“And now, here they are… The Beatles!”: la voce di Ed Sullivan, personaggio di primo piano nella storia televisiva statunitense, tradisce l’emozione del presentare l’attesissimo concerto del quartetto inglese all’Hollywood Bowl, tempio californiano della Musica.
L’aria freme per il rumoreggiare della folla. Pochi attimi e parte l’inconfondibile attacco di Twist and Shout, con una potenza che percorre l’intero disco. Stiamo parlando di Live At The Hollywood Bowl, disco che è stato pubblicato il 9 settembre 2016 grazie all’eccellente lavoro di Gilles Martin, figlio del grande George, storico produttore ed arrangiatore del gruppo.
Il Live in questione è un remixaggio dell’LP uscito nel maggio 1977, cui sono state aggiunte quattro tracce recuperate dagli archivi Capitol, ed è stato concepito come complemento al docu-film di Ron Howard Eight Days A Week, racconto dei frenetici anni 1962-1966, quando i Fab Four si esibirono in un’incalzante ed implacabile sequenza di performances, dalla fine della permanenza amburghese sino al Candlestick Park di San Francisco (29 agosto 1966), ultima esibizione dal vivo prima del Rooftop Concert del gennaio 1969.
In relazione all’arco temporale 1962-1966 il Live del 2016 ripropone le esibizioni del 23 agosto 1964 e del 30 agosto 1965 con alcune particolarità: innanzitutto la scaletta del cd è una “fusione” tra le tracklist del 1964 [6 brani] e del 1965 [7 brani], rielaborate nella sequenza e con alcune omissioni [If i Fell, I Feel Fine, I Wanna Be Your Man, I’m Down].
Concerti come quelli in questione, nel pieno della Beatlemania, erano spettacoli in cui non si suonavano più di una dozzina di canzoni, per una durata di circa mezz’ora (più o meno la lunghezza di un classico LP).
L’appassionato di musica, ascoltando il cd di Gilles Martin nonché andando a studiare con cura certosina le informazioni riportate da siti come Setlist.fm, noterà come la sequenza dei pezzi snocciolati davanti ad un pubblico in delirio vari pochissimo da un’annata all’altra: d’altronde quelle erano le hit più richieste dai fan. Aggiungiamoci il fatto che erano anche agevoli da suonare dal vivo, nonostante le urla degli spettatori rendessero sempre più ostico ai quattro il sentire ciò che stavano eseguendo: a partire dalla fine del 1965, ma soprattutto con il 1966 è cosa nota come la complessità dell’esecuzione e della registrazione delle canzoni viaggiassero ad una velocità cui la tecnologia – soprattutto in fatto di amplificatori – faticava a star loro appresso.
In conclusione, resta da dire come “Live At The Hollywood Bowl” ci restituisca integralmente, in tutta la sua freschezza, l’energia senza tempo dei concerti dei Beatles. Ascoltatelo, non ve ne pentirete.
Massimo Bonomo – Onda Musicale