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Intervista al cantautore Daniele D’Elia, fuori con “Uno dei tanti”

Uno dei tanti

“Uno dei tanti”: dodici tracce pop cantautorali raccontano esperienze e storie che fanno riflettere, immerse in un sound delicato e avvolgente. 

 Fuori il 25 agosto “Uno dei tanti”, il nuovo disco di Daniele D’Elia. La data di uscita non è casuale: è un regalo che il cantautore fa a sé stesso e al mondo, condividendo una parte intima del suo percorso artistico. L’opera esplora temi universali come la speranza, la lotta e l’amore attraverso una lente personale e poetica. 

Ciao Daniele, “Uno dei tanti” è il tuo nuovo disco. Vuoi raccontarci un po’ come è nato? 

A me capita di sognare musica, non sempre al risveglio me la ricordo. Ero in Sardegna quando ho sognato la melodia del ritornello di Uno dei tanti e nel riaprire gli occhi era ancora lì che riecheggiava. Ho scritto il testo di getto, registrato un provino, steso un primo arrangiamento che poi ho inviato a Massimo Satta, il mio produttore. È stata la scintilla per questo nuovo disco. Mi era capitato qualcosa di simile con Da sogno a realtà, il singolo del mio primo disco. Sì dice che la notte porta consigli, a me porta canzoni che a loro volta portano dischi. 

Il disco si compone di dodici tracce pop cantautorali, che raccontano esperienze e storie toccanti. C’è una canzone in particolare a cui sei più legato? Quale e perché? 

È un po’ come chiedere ad un padre quae sia il/la figlio/figlia preferito/a…sono legato a tutte, però, se non lo dite alle altre, oggi dico Barche alla deriva ma domani forse ne direi un’altra. 

La title track “Uno dei tanti” racconta le avventure di un migrante alla ricerca di un futuro migliore. Cosa ti ha ispirato a scrivere questa canzone e come è nato il duetto con Carla Cocco? 

Credo di essere stato influenzato da “Io capitano” di Garrone, anche se il mio racconto in musica ha un finale drammatico. Per il ritornello volevo un coro con le voci dei migranti registrate in giro per la città ma sarebbe stato tecnicamente difficile, anche per la tempistica che ci eravamo dati; Massimo ha avuto l’intuizione di coinvolgere Carla e Africa Sarda; a loro poi si sono aggiunti i ragazzi dell’Associazione Frequenza, realtà ticinese che opera nel sociale. Così in questa canzoni sono confluite voci di persone con storie molto diverse tra loro ma per certi aspetti comuni. 

Nella canzone “Riccardo Cassin” rendi omaggio a uno dei pionieri dell’alpinismo italiano. Cosa ti ha spinto a scrivere un brano dedicato a lui, e come pensi che la sua figura possa ispirare chi ascolta la tua musica? 

Oltre che del mare, dove sono cresciuto, sin da bambino sono stato innamorato delle montagne. Ho avuto la fortuna di poterle frequentare, sia d’inverno, sci ai piedi, che d’estate percorrendo lunghi, faticosi e incantevoli cammini. Sono iscritto alla sezione CAI di Lecco, intitolata proprio a Riccardo Cassin. Quest’anno hanno compiuto centocinquantanni e ho voluto regalargli questa canzone. Nelle mie canzoni parlo spesso di resilienza, Riccardo Cassin ne è stato un esempio vivente. 

“Another Way to Live” è un appello alla pace e all’unità tra popoli in conflitto. Quanto pensi sia importante per un artista oggi utilizzare la propria musica per sensibilizzare su temi sociali e politici? 

Penso che la musica sia un mezzo potente, im grado di veicolare anche contenuti importanti: “una goccia dopo l’altra può formare un mare…”. Ognuno di noi può contribuire alla costruzione di un mondo migliore, non è retorica, credo sia l’unica via d’uscita da certi circoli viziosi. 

Il progetto Mountain Tours, in cui porti la tua musica nei rifugi di alta montagna, sembra essere un’iniziativa unica e affascinante. Come è nata l’idea e cosa significa per te esibirti in luoghi così particolari? 

Il progetto è figlio della mia passione per la musica e per la natura. In un rifugio si cerca riparo dalle intemperie e dal caos. È un luogo ideale dove condividere più che esibire, entrare in una relazione più intima con gli altri e con se stessi. 

Guardando al futuro, quali sono i tuoi prossimi obiettivi artistici dopo l’uscita di “Uno dei tanti”? Hai già in mente nuovi progetti o collaborazioni? 

Ho subito un infortunio ad inizio estate che mi ha impedito di portare avanti il mio Tour. Mi è mancato tanto e non vedo l’ora di ricominciare. Vado in cerca anche di rifugi di città dove portare la mia musica. Uno dei tanti è appena nato, ha bisogno di essere preso per mano e me lo voglio godere ma nel mentre continuo a scrivere e nuove collaborazioni arriveranno. 

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— Onda Musicale

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