è l’intro di We Are Never Ever Getting Back Together durante il 1989 World Tour (video qui sopra). La cantante usa una fichissima Fender Johnny Marr Signature Jaguar color panna e durante i primi arpeggi distorti sembra citare un sound alla Neil Young (ma solo nella primissima parte, non vi arrabbiate).

E il banjo? Taylor Swift suona il banjo, rafforzando molto la sua identità country, anche se da diversi anni ha voluto liberarsi definitivamente di questa specifica coperta di genere. Nel video di Mean, Live in New York City (video qui sopra), si può apprezzare chiaramente il suo groove a questo strumento, cristallino, ritmico, melodico, non troppo protagonista ma essenziale per il brano.

Ma quindi cosa possiamo dire alla fine sulle skills di Taylor alla chitarra?

Merita un ottavo posto accanto a John Mayer, John Frusciante e Jonny Greenwood, tre discreti mostri sacri della disciplina? Se parliamo di tecnica pura e di innovazione allo strumento magari non dovrebbe stare così in alto, ma bisognerebbe declassare anche Tom DeLonge e altri, e magari inserire una fenomena non citata come Kaki King. Se parliamo di “segno nell’industria musicale” e iconicità allora forse l’ottavo posto è basso e Alex Turner deve cedergli il passo.

Ma quanto le interessa, veramente?

La sensazione ovviamente è che a Taylor Swift non freghi molto di primeggiare in questo tipo di classifica, è molto più orgogliosa delle sue doti compositive, che gli strumenti sostengono in secondo piano. Spero che un giorno, per fare uno scherzo, la invitino al G3, il tour dei chitarristi più tecnici e famosi al mondo, inaugurato da Joe Satriani, arricchito da gente come Steve Vai, John Petrucci, Yngwie Malmsteen, super mega mostri virtuosi dello strumento. Vorrei vederla entrare con la sua Gibson J-180 acustica, quella baby blue con le stelline sui tasti, quella rosa o quella glitterata di diamanti, e vedere tutti impazzire e piangere.

(articolo scritto da Valerio Coletta – link)

— Onda Musicale

Tags: Dave Grohl, Steve Vai, Yngwie Malmsteen, John Petrucci, Tom Delonge
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