Quando si pronuncia il nome Rhapsody, ora Rhapsody of Fire a causa di alcune diatribe legali, le immagini che tornano alla mente sono spesso draghi, eroi, grandi battaglie, insomma, una vera e propria saga fantasy.
Questo disco infatti, il quarto per la formazione triestina, rappresenta la chiusura della “Emerald Sword Saga” cominciata con il primo album intitolato “Legendary Tales” (leggi qui l’articolo). Come il disco d’esordio anche qui troviamo tematiche fantasy unite a sonorità medievali e metal, ma diamogli un’occhiata più attenta:
In Tenebris: un imponente coro da chiesa, con tanto di campane e ottoni in sottofondo, apre le danze parlando dell’avvento delle tenebre sulle terre protagoniste della “Emerald Sword Saga”. Infatti, proprio come in “Emerald Sword”, lo sfumo e l’attacco del brano successivo è molto simile.
Knightrider of Doom: tra la batteria forsennata di Holzwarth e le scale folli di Turilli, la potente voce di Lione canta del tetro paesaggio che si spalanca davanti al cavaliere. Distruzione e dolore regnano sovrani, ma è proprio qui che il nostro protagonista fa la sua solenne promessa tra giri metal e atmosfere medievali.
“In this bloody dawn I will wash my soul/To call the spirit of vengeance/To deny my wisdom for anger/To break the scream of the silent fool/To be a knightrider of doom”.
Power of the Dragonflame: che saga fantasy sarebbe senza i draghi? Chiedete a “Game of Thrones”! Comunque, questa title track, mostra una band in perfetta forma e decisamente ispirata.
Magari il tema dei draghi non sarà certo il più originale, ma il ritmo e l’energia ci sono tutti. Particolarmente degni di nota, oltre i fantastici cori, la tastiera di un ispirato Staropoli.
The March of the Swordmaster: arie tipiche delle melodie di bardi e menestrelli, con archi e flauti, fanno da apertura ad un testo decisamente più “duro” accompagnato da sonorità tipiche dei primi Manowar (leggi qui l’articolo).
La marcia del malvagio signore Kron su Algalord verrà infatti fermata dall’acciaio scintillante della spada del maestro. Lo aspetta un terribile viaggio tra terre irte di pericoli, ma egli è coraggioso e sa che questa è la cosa giusta da fare per il trionfo del bene.
When Demons Awake: morti, gargoyle ed altri mostri simili sono fuoriusciti dalla terra spargendo terrore ovunque. Il pezzo è decisamente più cupo, l’apertura con la voce del soprano ne è un ottimo presagio, le chitarre sono più pesanti al pari delle voci.
Tra toni più “cattivi” e “violenti” trovano comunque la soluzione più comoda per inserirsi tra i momenti sinfonici ed i cori in stile gregoriano che cantano delle grandi gesta. Ciliegina sulla torta il rintocco di campana alla fine.
Agony Is My Name: come una macabra filastrocca Algalord esige la sua vendetta! Qui batteria e tastiera si fondono alla perfezione guidando la chitarra di Turilli in virtuosismi neoclassici della miglior fattura prima degli interventi di Staropoli.
Lamento Eroico: i Rhapsody hanno sempre messo alcune parole o brevi cantate in italiano o in latino, soprattutto nei ritornelli, all’interno dei loro pezzi, ma questo è il loro primo vero e proprio brano cantato completamente in lingua nostrana. Arcaico e fantasy a tutto spiano va ascoltato a tutto volume!
Steelgods of the Last Apocalypse: dopo un’intro di circa un minuto comincia uno dei pezzi più epici di tutto il disco, nel vero senso della parola! La voce di Lione viene sorretta dai cori ed alterna momenti più intimi a cariche più metal.
Gli armonici artificiali di Turilli e la batteria lanciata a mille fanno il resto. Da non scordare poi i due brevi assoli firmati sempre Staropoli – Turilli!
The Pride of the Tyrant: questo brano è come un grido di rivolta verso il tiranno Kron che si erge alto nel cielo dove, per l’appunto, volano i grandi draghi.
Rise From the Sea of Flames: veloce come un fendente e feroce come la vendetta, queste le caratteristiche principali di questa traccia bonus perfettamente in linea con il filo narrativo del disco.
Gargoyles, Angels of Darkness: brano di chiusura del disco diviso in tre parti, Angeli di pietra mistica, Warlords’ last Challenge e …And the Legend ends…, di ben diciannove minuti in cui la band sancisce definitivamente la chiusura della saga de “la spada di smeraldo” con una suite che raccoglie tutte le loro influenze classiche e metal. Una perfetta sintesi della band insomma!
Giudizio sintetico: un capitolo fondamentale per tutti gli amanti delle varie sfumature dell’heavy metal, come epic, power e symphonic, e tappa obbligata per tutti i fan della band
Copertina: cos’altro poteva esserci se non un drago che sputa fuoco in volo su delle fortezze assediate?
Etichetta: Limb Music Production
Line Up: Fabio Lione (voce), Luca Turilli (chitarra), Alex Staropoli (tastiere), Alessandro Lotta (basso) ed Alex Holzwarth (batteria) ai quali si aggiungono i coristi e tutti gli altri musici come ad esempio Manuel Staropoli (fratello del tastierista) ai flauti barocchi
Vanni Versini – Onda Musicale