È un disco che raccoglie tutti i singoli pubblicati nell’ultimo anno e due inediti: “Questo tempo basterà” e la title track “Sarajevo”. L’intervista.
In “Sarajevo” di Temperie nove canzoni d’amore, bellezza e conoscenza, in equilibrio tra il suono e il senso, che cantano la bellezza e la complessità delle relazioni umane, intrecciando romanticismo e resilienza. L’album coniuga l’atmosfera romantica di quando ci si innamora e il potere di rinascere dalle proprie ferite.
Sarajevo è il titolo del vostro primo album: cosa rappresenta questa città per voi e come si collega al tema dell’album?
“A Sarajevo è avvenuto il più lungo assedio bellico della fine del ventesimo secolo. Sarajevo è una città di persone che hanno saputo rinascere da un dolore indicibile, che sanno ricordare (Museo dell’infanzia di guerra) e superare le proprie tragedie (penso anche al genocidio di Srebrenica). Sarajevo è una città aperta, che resiste, al centro della storia, dove convivono numerose culture, lingue e religioni. Una città con una tradizione musicale legata a temi sentimentali (Sevdalinka),che restituisce metaforicamente la complessità delle relazioni umane e la necessità di amare ed essere amati, nonostante tutto. L’idea di una struttura di un album che si chiude con una canzone fragile e potente come Sarajevo non è un caso. È una scelta che, da un lato, conserva il cuore del discorso amoroso, dall’altro, ne ribalta la forma, mettendo alla prova pregiudizi e rappresentazioni unilaterali: vogliamo spiazzare senza contraddirci, o meglio, vogliamo fare di un apparente paradosso un’alternativa accettabile, integrabile negli schemi di lettura che abbiamo delle cose che ci circondano.”
Come definite il vostro sound e quali sono le vostre principali influenze musicali?
“Cantautorato pop, “con un piede nel passato e lo sguardo dritto e aperto nel futuro”. Non saprei dire se quello che ascoltiamo è poi quello che facciamo. Diciamo comunque alcuni nomi: James Blake, Beatles, De Andrè, Chopin, Queen, Elisa, Boy Genius. Ma siamo influenzati anche dalla musica silenziosa della poesia (Montale), dall’intensità della letteratura (Dostoevskij) e da altre forme d’arte (Cartier Bresson, Michelangelo, Chaplin etc.).”
Parliamo di Questo tempo basterà, il focus track del disco. Come nasce questo brano e qual è il concetto di “rivendicare sé stessi” che lo ispira?
“Nasce da una radicale paura di morire. Poi come scriviamo nella title track Sarajevo, non è propriamente paura di morire, ma piuttosto paura di morire senza aver vissuto con una certa qualità di presenza la propria interiorità, le esperienze che si vivono, le relazioni che abbiamo. Paura di morire senza aver tentato di comprendere al meglio possibile, senza aver tentato di costruire un amore al meglio possibile. Se viviamo con consapevolezza e profondità, che crediamo siano forme raffinate di leggerezza e semplicità, il tempo che abbiamo da vivere sarà sufficiente. Una canzone che prende ispirazione da una questione posta dalla prima lettera a Lucilio di Seneca per trovare qualche possibile risposta nelle pratiche di consapevolezza e nella ricerca scientifica.”
“Sarajevo” è prodotto da nicòl.e Altrove. Com’è stata la collaborazione con loro e in che modo hanno influenzato il risultato finale?
“Sono state persone fondamentali per far emergere il suono attuale del gruppo. Nicòl è un’ostetrica del suono, lo fa nascere maieuticamente con grande aderenza agli impliciti che gli portiamo. È il nostro psicoterapeuta sonoro. Altrove è il Canova della scultura musicale, è lo Chef della nostra brigata. Controlla che il piatto esca in modo impeccabile, aggiustando, perfezionando o intervenendo per quanto è necessario.”
Da dove nasce la vostra decisione di formare un duo musicale e come si dividono i ruoli tra voi due?
“Nasce guardandosi indietro e vedendo che quello che abbiamo costruito ad un certo punto avrà avuto un inizio che per comodità possiamo dire che è stata una decisione. In realtà, è stato semplicemente un continuare ad andare avanti per il gusto di farlo, per prove ed errori. Sulla divisione del lavoro, abbiamo uno schema ben rodato, degno del più avanguardistico lean management: Emanuele guida e Riccardo guarda fuori dal finestrino.”
Cosa vi fa innamorare ogni giorno della musica e cosa sperate che il pubblico trovi nelle vostre canzoni?
“R: La possibilità che la musica mi dà di accedere e tradurre in parole emozioni e sentimenti che probabilmente né saprei dire in modo adeguato né sarei in grado di sentire con quella intensità. La musica è una sorta di pietra angolare della mia identità. Io quando canto, lo faccio a cuore aperto, cercando di farti sentire tutto ciò che sento di più vero. Al contempo, non mi definisco un musicista, non sono un artista, non sono un ricercatore. Sono un essere umano costantemente alla ricerca. Per me la musica sta allo studio della psicologia e della filosofia, come le esperienze di vita stanno alla teoria. Non mi è possibile pensare le une senza l’altra, e viceversa.”
“E: In quanto musicista mi piace poter comunicare senza usare le parole. Solleticare quelle aree della nostra mente e del nostro corpo a cui io non potrei accedere “semplicemente” parlando con qualcuno. Adoro poter mettere questa mio desiderio al servizio di chi sa usare meglio il linguaggio verbale al fine di ottenere lo stesso risultato. Spero che mentre le persone ci ascoltano sentano la voglia irrefrenabile di spengere la nostra musica e dare voce alla loro. Di comprare dei biglietti aerei, di iscriversi ad un corso di quella materia che hanno desiderato studiare da sempre, di fare pace con una persona con cui hanno litigato vent’anni fa o di fare un bel regalo alla madre. Che ripensino a se stessi e a quello che li fa stare davvero bene.”
Guardando al futuro, quali sono i vostri sogni e progetti per il 2025? Ci sono già nuovi brani o collaborazioni in cantiere?
“Nel 2025 uscirà un ep con nuove canzoni che non vediamo l’ora di farvi sentire. Allo stesso tempo, inizieremo a registrare un nuovo disco e cominceremo a portare Sarajevo in giro per l’Italia.” Temperie sono su Instagram e Spotify.