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Intervista con La Follia – Tra ferocia e speranza

La Follia

In occasione dell’uscita di Torbido, abbiamo avuto il piacere di fare due chiacchiere con la band post hardcore La Follia.

La Follia è una band che continua a distinguersi per una proposta sonora intensa e un messaggio diretto, senza compromessi. In questa intervista si parla di fantascienza, rabbia, speranza, collaborazioni significative e della scena DIY italiana, con la passione e la consapevolezza che da sempre caratterizzano il progetto.

Sognando Pecore Elettriche” è un titolo che richiama Philip K. Dick e un immaginario distopico. In che modo la fantascienza ha influenzato la vostra scrittura e la visione di questo album di La Follia?

Pensiamo che la nostra scrittura sia stata influenzata inconsciamente dalla nostra percezione del mondo e del futuro, sempre più somigliante a ciò che leggevamo o guardavamo in opere come quelle di Philip K. Dick o in certe anime giapponesi come Ghost in the Shell. La visione di un mondo dove la tecnologia sta prendendo il sopravvento e sta pian piano possedendo anche l’anima delle persone, togliendo ogni briciolo di umanità. Il significato profondo dell’opera di Dick e di certa fantascienza che amiamo è rappresentato proprio da ciò che differenzia l’essere umano dall’essere meccanico, e cioè il sentimento dell’empatia, che è un po’ la chiave di lettura di tutto il nostro nuovo disco.

Il nuovo disco de La Follia è un attacco frontale all’indifferenza, affrontando temi come il cambiamento climatico, la violenza di genere e la guerra. Vi interessa più scuotere le coscienze o dare voce alla vostra stessa rabbia?

Ti ringraziamo per avercelo chiesto perché crediamo tu abbia centrato perfettamente la differenza tra il nostro nuovo disco Torbido e i precedenti lavori in studio. Certamente non siamo meno arrabbiati, assorbiamo come spugne tutto il negativo che ci circonda e in qualche modo abbiamo scelto la musica come mezzo di espressione del nostro profondo malessere.

Torbido però è più focalizzato a togliere quello sporco che c’è in superficie e che non permette di definire le cose per quelle che sono, senza timori reverenziali o facendoci soffocare dalla censura. È un invito a restare umani e non essere complici di ciò che succede intorno a noi, a ricordarci che dietro al numero di vittime che ci vengono dati dai notiziari ci sono delle persone che avevano una vita come la nostra, che ad un certo punto gli è stata portata via.

Da un oppressore e criminale di guerra, da una catastrofe climatica, da una persona che diceva di amarti oppure scappando dal proprio Paese per coltivare almeno una qualche speranza di sopravvivenza. Siamo davvero stanchi di coscienze narcotizzate da TikTok e altre forme di intrattenimento spiccio e superficiale, e crediamo che la musica in generale possa essere ancora un buon mezzo per opporsi a certe dinamiche e una sveglia efficace in grado di destare dal torpore. Non è mai troppo tardi.

Dal punto di vista sonoro, il disco sembra espandere il vostro linguaggio, con contaminazioni che vanno oltre il post-hardcore. C’è stata un’evoluzione consapevole o il risultato è frutto di un’urgenza espressiva spontanea?

Fin da subito abbiamo deciso di lasciarci andare. Venivamo da due dischi oscuri, dove avevamo spostato le sonorità quasi verso il metal e con dei concept ben precisi: uno legato alle malattie mentali e l’altro all’esoterismo e alle streghe come metafora del mondo che ci circonda.

Con Torbido non volevamo avere alcun paletto, abbiamo lasciato che la scrittura venisse fuori naturalmente, semplicemente improvvisando in sala prove. Come grandi appassionati di musica siamo sempre stati molto aperti negli ascolti e questo lato, con il tempo, sta venendo sempre più a galla durante la composizione dei brani. Adoriamo le band che provano a mischiare le carte, contaminando i propri generi musicali di partenza, come i Deafheaven o gli Agriculture in ambito metal, o come Idles e Turnstile nel punk hardcore.

La collaborazione con Filippo dei Pontecorvo e l’inserimento di un intervento di Gino Strada in “Torbido” danno ancora più spessore all’album. Come sono nate queste scelte e cosa significano per voi?

La scelta di affidare delle parti vocali a Filippo è nata per caso, in studio, dettata sia dall’amicizia che ci lega che dalla stima reciproca. Abbiamo pensato che il suo timbro graffiante, in grado di valorizzare la melodia del brano, potesse donare ulteriore emotività a un pezzo a cui teniamo tantissimo, anche per l’argomento che tratta. Gino Strada per noi è un eroe dei nostri tempi, di cui forse si parla troppo poco, e le sue dichiarazioni sono sempre fonte di ispirazione da cui scaturiscono spunti di riflessione importanti. “La tragedia delle vittime è la sola verità della guerra” (Gino Strada), ad esempio, sintetizza
purtroppo perfettamente la realtà di un conflitto.

Nella traccia finale, “Maelstrom”, sembra aprirsi uno spiraglio di speranza. È solo un’illusione o credete davvero che le nuove generazioni possano costruire un mondo migliore?

Ci crediamo fermamente. Abbiamo dei bambini e vediamo ogni giorno la loro intelligenza e il loro potenziale umano. La cosa importante è non abbandonarli a loro stessi, ma cercare di costruire con loro un dialogo onesto e diretto. È necessario dargli i giusti mezzi per poter comprendere al meglio le dinamiche di questa società, per consentirgli un giorno di essere dei liberi pensatori votati alla costruzione di un mondo dove i valori umani non siano qualcosa di inutile da mettere in secondo piano.
Proviamo ogni giorno ad essere un esempio positivo per loro, leggiamo dei libri provando a rispondere alla loro fame di curiosità, giochiamo con loro per instaurare un legame solido e di fiducia reciproca. È stato del tutto naturale scrivere una canzone per loro. Alle nuove generazioni teniamo molto e dovremmo provare in tutti i modi a lasciare un mondo migliore rispetto a quello attuale, ad esempio sforzandoci nel fare scelte più consapevoli a livello di consumi e stile di vita in generale.

Il vostro percorso artistico è sempre stato caratterizzato da un forte senso di urgenza e necessità. C’è mai stato un momento in cui avete pensato di ammorbidire la vostra musica o i vostri messaggi, o La Follia esiste proprio perché rifiuta compromessi?

Più che rifiutare compromessi, amiamo seguire il flusso sonoro originato in sala prove. Noi siamo vicini al pensiero di gruppi come Il Teatro degli Orrori: fare musica è anche fare politica. Siamo cresciuti con il punk hardcore, con i Negazione e con i Refused, gruppi che oltre alla sonorità dirompente non nascondevano la propria repulsione verso sessismo, xenofobia o qualsiasi altra forma di discriminazione. Viviamo in tempi difficili, dove la giustizia sociale sembra stia diventando un’utopia, dove si ascoltano dichiarazioni che sembrano uscite dal medioevo, dove la propaganda politica fa da calamita all’ignoranza più becera.

Nel nostro piccolo vogliamo lottare per i diritti sociali, che ultimamente continuano ad essere calpestati, e crediamo che la musica di protesta possa dire ancora la sua. Siamo molto arrabbiati per certe ingiustizie: per questo facciamo fatica ad ammorbidirci. Per noi è fondamentale suonare in un certo modo.

Il vostro disco esce in collaborazione con diverse etichette indipendenti, in pieno spirito DIY. Cosa significa per voi fare musica in questo modo oggi, e che ruolo ha ancora l’autoproduzione nella scena underground italiana?

DIY per noi è libertà di espressione, sonora ma anche di contenuti. È non avere paraocchi e non essere legati a limiti o paletti di genere. È consolidare rapporti umani e condividere passioni, magari anche con diversi sbattimenti, ma con l’opportunità di essere noi stessi senza preconcetti o timore di piacere a tutti i costi.

L’underground italiano vive di ottima salute: ci capita di vedere un sacco di gente ai concerti e ci sono anche molti giovani.
C’è fermento come non succedeva da un po’ e voglia di sfogare il proprio disagio, figlio di una società che ti opprime e ti soffoca. Ne approfittiamo per ringraziare le etichette DIY che hanno collaborato all’uscita di Torbido:

  • Tutto il nostro sangue, che è anche una bellissima rassegna musicale che vi consigliamo di seguire se volete scovare band della penisola di grande valore;
  • Shove Records, che da tanti anni partecipa all’uscita di molti dei migliori dischi underground, sia italiani che esteri;
  • Porco Rosso Records, che invece si è appena affacciata nel mondo della musica underground.

— Onda Musicale

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