Gli Who sono una storica rock band britannica nata a Londra nel 1964. Nella loro carriera si stima che abbiano venduto oltre 100 milioni di dischi in tutto il mondo.
Reduci da due memorabili concerti in Italia che si sono svolti il 17 settembre a Bologna e il 19 settembre a Milano, lo scorso anno, Pete Townshend e Roger Daltrey sono stati acclamati dal pubblico cha ha assistito ai loro concerti, così come era avvenuto alla loro esibizione al Desert Trip lo scorso anno in California, dove hanno suonato anche Roger Waters, Bob Dylan, Neil Young, Rolling Stones e Paul McCartney. (leggi l’articolo)
Portabandiera del movimento Mod nell’Inghilterra degli anni 60, gli Who hanno innalzato il rock da mero intrattenimento a forma d’arte con due album memorabili: Tommy (1969) e Quadrophenia (1973).
L’alchimia perfetta tra l’esuberanza vocale del frontman Roger Daltrey, 73 anni, le rivoluzionarie intuizioni compositive del chitarrista e autore della maggior parte dei testi Pete Townshend, 72 anni, l’irruenza percussiva di Keith Moon(scomparso nel 1978) e il virtuosismo del bassista John Entwistle (scomparso nel 2002) hanno permesso agli Who di essere l’unica rock band ad aver partecipato a tutti i grandi raduni rock degli ultimi cinquant’anni, tra cui Woodstock e Desert Trip.
La loro storia li ha consegnati ai posteri, come livello di importanza, al pari di Beatles, Rolling Stones, Pink Floyd e Genesis. Già questo accostamento sarebbe sufficiente ad inquadrarli nell’olimpo della musica di tutti i tempi. Nonostante la morte di Keith Moon, avvenuta nel 1978, e di John Entwistle, avvenuta nel 2002, gli Who hanno continuato a portare avanti la loro musica rock piena di potenza e trasgressione, fatta anche di scioglimenti e reunion. La band ha pubblicato il suo ultimo disco Endless Wire nel 2006.
L’indiscussa influenza che hanno esercitato sulle generazioni di musicisti che li hanno seguiti è resa immortale da alcune loro canzoni che hanno, appunto, ispirato moltissime band.
Ecco le 10 canzoni più importanti (a nostro giudizio) della storia degli Who, iniziata nel 1964 e ancora in essere.
My generation
Il brano è contenuto nel primo e omonimo disco della band inglese (1965). Vero e proprio inno generazionale e del movimento Mod, contenente la frase “Spero di morire prima di diventare vecchio“, una delle più celebri e citate del rock. Scrittta da Pete Townshend durante un viaggio in treno ed ispirata dalla Regina Madre che aveva fatto rimuovere un carro funebre da una strada perchè disturbava le sue passeggiate.
Won’t Get Fooled Again
La canzone, una delle più celebri della band, è contenuta nel disco “Who’s Next” del 1971 ed è stata scritta da Pete Townshend. Al suo interno, precisamente al minuto 7.45, c’è il famosissimo urlo di Roger Daltreyche è passato davvero alla storia come uno dei momenti più rock di ogni tempo. (leggi l’articolo)
Who Are You
Si tratta dell’ultimo grande singolo degli Who, scritto nel 1978 ed estratto dall’omonimo album. La canzone è stata scritta da Pete Townshend poco prima della morte del batterista Keith Moon. In Who are You il chitarrista tentò di coniugare due stili musicali che in quel periodo ero in contrasto fra loro: il progressive e il punk. “Who are You” è stato scelto come tema della serie televisiva “CSI – Crime Scene Investigation” e compare anche nel videogioco “Rock Band“.
I Can’t Explain
Primo singolo composto da Pete Townshend e pubblicato nel 1964. Si tratta di una canzone in stile beat ed è composta solo da tre accordi di chitarra e dura solo 2 minuti e 4 secondi. “I can’t explain” viene eseguito ancora oggi come introduzione di ogni concerto della band.
Behind Blue Eyes
Scritta anch’essa da Townshend, è contenuta nel fortunato disco “Who’s Next” del 1971. Si tratta di una delle più celebri degli Who ed inizia con un arpeggio di chitarra e voce di Daltrey, ai quali si aggiungono, via via, gli altri strumenti. Il risultato è un crescendo che stupisce per la sua essenzialità e genialità.
Baba O’Riley
E’ la traccia di apertura do “Who’s Next” (1971). Le inconfondibili note dell’organo elettrico introducono questo autentico capolavoro, che fonde due distinti brani, la composizione elettronica Baba O’Riley e il rock di Teenage Wastland, originalmente composto da Townshend per la rock opera Lifehouse che tuttavia non venne mai pubblicata. Il testo e la musica sono ispirati alla figura di Meher Baba e parla di un ragazzo che ha dovuto lavorare e lottare per vivere ma che alla fine raggiunge la felicità insieme alla sua ragazza (Sally). Molto interessanti, sul finale del brano, sono i tratti folk e per certi versi celtici degli strumenti.
Bargain
Inserita nel disco del 1971 “Who’s Next” è stata scritta da Towshend ed è un classico della produzione degli Who. E’ un mix di Rock e Folk e accorpa molti strumenti in un crescendo finale piuttosto coinvolgente.
I’m One
Traccia inserita nel disco del 1973 “Quadrophenia” e scritta, guarda caso, da Pete Townshend. E’ una delle canzoni preferite dai discepoli di Townshend, tra cui Eddie Vedder dei Pearl Jam, “I’m One” passa dalla malinconica rassegnazione di Jimmy, che si sente un perdente, fino alla presa di coscienza di essere unico e di poterlo dimostrare a tutti. Difficile stabilire se è meglio il testo o la musica di questo brano. A nostro giudizio è assolutamente perfetto.
My Wife
Scritta dal bassista John Entwistle è contenuta in “Who’s Next” come quarta traccia. La canzone parla di un uomo che esce di casa e si ubriaca ma che ha paura di incontrare una donna e che sua moglie possa scoprirlo. La canzone è senza assolo di chitarra e la cosa appare piuttosto normale visto che è stata scritta da un bassista. Tuttavia, presenta un assolo finale di corno eseguito da Entwistle.
The Song is Over
Il brano, scritto da Townshend, era destinato ad essere inserito nella suite Lifehouse. Tuttavia, inspiegabilmente, quel progetto non vide mai la luce ed i brani ad esso destinati furono inseriti da Pete nei dischi successivi. Ed è quello che è successo con il fortunatissimo disco “Who’s Next” (1971) dove la band riesce a fare addirittura meglio del precedente “Tommy“. Si tratta di una magnifica ballata (o quasi) che evidenzia il cristallino talento vocale di Roger Daltrey.