Il rapper torna nel game alla Jean-Baptiste-Siméon Chardin: l’album “È finita la pace” si fonda su un concept ispirato alle bolle.
Marracash ha deciso di pubblicare un nuovo album e lo ha fatto inaspettatamente, senza preavvisi o annunci. L’artista ha scelto di utilizzare la stessa strategia adottata da Fabri Fibra nel 2015 in vista della pubblicazione di Squallor. “È finita la pace” presentato il 13 Dicembre 2024 è un album che chiude la trilogia cominciata con “Persona” e proseguita da “Noi, loro, gli altri”. Il disco, a partire dalla cover, si focalizza sul simbolo delle bolle che, esotericamente, rappresentano il “qui e ora” e la fugacità della vita. Artisticamente parlando, lo stesso concetto, fu espresso anche dal pittore francese Jean-Baptiste-Siméon Chardin, nella sua trilogia Bolle di sapone.
“È finita la pace” è un album dai contenuti forti ma non inediti per Marracash. Il rapper, sulla stessa linea dei precedenti capitoli, pone l’accento sulle ipocrisie dell’industria, degli artisti, degli individui e della collettività. In più, l’artista, in vari episodi, si auto analizza attraverso un compendio di riflessioni che nascono dall’esigenza di volersi liberare da alcune maschere che lo soffocano. In determinati episodi come “Soli”, “Gli sbandati hanno perso” e “Factotum“, l’artista prova a dare voce agli ultimi e agli sconfitti e si pone come una sorta di cantautore moderno, intento che riesce a metà.
La scrittura è tagliente o profonda e i testi densi di significato.
Marracash decide di esprimersi a cuore aperto e lo fa senza alcuna collaborazione, scelta in netta controtendenza con ciò che propone e pretende il mercato attualmente. Il rapper ha ormai raggiunto una maturità artistica tale da potergli permettere di gestire da solo e senza patemi un progetto di 13 brani che tratta temi di un certo spessore. La decisione di offrire un continuum narrativo crea inevitabilmente delle analogie evidenti con il passato. Queste, pur se giustificate, faticano a concedere un contributo significativo in termini qualitativi.
Ci spieghiamo meglio: Marracash in “Gli sbandati hanno perso” utilizza le stesse linee melodiche e lo stesso flow di Business Class, in “Troi*” porta avanti un concetto già pienamente espresso in brani come “*Roie” e “Mixare E’ Bello”, anche se in questo disco ribalta il soggetto. I Factotum citati dal rapper, furono analizzati a meraviglia da “Rancore” in un brano omonimo contenuto nell’Ep “S.U.N.S.H.I.N.E.” Il livello tecnico della poetica di Marracash non presenta alcun salto di qualità rispetto al passato. I giochi di parole e le figure retoriche utilizzate, non colpiscono a fondo. La metrica del rapper non si discosta da ciò a cui eravamo abituati.
Il linguaggio esplicato sul beat risulta semplice e aldilà di qualche exploit significativo, l’intento di Marracash è quello di essere diretto e poco ermetico. I ritornelli e gli interludi svolgono a dovere il proprio compito ma le parti cantate eccessivamente presenti nelle strofe, conferiscono troppa melodia al mood di “È finita la pace”, Marracash in questo capitolo finale della trilogia, osa a metà. L’intento del rapper non scinde dagli oneri del mercato a cui anche l’artista è sottoposto. “Mi sono innamorato di un AI” conferma la potenza lirica del rapper. Il brano si sofferma sull’intelligenza artificiale ma lo fa approfondendo anche tutta una serie di discorsi che vanno oltre. Probabilmente la canzone è il vero punto focale di tutto l’album. Marz e Zef puntano a creare un tappeto sonoro che permetta a Marracash di confrontarsi con l’industria discografica senza rimetterci troppo in termini numerici.
“È finita la pace” è un album pensato per vendere tanto e scalare classifiche.
I produttori, nelle canzoni adatte alle radio o all’alta rotazione, scelgono un taglio in linea con il pop. Negli episodi più rap come “Power Slap” o “Mi sono innamorato di un AI” , si nota una certa influenza elettronica. Il cantato espresso da Marracash nelle strofe, viene consolidato dalle decisioni dei produttori: le strumentali di “È finita la pace”, “Soli” e “Mi sono innamorato di un AI”, sono impreziosite dai campioni di “Firenze – Canzone triste”, “Uomini soli” dei Pooh, “Lunedì” di Bluem. Nulla di trascendentale ma l’alchimia ravvisata tra i beat e i sample utilizzati, risalta all’orecchio. Spostando il focus sul rap, va senza alcun dubbio citato il campione “Street Opera” di Fritz Da Cat, contenuto nel brano “Crash”.
“È finita la pace” si concede il lusso di presentarsi come un progetto adeguato agli stilemi della massa ma per approccio globale punta ad evolversi oltre il mero bacino d’utenza. L’intento è quello di fornire un’alternativa valida agli stereotipi consolidati del rap italiano. Marracash, Marz e Zef chiudono il cerchio con un progetto che certamente si distingue dalla mediocrità a cui siamo abituati ma, nonostante ciò, l’impressione è che “È finita la pace” comprima un po’ troppo la sua ribellione nella gabbia dorata del mainstream.
Tiziano Castaldo