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Intervista a Daniela Mastrandrea sul nuovo album “Murakami”

Murakami

Daniela Mastrandrea racconta al nostro giornale il nuovo album “Murakami” con Michele Paternoster.

Andiamo dritti al punto. Perché questo disco si chiama Murakami? Da dove nasce il nome?  

Prima di tutto grazie per questo spazio e un saluto a chi ci legge. Sono tante le sensazioni, gli stati d’animo che potremmo esprimere attraverso le parole, ma tanti altri quelli che restano inespressi non sapendo dar loro voce. È come se Murakami, noto scrittore giapponese, le inglobasse implicitamente nella sua scrittura: lo straordinario nell’ordinario, la terra di mezzo fra il mondo in cui viviamo e altre dimensioni, il mistero racchiuso negli eventi, le domande che non sempre trovano risposta, la trasformazione che ciò che viviamo ha su di noi, la bellezza di stare da soli senza sentirsi tali, la musica indispensabile anche solo per dormire o pensare.

Inoltre, intitolare l’album con il suo nome mi sembrava un giusto omaggio non solo a lui, bensì anche al record di ascolti che i miei brani hanno in Giappone, che dalle statistiche Spotify risulta essere primo con 7.000 ascoltatori mensili… l’Italia quarta con appena 425! 

Qual è il messaggio che vuoi trasmettere con questo disco?  

La molteplicità dei punti di vista attraverso i quali la vita può essere osservata. Ogni cosa è al contempo permeata dal visibile e dall’invisibile. A me la vita piace percepirla, più che viverla. Sono due dimensioni completamente diverse. Credo sia proprio questo il motivo per cui amo Murakami

Parliamo un secondo del duo Mastrandrea-Paternoster. Come vi siete conosciuti?  

Io e Michele ci conosciamo da così tanti anni che ho dovuto chiedere a lui di rinfrescarmi la memoria prima di rispondere a questa domanda. Appena ha iniziato a farlo, tutti i ricordi hanno iniziato ad affiorare alla mia mente e sono tornati a essere anche miei. Per farla breve, abbiamo accompagnato un saggio di Natale in cui sono successe un sacco di cose assurde. Fra tutte quelle che Michele mi ha raccontato, però, non c’è l’episodio dell’aranciata versata sui tasti del pianoforte… chissà se quando leggerà quest’intervista se ne ricorderà! 

Come avete deciso di collaborare insieme a questo lavoro?  

La cosa è partita sostanzialmente da me. Ho diversi progetti in cantiere ed era da tempo che desideravo scrivere/registrare un album per pianoforte e contrabbasso: amo moltissimo questa sonorità e la fusione dei due strumenti. Michele si è trasferito a Bergamo dalla Puglia, lasciando indietro, per forza di cose, progetti e contatti. Ho preso pertanto la palla al balzo e, mossa dalla voglia e dall’entusiasmo di motivarlo, ho tirato fuori dal cassetto i brani di Duo. L’album è andato così bene (al momento dell’intervista, 113.320 ascolti su Spotify) che abbiamo deciso di replicare. Inoltre, da compositrice ho sempre bisogno di esecutori per la mia musica e credo che non ci sia migliore esecutore di un amico.  

Nel disco Murakami non avete usato un nome d’arte, ma avete mantenuto i vostri nomi, le vostre identità. Posso chiedervi come mai questa scelta?  

C’è sicuramente una premessa da fare. Questo duo avrebbe tranquillamente potuto chiamarsi Daniela Mastrandrea Duo, dal momento che la musica è interamente scritta e che nasce proprio per valorizzare il mio lavoro di compositrice, più che di pianista. Tuttavia, l’amicizia, la stima e l’affetto che mi legano a Michele mi hanno portata a fare in modo che entrambi avessimo un ruolo in prima linea in questo progetto discografico. Da sempre desidero anteporre la musica alla mia persona, perché attribuisco a lei e non a me la capacità di arrivare al cuore di chi l’ascolta. Non ci siamo posti neanche la questione di un nome perché il nostro centro è solo ed esclusivamente la musica. Desideriamo arrivare in maniera genuina e che la musica arrivi all’orecchio dell’ascoltatore vestita della stessa genuinità con la quale la realizziamo. Uno pseudonimo sarebbe una maschera che non sentiamo l’esigenza di indossare.  

“Murakami” è il secondo disco che fate insieme oltre a “Duo” che se non sbaglio è uscito nel 2023. Al di là delle differenze musicali, cosa è cambiato dal primo disco e da questo in voi? Umanamente?  

Si, Duo è uscito esattamente un anno fa. Infatti, uno dei motivi per cui Murakami è nato è proprio festeggiarne il compleanno. Sicuramente ogni esperienza in studio è formativa: ci sono cose che mantieni e nuove cose che sperimenti, cose che indubbiamente ti formano come singolo e come coppia artistica. Io e Michele ci siamo avvicinati ancora di più e la voglia di suonare insieme per il piacere di farlo è cresciuta a dismisura, tanto da decidere di pubblicare almeno un album all’anno. 

Voi avete anche un rapporto di amicizia. Quali sono i pregi e i difetti che pensate l’altro abbia?  

Non credo esistano pregi o difetti, bensì caratteristiche. L’importante è compensarsi, solo così ci si può spalleggiare e aiutare a vicenda nei momenti di difficoltà. Io e Michele abbiamo una grande stima l’uno dell’altra, umanamente e professionalmente, e credo sia proprio questo il nostro punto di forza. Sicuramente, uno dei suoi pregi è la memoria.

Daniela, come organizzi di solito il lavoro di stesura del disco? Come gestisci le scelte organizzative? Dal titolo, alla copertina, alla pianificazione delle uscite?  

Diciamo che vado a ruota libera e che non organizzo nulla nella fase creativa. Solo dopo, quando ho diverso materiale in cantiere, procedo con l’organizzazione, la programmazione, la produzione e la promozione. Può succedere che le varie fasi si accavallino per progetti diversi ma, a monte, non mi impongo né vincoli né catene. Ho la fortuna di aver scritto tanto durante la fase adolescenziale, e questo mi permette di lavorare alle mie uscite con più serenità. Attingo dal passato e integro col presente.

Per rispondere alla domanda, il titolo nasce contestualmente al brano, in relazione a quello che vuole comunicare. Per quanto riguarda il resto, invece, solitamente stilo una programmazione su larga scala, una sorta di previsione di quello che potrebbe accadere nei prossimi cinque/sei mesi. Decido cosa voglio far uscire e creo subito la copertina. Una volta fatta, è come se avessi già il disco in mano. Subito dopo, le idee per il blog, per il comunicato stampa e per la comunicazione social. 

Questo disco lo hai scritto durante la pandemia. Come è cambiata la vostra/tua musica da quel periodo ad oggi? 

Pochi sanno e si ricorderanno che questi brani sono già stati pubblicati nel 2021 sotto un’altra veste. Durante la pandemia ho avviato un progetto di musica elettronica sotto pseudonimo. Tuttavia, ogni progetto richiede energie, per cui lo abbandonai con la promessa di dare nuova voce a quei brani che mi piacevano molto. La musica non cambia, siamo noi che cambiano in relazione a essa. La musica è nell’aria, è fuoco sotto la cenere e la sua entità resta immutata. Cambia il nostro livello di coscienza, il nostro modo di percepirla, ma non lei. Lei è l’Assoluto. 

C’è già l’idea di un tour per presentare il disco del duo Mastrandrea-Paternoster?  

Le cose spesso non vengono viste per ciò che sono, bensì per come appaiono. Due musicisti che suonano sono presumibilmente due musicisti che vogliono fare concerti, ma possono anche essere due esecutori che portano discograficamente a galla il lavoro di un compositore, proprio come in questo caso. C’è anche da dire che col tempo la nostra voce interiore si fa sempre più nitida e chiara – per chi si allena ad ascoltarla, certo. Fino al 2019 ho avuto un’intensa attività concertistica, sia da solista che in formazioni corali e cameristiche. Dal 2020, per scelta, non faccio più concerti, perché ho iniziato a percepire che il tempo a nostra disposizione non è infinito.

Ciascuno di noi ha uno scopo in questo mondo; non tutti lo mettiamo a fuoco, ma tutti ne abbiamo uno, e il mio è scrivere. Così ho intensificato le uscite, dapprima pubblicando a mesi alterni, poi tutti i mesi. Per far questo e per occuparsi di tutto a 360º ci vuole tempo, esattamente come per procacciarsi concerti. Per ogni cosa ci vuole tempo. Mi sono guardata dentro e mi sono voluta assumere la responsabilità e il coraggio di ascoltarmi. Oggi il mio focus e la mia direzione non sono più i concerti ma la produzione e la divulgazione della mia discografia. 

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