La Rough Trade Records è una delle etichette discografiche indipendenti più iconiche della storia musicale, con una traiettoria che ha attraversato decenni segnando profondamente la cultura alternativa e indie.
Fondata a Londra nel 1978 da Geoff Travis, l’etichetta Rough Trade Records nasce come naturale estensione del negozio di dischi aperto da Travis nel 1976 a Kensington Park Road. Fin dai suoi esordi, la Rough Trade Records si distingue per il suo approccio non convenzionale, collaborativo e per il sostegno a band emergenti e sperimentali.
1978-1980: I primi passi nel punk e nel post-punk
L’etichetta iniziò la sua attività negli anni in cui il punk britannico era in piena fioritura. Il primo disco pubblicato fu il singolo “Paris Maquis” dei Metal Urbain, seguito da uscite di artisti che abbracciavano il nascente suono post-punk:
- Cabaret Voltaire: pionieri dell’elettronica sperimentale e industrial.
- The Fall: una delle band più influenti e prolifiche del post-punk.
Il debutto della Rough Trade Records nel mondo della musica fu segnato dal suo spirito DIY (do-it-yourself) e dal rifiuto delle strutture tradizionali dell’industria musicale.
1980-1987: il successo degli Smiths e la crescita dell’etichetta
Gli anni ’80 furono il periodo di maggior espansione e visibilità per la Rough Trade Records, principalmente grazie alla collaborazione con The Smiths, che firmarono con l’etichetta nel 1983.
- “The Queen Is Dead” (1986)
- “Meat Is Murder” (1985)
Accanto agli Smiths, la Rough Trade collaborò con artisti come:
- Scritti Politti, che univano pop e sperimentazione.
- Young Marble Giants, con il loro minimalismo essenziale.
1990-2000: la crisi finanziaria e il rilancio
Alla fine degli anni ’80 e l’inizio dei ’90 l’espansione eccessiva dell’etichetta portò a difficoltà finanziarie. L’etichetta dichiarò bancarotta nel 1991, ma il marchio rimase un simbolo di integrità musicale.
Nel 2000 l’etichetta fu rilanciata con il supporto di Beggars Group, trovando nuova linfa nella scena indie rock emergente degli anni 2000. Questo periodo segnò l’inizio di collaborazioni con artisti che avrebbero definito il nuovo millennio, come:
- The Strokes, il cui album “Is This It” (2001) divenne un classico.
- The Libertines, rappresentanti di un suono grezzo e nostalgico del rock britannico.
2000-2020: l’espansione globale e l’innovazione indie
Con il rilancio la Rough Trade Records tornò ad essere protagonista della musica alternativa. L’etichetta scoprì e supportò band che ridefinirono il suono indie:
- Arcade Fire, con album come “Funeral” (2004).
- Belle and Sebastian, che portarono avanti il loro folk-pop raffinato.
- Antony and the Johnsons, vincitori del Mercury Prize con “I Am a Bird Now” (2005).
Più recentemente, la Rough Trade ha dimostrato di essere un punto di riferimento per artisti sperimentali e band come:
- black midi, pionieri di un sound avant-garde.
- Big Thief, il cui folk rock è stato acclamato dalla critica.
Rough Trade Records oggi
Oggi la Rough Trade Records mantiene vivo il suo spirito indipendente. L’etichetta continua a rappresentare una piattaforma per artisti innovativi, rimanendo una pietra miliare della musica alternativa e indie a livello globale.
Artisti famosi della Rough Trade Records
- The Smiths
- The Strokes
- The Libertines
- Arcade Fire
- Belle and Sebastian
- Big Thief
- black midi
- Young Marble Giants
- The Fall
- Antony and the Johnsons
10 album fondamentali per raccontare la storia di Rough Trade Records
- The Smiths – The Queen Is Dead (1986): l’apice del loro successo e una pietra miliare della musica indie.
- Young Marble Giants – Colossal Youth (1980): un capolavoro di minimalismo post-punk.
- The Fall – Live at the Witch Trials (1979): un debutto fondamentale del post-punk.
- Scritti Politti – Songs to Remember (1982): sperimentazione pop e melodie sofisticate.
- The Strokes – Is This It (2001): l’album che ha ridefinito il rock indie degli anni 2000.
- The Libertines – Up the Bracket (2002): il suono sporco e romantico della Londra indie.
- Arcade Fire – Funeral (2004): una delle opere più emozionanti del nuovo millennio.
- Antony and the Johnsons – I Am a Bird Now (2005): una commovente esplorazione dell’identità e della vulnerabilità.
- Big Thief – U.F.O.F. (2019): un album che fonde intimità e sperimentazione.
- black midi – Schlagenheim (2019): un disco rivoluzionario nel panorama avant-garde.