Recensioni e Interviste

Timothy Cavicchini: un rocker dalle radici … stabili (Intervista)

Il rocker veronese Timothy Cavicchini

Dal 27 settembre è disponibile in radio e sulle piattaforme digitali il nuovo singolo di Timothy Cavicchini, dal titolo “Stabile”. Lo abbiamo intervistato per Onda Musicale.

Timothy Cavicchini è un rocker veronese, ma di origini mantovane. È davvero il caso di dire che vive per la musica e di musica a 360°. ”Scoperto” da Piero Pelù, dopo aver tanto lavorato in tour e interpretato brani scritti da altri, esce con un brano inedito scritto da lui stesso: “Stabile”. Un brano autobiografico in cui si sottolinea la necessità di creare fondamenta solidesenza perdere di vista ciò che davvero conta: la famiglia, il lavoro, le amicizie. Ma anche la forza di mantenere viva la frivolezza che alleggerisce il nostro passaggio.

Onda Musicale ha colto l’occasione di intervistare Timothy Cavicchini, un musicista cha ha talento, apertura verso il mondo, visione e dalla grande presenza scenica …

Timothy, è appena uscito il tuo nuovo singolo “Stabile”, un brano difficile da cantare in un mondo che stabile non è?

«Che bello essere qui grazie! Confesso! Non ho mai badato alle difficoltà di un brano, cioè se ci si crede tutti ed il brano gira, mi piace trovare insieme la giusta chiave di lettura, ma soprattutto, parlando di “Stabile”, ho pensato per una volta alla mia di stabilità e non troppo a quella fuori.»

Instabile è anche il mondo della discografia che è cambiata moltissimo in pochi decenni. Quanto ami la musica?

«In quanti siamo rimasti a continuare e continuare a riprovarci? Andiamo oltre i generi, i gusti, andiamo oltre a tutto, a me fare musica fa stare bene, sono fortunato, lavoro tanto, vivere di musica come me oggi per un ventenne sarebbe impossibile! La radice da cui sono cresciuto io, non c’è più!»

In tutta sincerità, cosa pensi dei talent show: sei stato protagonista di due talent, quanto hanno tolto e quando hanno dato al mondo della musica e a te personalmente?

«Non darei tutte le colpe ai talent, piuttosto alle etichette che inevitabilmente li appoggiano. Voglio dire, i talent scoprono talenti? Direi di sì! É cambiato il modo di pensare la musica. Vent’anni fa eri un fenomeno se riuscivi a distinguerti dalla massa, oggi sei fuori se non ci riesci!»

Rimaniamo sul tema dei cambiamenti e della stabilità: il genere che hai scelto di intraprendere – il rock e il pop/rock – non ammettono “contraffazioni” sono ancora per molti aspetti “genuini”. Quanto la tecnologia oggi può diventare invadente (leggi AI, autotune) e quanto può aiutare un musicista?

«Io ho ricevuto la chiamata dal grande Cobain, la ricordo ancora: “e lui chi é?” Kurt era strano forte vero? Eppure era autentico! Ma che importa cosa utilizza chi, per essere sé stesso!? Ecco io forse fatico ad accorgermi di canzoni che mi appassionano e mi portano a conoscere l’interprete o l’autore, ma sicuramente fatico io».

Sei un cosiddetto “animale da palcoscenico”, oltre 200 live l’anno. Il contatto con il pubblico è entusiasmante, ma quando trovi il tempo per comporre?

«Bella domanda! É solo negli ultimi anni che scrivere mi regala felicità! Non ho mai pensato di potermi sostituire agli autori che mi hanno fatto cantare negli anni. Eppure oggi eccoci qui, in un panorama musicale di massima anarchia, divento improvvisamente autore dei miei brani e la cosa incredibile è che ci credo e sembra piacere».

Quali sono le tue fonti di ispirazione e i tuoi punti di riferimento?

«In “Stabile” si sentono molte delle mie colonne portanti: Litfiba, Timoria, Soundgarden, Cornell che porterò sempre con me, non perdiamo chi ci ha resi fieri della musica italiana ed internazionale. Piangiamo i nostri defunti della musica, ma sento poche persone ispirarsi. Bennington è scomparso, tutti a piangerlo, nessuno ad ispirarsi. La morte di Cornell mi ha toccato l’esistenza, sarà sempre nei miei suoni».

Torniamo al singolo “Stabile”. Il video clip vede la partecipazione dei tuoi figli che giocano a basket (a proposito, nulla di più instabile di una palla da basket in bilico sull’orlo del cestello del canestro), ci sono immagini di momenti privati, i concerti, c’è molto della tua vita, come anche nel brano stesso: che futuro immagini e desideri per i tuoi figli?

«Ecco l’ansia (😂) Posso dirti che non ci penso troppo altrimenti non vado avanti? I miei bambini devono sorridere ogni giorno! Per quei due sorrisi, tutto il resto mi scivola addosso, anche il mio mestiere diventa inutile se loro non sorridono. Mi piaceva l’idea che tra 20 anni, possano guardare un video in cui il papà canta e loro giocavano al loro sport preferito».

Spostiamoci sulla produzione. “Stabile” è il singolo al quale faranno seguito altri brani e magari un album? O un EP? Quanta libertà dà l’autoproduzione?

«Molta ma nessuna, c’è sempre la paura di sbagliare e se sbaglio, sbaglio io, insieme a Davide Tagliapietra. Per la prima volta, forse, ho davvero assaporato tutta la parte dedicata alla produzione, abbiamo scelto i suoni, ho suonato il synth. Sì ci sono altri brani, “Stabile” è il più rock, ma c’è molto altro da sentire

Inutile dire, ma è sempre meglio ribadire, che ci sarà un tour a seguire?

«Non ho mai smesso di stare in tour dal 2011, anche durante il covid abbiamo suonato, party nascosti, feste private, al limite della legalità ovviamente, siamo rockettari!»

Un’ultima domanda sul singolo. Hai dichiarato: «Trovo incredibile come l’unico vero cerotto alle ferite della vita sia l’amore per i propri figli» e ti piace sottolineare il valore della stabilità data dal lavoro, dalla famiglia e dalle amicizie. Ma il brano cita anche un amore sensuale, un amore fatto di contatto e di presenza fisica (“prendimi, dai toccami con le mani sognami …”), l’amore è qui e ora o può essere per sempre? 

«L’amore è in continua evoluzione, per esistere l’amore per i figli, deve esistere l’amore nella famiglia, per questo sono disposto a tutto, sono disposto a sbagliare, a contraddirmi, ad ammetterlo, sono disposto a chiedere scusa mille volte. Trovare il proprio concetto di stabilità significa mettersi in gioco ogni volta

Grazie per la disponibilità!

Grazie infinite a voi!

— Onda Musicale

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