Tafa2712 racconta il momento in cui decidiamo di lasciarci il passato alle spalle e abbracciare il cambiamento: “Ricominciare Di Nuovo” è un viaggio tra sogno e autodistruzione
“Ricominciare Di Nuovo” di Tafa2712 è un viaggio tra sogno e autodistruzione, unendo l’anima nostalgica della synthwave alla cruda sincerità di chi combatte contro le proprie fragilità. Nato come una fuga dall’insostenibile peso della realtà, il pezzo racconta l’abuso di un’immaginazione tanto potente quanto pericolosa, capace di trasformare anche la bellezza in un vortice di incubi.
Il testo scava nelle paure e nelle speranze di chi trova il coraggio di risorgere dalle macerie. Con intensa emotività, Tafa2712 racconta il momento in cui decidiamo di lasciarci il passato alle spalle e abbracciare il cambiamento, anche a costo di “buttare tutto all’aria”. La melodia, avvolgente e pulsante, accelera come un cuore rinato, rispecchiando la forza emotiva del messaggio e trasportando l’ascoltatore verso un nuovo inizio intriso di energia, determinazione e speranza.
Noi lo abbiamo intervistato.
Come descriveresti Perugia e la sua scena musicale? Hai mai sentito la necessità di cambiare aria e di trasferirti in città come Roma o Milano?
In realtà Perugia non l’ho mai vissuta a pieno, sin da piccolo sono sempre stato lontano da questa città. Nessuno dei pochi amici viveva lì, non uscivo la sera come gli altri ragazzi, poi ho sempre avuto difficoltà ad usare i pullman, ancora adesso mi crea non pochi problemi. Ma mi sono patentato subito dopo i 18 anni, quindi da lì non ne ho più avuto così tanto bisogno. Visto che andavo a scuola a Foligno mi era più facile uscire a Santa Maria degli Angeli, che è a metà corsa da dove prendevo il treno e la stazione che usavo per andare al liceo. Anche quando poi sono cresciuto ho sempre preferito evitare le situazioni in cui c’erano tante persone perché mi sentivo a disagio, non lo percepivo come un posto mio. Questo ha fatto sì che io non avessi molti contatti con la scena musicale perugina. Cambiare aria è stato un pensiero frequente. D’altronde chiunque abbia il sogno di fare musica come città di riferimento ha Roma e Milano. Vi sono stato per qualche giorno senza averla mai vissuta da cittadino, ma sempre come turista. Trasferirsi in un’altra città ti cambia, cambia la routine, il modo di pensare, di comportarsi. Forse il motivo per cui ancora non l’ho fatto è perché non sento sia ancora il momento giusto per un cambiamento del genere.
Da cosa deriva il tuo nome d’arte Tafa2712? A cosa corrispondono quelle cifre che accompagnano il nome?
Il nome d’arte Tafa viene dall’ abbreviazione dal Giamaicano di Tàfari che in sé racchiude più significati tra cui la rinascita. Ed è poi il motivo che mi ha portato a sceglierlo. Per quanto riguarda le cifre non sono altro che una data, precisamente il 27 dicembre del 2019 (27/12) il giorno in cui mia madre è venuta a mancare. Da lì ho preso la decisione che per me la musica sarebbe stato non solo un modo per sfogarmi, ma anche l’occasione appunto di rinascere dopo questo trauma. Un trauma che mi porto dietro da quando ho iniziato a fare musica davvero, non più perché andava di moda o per fare l’alternativo.
Come nasce la tua collaborazione con il produttore Diego Radicati? Vi siete confrontati prima su cosa volevi ottenere da questo brano, o ti sei completamente affidato?
Con Diego ci siamo conosciuti a settembre del 2022, dopo aver vinto un contest musicale chiamato “Green Music Festival”. Il premio dava la possibilità al vincitore di realizzare un brano nell’Urban Studio, per l’appunto di proprietà di Diego e Michele, suo socio. Da lì abbiamo avuto un primo incontro in studio per conoscerci dopo il festival durante il quale non avevamo avuto modo di presentarci. Poi abbiamo iniziato a sentire le prime demo e a registrare il singolo che avevo vinto. Dopo varie sessioni in cui lavoravamo spalla a spalla abbiamo deciso di accantonare la “canzone-premio” e di iniziare un vero e proprio percorso insieme. Da quella volta, l’Urban è diventata la mia seconda casa. A RICOMINCIARE DI NUOVO ci abbiamo lavorato molto, abbiamo fatto diverse prove, prima per l’arrangiamento, poi per le voci, che sono state fatte non ricordo neanche più quante volte e quante sessioni ci abbiamo dedicato. Infine, con l’aggiunta di Toti Panzanelli al team di lavoro il
progetto è stato rielaborato nuovamente ed è stato finalmente possibile finire la traccia.
Quali sono le tue più grandi ambizioni musicali, oggi? Vorresti che fosse il tuo lavoro principale, o rimarrà per sempre un “gioco”?
Ad oggi sicuramente punto a far sì che la mia musica venga non solo sentita, ma ascoltata, capita, interiorizzata. Perché nonostante i testi siano molto personali gran parte di quello che ho passato io è qualcosa che molte altre persone hanno passato: che sia il bullismo durante la vita scolastica piuttosto che la perdita di un genitore o la depressione. Da quello che si può vedere ultimamente sta segnando in maniera indelebile quella che è la mia generazione. Un’altra potrebbe essere quella di dare un esempio, che con la determinazione si può arrivare dove veramente si vuole. Il mio sogno è questo e sto lottando con le unghie e con i denti per renderlo realtà. Lo scopo di quello che faccio è sicuramente renderlo un “lavoro” quindi potermi occupare solo di questo, ma dentro di me sarà sempre un gioco. Alla fine è giusto così, non c’è un manuale di istruzioni per scrivere il pezzo giusto, è un continuo mettersi alla prova e dare il meglio di sé. Non sempre ti piacerà quello che scrivi, ma è continuando a provare che migliori, io all’inizio non sapevo bene quello che facevo mentre registravo le prime demo. Mettevo qualche effetto sulla traccia e iniziavo a modificarne i valori, ci passavo veramente le ore. Poi piano piano ho iniziato a capire a cosa servissero effettivamente e ad utilizzarli in maniera corretta e iniziavo a sentire che il risultato era notevolmente migliorato.
E ora a cosa stai lavorando?
Al momento abbiamo altri progetti in cantiere, nuove uscite che sono quasi pronte, manca veramente pochissimo, il prossimo pezzo parla del mio rapporto con una ragazza con cui mi frequentavo durante gli anni delle superiori, di come non capisse effettivamente il perché della mia devozione a quella che è la musica, a volte tale da trascurare il nostro rapporto e di come, secondo lei, avrei dovuto pensare più ad altro “di più importante”.