A 44 anni dal primo concerto dei Litfiba, il compositore e chitarrista della band, Federico (Ghigo) Renzulli annuncia i primi eventi live per presentare il suo nuovo album “Dizzy”
Il nuovo album di “Dizzy” di Federico (Ghigo) Renzulli, uscito il 6 dicembre, è disponibile in formato cd e vinile dal 29 novembre 2024 e sarà presentato live nel 2025 il 1° febbraio all’Alchemica di Bologna, il 6 febbraio al Defrag di Roma e l’8 febbraio al Legend di Milano.
Onda Musicale ha colto l’occasione per intervistare il musicista che è giunto al secondo capitolo del suo progetto strumentale NoVox.
Il titolo, che in inglese significa “vertiginoso” descrive perfettamente l’essenza dell’album: un percorso sonoro che alterna momenti rilassati e pacati a passaggi forti e potenti, creando un’esperienza musicale ricca di contrasti.
Una delle caratteristiche principali di Dizzy è la straordinaria varietà di melodie, dominate dalla chitarra di Federico (Ghigo) Renzulli e arricchite dai contributi di 14 musicisti che hanno partecipato al progetto. Il risultato è un sound ricco e variegato, che rimane però fedele alla cifra stilistica distintiva di Ghigo, il cui tocco ha segnato per decenni l’identità musicale dei Litfiba.
L’album contiene 15 brani ed è disponibile in formato digipack CD e doppio vinile a 33 giri, perfetto per chi vuole immergersi in un’esperienza d’ascolto di grande profondità e qualità.
Il primo album di Ghigo Renzulli fuori dai Litfiba, era concepito non solo senza Piero Pelù, ma in assoluto senza voce. La chitarra domina incontrastata e il suo progetto solista prende spontaneamente il titolo di Novox. Una raccolta di musiche per film che non esistono, ma anche rifacimenti di colonne sonore composte da altri. Il punto di partenza erano le immagini in movimento, capaci di suggestionare Renzulli fino al punto di comporre brani di impianto narrativo riferibili a situazioni, ambientazioni, possibili scenari.
In Dizzy, il nuovo album, il punto di partenza è un altro: la propria vita. Ne abbiamo parlato con lui …
Grazie per aver concesso questa intervista
Mi fa piacere! Non sono a casa in questo momento sono in studio di registrazione. Ho il tempo un pochino risicato, però va bene.
Allora partiamo subito parlando dell’ultimo album “Dizzy” che è il tuo secondo album strumentale …
Sì, sì, infatti “Dizzy” è il secondo disco di inediti del mio progetto “No Vox”, poi non è detto che sia l’unico progetto. NoVox è un progetto strumentale, però in un futuro posso fare qualsiasi cosa, cose con altri cantanti, riformare i Litfiba, può succedere qualsiasi cosa, però questo è un progetto strumentale ed è il secondo. Il primo l’ho fatto durante la pandemia perché ero tappato in casa. Ho uno studio di registrazione in casa e ne ho approfittato per passare il tempo, ho scritto anche un libro nei mesi di clausura forzata. Questo album, invece, l’ho iniziato durante l’ultimo tour dei Litfiba. Finito a dicembre del 2022, ho cominciato a lavorarci dal ’23. Ci è voluto un anno e mezzo per fare questo disco. Non è stato assolutamente facile, perché fare musica strumentale è difficile. E più vado avanti e più me ne rendo conto. Sai, quando c’è un cantante è più facile. Sto parlando da compositore in questo momento, quando c’è un cantante basta un bel ritmo, una bella armonia e una bella melodia, una bella apertura, fai il riff e sei a posto, so’ cavoli del cantante che deve metterci il testo, che deve dare un’interpretazione adeguata. Invece, nella musica strumentale se fai un brano di tre minuti devi trovare il modo di attirare l’ascoltatore.
Infatti, è quello che mi chiedevo, il pubblico quanto è disposto ad ascoltare musica senza parole? Si è talmente abituati a essere inondati di parole e contenuti che diventa difficile o quantomeno insolito da parte dell’ascoltatore metterci un “contenuto”, un messaggio …
Senti, dipende dai paesi del mondo. Noi siamo in Italia e in Italia sono messo malissimo facendo musica strumentale. L’Italia è il paese del bel canto, notoriamente, è il paese di Sanremo, il pubblico italiano è abituato ad ascoltare musica cantata, con le parole. Però all’estero è diverso. In Germania, in America, di realtà strumentali ce ne sono a miliardi, è diverso, però va bene è il bello di questo progetto strumentale che è universale. Ci sono molti artisti famosissimi italiani, Litfiba compresi, ma la musica italiana non va all’estero. I Litfiba essendo più rock hanno fatto qualcosa al di fuori dell’Italia, ci siamo allargati un po’ in Francia, in Svizzera, un po’ in Belgio, però la musica cantata in italiano non è che ha molte chances all’estero. La musica strumentale te la possono apprezzare pure in Sri Lanka, non c’è la limitazione delle parole.
A dir la verità, nell’ascoltare i brani, la chitarra, il modo in cui suoni in particolare la chitarra è parlante, è come se ci fosse una voce e anche molto chiara …
Infatti. Allora, questa è un po’ la mia caratteristica di chitarrista, nella mia scaletta la chitarra è al terzo posto, al primo posto c’è la composizione, sicuramente, poi sono un arrangiatore e terzo sono un chitarrista. E uso la chitarra come se fosse una voce e per questo che le mie cose sono molto “cantate” se analizzi bene la situazione, molti riff famosi li fischietti tranquillamente.
“Dizzy” contiene 15 brani. Anche questa è una scelta insolita e impegnativa nella generazione degli EP da 5 a massimo 7 pezzi e dall’ascolto veloce
È una scelta impegnativa. Infatti, ci ho pensato a lungo. Sai, la dimensione EP deriva dal fatto di fare pochi brani in streaming. Perché al giorno d’oggi il mercato del disco è in crisi, se ne vendono sempre meno di dischi fisici. Quello che funziona è lo streaming: fare uno, due pezzi tre o quattro, li carichi in streaming e il nome circola sempre. Questo permette continuità di lavoro. La scelta che ho fatto io è una scelta tipicamente anni ‘70/’80, dei vecchi tempi, quando artisticamente c’era tanta musica e tutte cose buone. La scelta del -concept album. Per fare musica strumentale va bene, ora se dovessi scrivere un disco cantato con un cantante, probabilmente mi comporterei anch’io in quell’altro modo. Per la musica strumentale è più giusto così, perché il progetto strumentale ha sempre un ché di velleità artistiche, sotto certi punti di vista e quindi è giusto che sia un lavoro compiuto.
“Dizzy”, il brano omonimo che apre l’album è stato, in realtà l’ultimo ad essere realizzato. È uno di quei brani che cova da tempo finché non trova la sua espressione e collocazione?
Ma sì, perché io ho cominciato a lavorare a questo disco, poi sono tornato indietro diverse volte sul lavoro fatto. Poi, addirittura ci sono stati dei brani che li ho fatti due volte perché non ero soddisfatto di come erano venuti. “Dizzy” è stato l’ultimo brano in ordine di composizione. Avevo voglia di fare qualcosa di diverso, qualcosa un pochino più stravolto ed è per questo che poi gli ho dato pure questo nome, perché “Dizzy” in inglese significa “vertiginoso” ed è l’aggettivo giusto sia per il pezzo, ma un po’ anche per l’album. Il disco si doveva chiamare in un altro modo. Alla fine ho cambiato il nome del disco, ho cambiato copertina e grafiche all’ultimo secondo e l’ho fatto uscire così. Trovo più giusto “Dizzy” come nome del disco. Il nome, diciamo, è venuto fuori anche da ricordi di gioventù, di ragazzo. Quando nei primi anni ’70 ero un hippie e facevo uso anche di sostanze, uso di droghe, LSD … da tanti ricordi stravolti è venuto fuori questo brano.
Dizzy per assonanza mi rimanda anche a “Dixie” e alla musica jazz degli Stati Uniti del Sud. C’è anche del jazz in questo album e la ricerca dell’improvvisazione e dell’esperimento …
Sì, è diverso però … c’è anche un pochino di jazz, ma soprattutto in un brano che si chiama Exotica. Il nome di questo brano non è casuale. Exotica è stato un movimento musicale molto in voga negli anni ’50, quando andava di moda fare jazz su ritmi caraibici e su ritmi esotici. Ci sono stati tantissimi artisti famosi. Ma non soltanto nel jazz, anche nel pop, faccio riferimento a Harry Bellafonte e artisti del genere famosissimi all’epoca. Anche brani come “Caravan” che è uno dei brani jazz più famosi al mondo è nato in quel periodo, infatti, il ritmo travolgente di quel brano jazz è studiato ancora oggi da tutti gli artisti mondiali perché è stratosferico. E allora ho detto “se negli anni ’50 facevano jazz su ritmi caraibici perché non posso fare rock su ritmi caraibici ed esotici” E l’ho fatto, ci ho provato ed è venuto fuori questo brano “Exotica” che ha qualche atmosfera jazz, anche tanta nel finale dal solo di trombone di Francesco Paci che è uno dei più bravi trombonisti in Italia e poi con delle aperture alla Morricone nel ritornello.
Ecco, collegandomi a questi ultimi due aspetti, ascoltando i brani di “Dizzy” è inevitabile pensare che molti di questi sono ideali come colonne sonore per film. Hai mai pensato a una loro collocazione in questo ambito e poi, a proposito di Paci, vedo che per la realizzazione di Dizzy ti sei avvalso della collaborazione di numerosi musicisti. Un bel lavoro corale …
Sì, infatti. Sì ci ho pensato … nel disco tante cose potrebbero essere adatte ai film. Mi è capitato già che alcuni spezzoni del brano sono stati utilizzati – non nei film – ma in lungometraggi. È già successo. Poi i brani sono editi, chiunque li vuole utilizzare li può utilizzare tranquillamente. Probabilmente per un film andrebbero riguardati per adeguarli alla scenografia, per adeguarli alla sequenza delle immagini. In questo senso è un lavoro un po’ più complesso. Ci sono tanti musicisti nel disco che hanno collaborato, è vero, alcuni anche molto famosi. Ci sono – per rimanere in ambito rock – i due chitarristi dei Negrita, Drigo e Cesare, sono anche miei amici e che hanno collaborato con me in un brano. C’è il flauto traverso di Tinkara Kova, una musicista bravissima slovena, molto amica di Jan Anderson e che ha collaborato con me anche nel disco precedente. C’è Francesco Cangi, Chris Pacini, uno dei trombettisti più bravi italiani. Ci sono tante persone che hanno collaborato. E mi fa piacere. Sai, è tutto cultura, sono tutte esperienze. Ho a che fare con gente brava, che ha rispetto, a cui piace suonare e che dà tanto alla musica. Ed è un bel modo di lavorare e che soprattutto ti apre molto le idee, sicuramente.
L’album “Dizzy” è anche un percorso autobiografico – prima accennavi al tuo periodo hippie – immagino che l’album sia anche una ricerca dentro di sé delle radici e delle origini …
Sì. Tutto quanto. Ogni titolo, ogni brano è ispirato a qualcosa di personale. Dizzy è stato costruito sulle mie esperienze con l’LSD di quando ero ragazzo. Il secondo brano Tterra Blues” ha un significato. Terra Blues è un famosissimo locale a New York che si trova al Greenwich Village in una delle zone più frequentate di New York. Ci sono due locali: uno è Terra Blues che fu fondato da BB King e l’altro accanto è The Bitter End, un locale storico. Qui, negli anni ’60 ha cominciato a suonare Bob Dylan per dirne uno, Joan Baez. Sono locali famosissimi, al Bitter End ha suonato tutto il gotha della musica rock mondiale. Un locale da 300 posti, ma tutti ci hanno suonato. E i locali sono uno accanto all’altro, posti che consiglio di visitare a chi va a New York. Il brano Terra Blues è dedicato al locale, fondato da BB king, uno dei miei miti i quando ero ragazzo, mi sembra ovvio che abbia dedicato un brano …
Prima accennavi alla differenza tra scrivere musica strumentale e scrivere un brano per un cantante, ora ti chiedo di sviluppare, qual è la più grande differenza tra scrivere per i Litfiba e scrivere per un progetto solista?
C’è differenza, c’è differenza. In questo disco in particolare. C’è un brano che si chiama Stella del Sud che è un brano molto solare, aperto, morriconiano, era un brano che avevo anche utilizzato nei Litfiba, nell’ultimo disco dei Litfiba “Eutopia” con il titolo di “oOltre”. Per tante ragioni non ero soddisfatto di come era venuto con la voce. Non mi era piaciuto come era venuto con l’inserimento della voce e allora ho preso il mio provino originale, l’ho sviluppato e l’ho reso strumentale.
È diverso, sai, se c’è l’unione di intenti giusta la voce fa’ tanto, mette tanto l’interprete, il testo deve essere all’altezza. Siamo in un periodo un po’ strano, mi sembra che siamo in un periodo musicale dove la musica e i testi impegnati stanno languendo. Quello che sento è tanta trap, tante cose di consumo. Parlo dal punto di vista artistico, che poi, certo alcuni son piacevoli e li ascolto anch’io, ma da lì a comprare il cd è un altro discorso. Però, penso che per un certo tipo di musica ci voglia qualcosa di un certo livello. Non è sempre facile perché le firme che scrivono bene son sempre meno.
E allora questo mi porta a chiederti quali sono le motivazioni che ti spingono oggi a scrivere musica?
È un viaggio. Io ho sempre scritto musica. Sono sempre stato il compositore principale per i Litfiba. Ora come ora, mi va di sviluppare anche da solo. Poi le cose cambiano. Può essere che magari ci si riprova in un futuro a fare altre cose con un cantante o addirittura con i Litfiba. Sono momenti della vita.
Un paio di domande in finale per conoscere Federico Renzulli al di fuori della musica: Quali sono le altre passioni e gli interessi, come trascorri le giornate quando non sei in studio di registrazione?
In questo periodo esco dallo studio di registrazione e vado a suonare a casa. Sto lavorando 24 h su 24, a volte mi ci vorrebbero le giornate di 48 ore. Sto mettendo su queste presentazioni: il 1° di febbraio sono a Bologna, il 6 sono a Roma, il 9 sono a Milano. Sono presentazioni, eventi live. Un’ora con annesso firma copie, sono sciocchezze, ma mi sto impegnando a fare da solo.
Normalmente è molto difficile che abbia del tempo libero. Il tempo libero che ho lo dedico alla mia compagna, ai miei figli, qualche volta, ma sempre meno, mi piace andare a pescare, vado in palestra, mi piace mantenermi in allenamento. Sport veri li ho fatti più da ragazzo, nuoto, pallavolo, facevo tante cose, però non ho più il tempo di fare tutte queste cose.
Concludiamo riprendendo il titolo dell’album “Dizzy”, quali sono le cose che ti danno le vertigini, oggi?
Le vertigini? Il mondo odierno mi dà le vertigini. Stiamo entrando in un mondo sempre più … mi faccio una domanda a volte: io mi ricordo anni fa quando non c’erano i cellulari non c’erano mail, non c’era whatsapp, anche se suonavo ero molto più rilassato, io mi rendo conto adesso che con tutta una serie di facilitazioni, le mie giornate mi si son riempite di più. Queste cose non dovrebbero semplificare la vita? È la domanda che mi faccio. E invece … mi ritrovo ogni giorno 40 mail di chi la vuole cotta, chi la vuole cruda, dello spam, di chi mi vuol vendere questo o quest’altro. E ci metto tempo a fare ‘ste cose. Prima, invece, non succedeva. Quando non c’erano i cellulari, il telefono era soltanto la cabina telefonica quanto eri in tour, ed eri tu a chiamare, se no nessuno ti contattava. È così! Ci facilitiamo la vita per complicarcela, si accumulano le cose in realtà. Si va per accumulo, invece che per semplificazione.
Bene, grazie mille per la conversazione, spero di sentirti presto dal vivo a Roma
Sì, grazie, torno in studio a lavorare, ora. Volentieri, se vieni a Roma mi farebbe piacere, volentierissimo. Sarà una bella serata. Ti ringrazio.
Biografia di Federico (Ghigo) Renzulli
Federico “Ghigo” Renzulli, nato il 15 dicembre 1953 a Manocalzati (AV), è una delle figure più influenti della musica italiana. Trasferitosi a Firenze con la famiglia, sviluppa sin da adolescente una passione per il folk, blues, rock e country, che lo porta a imbracciare la chitarra a soli 14 anni. Dopo il diploma, si iscrive a Biologia, ma a pochi esami dalla laurea abbandona gli studi per dedicarsi completamente alla musica.
Nel 1976 Ghigo si trasferisce a Londra, nel pieno fermento della scena punk, e vi rimane per due anni. Tornato a Firenze nel 1978, fonda i Cafè Caracas con Raffaele Riefoli (Raf) alla voce e al basso. La band prova nella cantina di via dei Bardi, che Ghigo ristruttura personalmente, e nel 1980 si esibisce in apertura al concerto dei Clash davanti a 100.000 spettatori. Tuttavia, divergenze interne portano allo scioglimento del gruppo.
Nascono i Litfiba
Dopo, Ghigo riceve una chiamata da Gianni Maroccolo e insieme formano una nuova band, i Litfiba, nome scelto dallo stesso Ghigo. Alla formazione si uniscono Antonio Aiazzi alle tastiere e Francesco Calamai alla batteria, con Piero Pelù alla voce. Il debutto live avviene il 6 dicembre 1980, e da lì inizia un percorso di successi, tra cui l’apertura a Siouxsie and the Banshees.
Nel 1982 esce l’EP Guerra, seguito da Eneide (1983), una rivisitazione musicale dell’opera di Virgilio. Il 1985 arriva il primo album LP, Desaparecido, che segna l’inizio della “Trilogia del Potere”, proseguita con 17 Re (1986) e Litfiba 3 (1988). Questi lavori consolidano i Litfiba come una delle band più importanti della scena italiana.
Dopo l’uscita di Maroccolo e Aiazzi nel 1989, i Litfiba proseguono con Ghigo e Piero come figure centrali. El Diablo (1990), arrangiato interamente da Ghigo, vende oltre 500.000 copie e porta la band nel mainstream. Seguono Terremoto (1993) e Spirito (1994), entrambi supportati da tour di successo e album live come colpo di Coda e Lacio Drom. Con Mondi Sommersi (1997), la band introduce elementi elettronici nel proprio sound, un’idea nata dal confronto con la scena musicale europea. Nel 1999 esce Infinito, il loro maggiore successo commerciale, ma anche il culmine delle tensioni tra Ghigo e Piero. Dopo il concerto del Monza Rock Festival, i Litfiba si sciolgono.
Il periodo dopo lo scioglimento
Ghigo continua l’attività con una nuova formazione, pubblicando Elettromacumba (2000) e Insidia (2001), e sperimentando modalità innovative come il download gratuito di brani live. Dopo alcuni anni di attività con il cantante Cabo Cavallo, decide di sciogliere il gruppo nel 2006, ma lo riforma brevemente con Filippo Margheri, pubblicando l’EP Five On Line nel 2008.
La reunion
Nel 2009 Ghigo e Piero annunciano la Réunion, che culmina in un tour e nell’album Grande Nazione (2012). Seguono eventi speciali come il concerto in memoria di Ringo De Palma e il tour celebrativo Trilogia 1983–1989 (2013). Nel 2016 esce l’ultimo album della band, Eutòpia, con un tour che si conclude nel 2017.
Parallelamente, Ghigo avvia il progetto strumentale NoVox, definito “La voce degli strumenti”. Il primo album, Cinematic, viene pubblicato nel 2020 in allegato alla sua autobiografia 40 anni da Litfiba. Segue il live Alcazaba (2021), registrato durante un concerto al teatro romano di Fiesole. Dopo il tour d’addio dei Litfiba, L’Ultimo Girone, conclusosi nel dicembre 2022, Ghigo continua a lavorare su musica inedita, pubblicando i singoli Exotica (2023) e Circus (2024). Ghigo Renzulli, con la sua carriera di oltre 40 anni, ha lasciato un’impronta indelebile nella musica italiana, sia come leader dei Litfiba che come artista solista. Il suo percorso, fatto di sperimentazione e innovazione, continua a ispirare nuove generazioni di musicisti e appassionati.
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