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Tony Visconti: la musica, l’incontro con David Bowie e la storia di un’amicizia eterna

Tony Visconti

Tony Visconti è uno dei produttori musicali più celebri e influenti della storia del rock, noto soprattutto per il suo lungo sodalizio con David Bowie, ma anche per il suo lavoro con artisti come T. Rex, Iggy Pop, Morrissey e molti altri.

Nato il 24 aprile 1944 a Brooklyn, New York, Tony Visconti ha lasciato un’impronta davvero significativa nella musica moderna grazie alla sua versatilità, alla sua sensibilità artistica e alla capacità di tradurre in suono le visioni degli artisti con cui collaborava.

Figlio di un musicista dilettante, Tony Visconti mostrò fin da giovane un talento per la musica

Negli anni ’60, dopo aver suonato il basso in alcune band locali e aver studiato composizione, si avvicinò al mondo della produzione. La sua carriera decollò quando si trasferì a Londra nel 1967, su invito del produttore Denny Cordell, che lo introdusse nella vibrante scena musicale britannica. Fu lì che incontrò David Bowie, un artista allora agli esordi, con cui instaurò un rapporto professionale e personale destinato a durare decenni. Il loro primo lavoro insieme fu l’album Space Oddity del 1969, e Visconti produsse alcuni dei dischi più iconici di Bowie, tra cui The Man Who Sold the World (1970), Young Americans (1975), la celebre “trilogia berlinese” (Low, Heroes, Lodger, 1977-1979) e il suo ultimo capolavoro, Blackstar (2016).

Le sue origini italiane

Tony Visconti proviene da una famiglia di immigrati italiani. I suoi nonni paterni erano originari dell’Italia, anche se non ci sono dettagli specifici sulla regione esatta da cui emigrarono. Visconti ha spesso riconosciuto con orgoglio le sue radici italiane, un aspetto che si riflette anche nel suo nome completo, Anthony Edward Visconti, dove il cognome è tipicamente italiano. Cresciuto in un ambiente italo-americano, ha assorbito influenze culturali che, pur non emergendo direttamente nel suo lavoro musicale, hanno contribuito alla sua identità personale.

Il metodo di Tony Visconti si distingueva per la sua attenzione ai dettagli tecnici e per la capacità di adattarsi alle evoluzioni stilistiche degli artisti

Con Bowie, ad esempio, passò dal folk psichedelico degli esordi al glam rock di The Rise and Fall of Ziggy Stardust and the Spiders from Mars (1972), fino agli esperimenti elettronici con Brian Eno negli anni ’70. La sua abilità nel bilanciare strumenti acustici ed elettronici, unita a un uso innovativo degli studi di registrazione, contribuì a definire il suono di un’epoca. Un esempio emblematico è il “muro di suono” di Heroes, ottenuto sovrapponendo strati di sintetizzatori e chitarre, o l’atmosfera soul di Young Americans, registrata con microfoni ambientali per catturare l’energia live della band.

Oltre a Bowie, Visconti è celebre per aver prodotto Electric Warrior (1971) dei T. Rex, l’album che consacrò Marc Bolan come stella del glam rock

Qui il suo lavoro sul suono della chitarra elettrica e sulla voce di Bolan creò un’estetica che influenzò generazioni di musicisti. Collaborò anche con Iggy Pop per The Idiot (1977), un altro disco nato a Berlino insieme a Bowie, e con band come i Thin Lizzy e gli Sparks, dimostrando una versatilità che spaziava dal rock al pop più raffinato.

Visconti non era solo un produttore: era anche un musicista completo, suonando basso, chitarra e tastiere in molte delle registrazioni a cui lavorava. La sua sensibilità artistica gli permetteva di entrare in sintonia con gli artisti, diventando spesso un collaboratore creativo più che un semplice tecnico. Con Bowie, in particolare, il rapporto era quasi simbiotico: Visconti lo descrisse come un “fratello musicale”, e Bowie si fidava ciecamente del suo orecchio. Questa fiducia si rivelò cruciale in Blackstar, dove Visconti aiutò Bowie a trasformare la consapevolezza della sua malattia terminale in un’opera d’arte oscura e commovente.

La vita personale di Tony Visconti si intrecciò spesso con quella professionale

Sposò la cantante gallese Mary Hopkin negli anni ’70, producendo il suo hit “Those Were the Days”, e in seguito ebbe una relazione con la cantante punk Hazel O’Connor. Ma è il suo legame con Bowie a definirne la legacy. Dopo la morte dell’artista nel 2016, Visconti ha continuato a lavorare, producendo dischi per artisti contemporanei e scrivendo memorie, come la sua autobiografia Bowie, Bolan and the Brooklyn Boy (2007).

Tony Visconti non è solo un nome dietro le quinte: è un architetto del suono che ha contribuito a plasmare la musica del XX secolo, un ponte tra generi e generazioni, il cui lavoro continua a risuonare nelle cuffie di milioni di ascoltatori.

— Onda Musicale

Tags: David Bowie, Iggy Pop, Brian Eno, T – Rex, Morrissey
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