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Charles Mingus: il genio tormentato del jazz americano

Charles Mingus

Charles Mingus è stato uno dei più importanti compositori, contrabbassisti e bandleader del jazz americano del XX secolo.

Figura complessa e multiforme, Charles Mingus ha lasciato un’impronta miolto profonda nella storia della musica, combinando elementi di gospel, blues, musica classica e avanguardia in un linguaggio personale e inconfondibile.

Gli inizi e l’infanzia

Charles Mingus Jr. nacque il 22 aprile 1922 a Nogales (Arizona), figlio di Charles Mingus Sr., un sergente dell’esercito americano, e di Harriet Sophia Mingus. La sua famiglia si trasferì presto a Watts, un quartiere di Los Angeles, dove il giovane Charles crebbe in un ambiente multiculturale.

L’infanzia di Charles Mingus fu segnata da conflitti identitari: di origini miste (afroamericano, svedese, cinese e nativo americano), dovette affrontare il razzismo e l’emarginazione sia nella comunità bianca che in quella nera. Questi traumi giovanili influenzeranno profondamente la sua personalità e la sua musica.

Le prime esperienze musicali di Mingus furono nel coro della chiesa afroamericana che frequentava e nello studio del trombone e del violoncello. Tuttavia, fu l’incontro con il contrabbasso, all’età di 16 anni, a segnare il suo destino artistico. Iniziò a studiare con Red Callender e, successivamente, con il contrabbassista dell’Orchestra Filarmonica di New York, Herman Reinshagen, sviluppando una tecnica eccezionale.

La sua carriera

Nei primi anni ’40 Charles Mingus iniziò a suonare professionalmente a Los Angeles con musicisti come Louis Armstrong, Kid Ory e Lionel Hampton. Nel 1943 si unì alla band di Barney Bigard e successivamente a quella di Lionel Hampton, dove rimase fino al 1948.

Nel 1950, trasferitosi a New York, collaborò con alcuni dei più grandi innovatori del bebop, tra cui Charlie Parker, Bud Powell e Miles Davis. Proprio in questo periodo iniziò a emergere come compositore di grande talento, fondendo le sue influenze classiche (in particolare Debussy e Stravinskij) con il jazz e il blues.

Nel 1952, insieme al batterista Max Roach, fondò la casa discografica Debut Records, con l’obiettivo di dare ai musicisti maggiore controllo creativo sulle proprie registrazioni. Sotto questa etichetta, nel 1953, fu pubblicato l’album “Jazz at Massey Hall“, che documentava una storica esibizione di Charlie Parker, Dizzy Gillespie, Bud Powell, lo stesso Mingus e Max Roach.

Il periodo più fertile della carriera di Charles Mingus fu tra la metà degli anni ’50 e gli anni ’60, quando formò diversi ensemble noti come Jazz Workshop. Con queste formazioni registrò capolavori come “Pithecanthropus Erectus” (1956), “The Clown” (1957), “Mingus Ah Um” (1959), “Blues & Roots” (1959) e “The Black Saint and the Sinner Lady” (1963). Questi album definirono il suo stile unico, caratterizzato da arrangiamenti complessi, improvvisazioni collettive e una profonda carica emotiva.

Il suo stile musicale

Lo stile musicale di Charles Mingus sfugge a facili categorizzazioni. Se il bebop aveva enfatizzato la velocità e la complessità armonica, e il cool jazz aveva privilegiato un approccio più distaccato e cerebrale, Mingus riportò al centro della scena l’espressività e l’intensità emotiva tipiche del blues e del gospel.

La musica di Mingus si distingue per diversi elementi caratteristici:

  1. Composizioni strutturate ma fluide: Mingus scriveva brani con strutture complesse che tuttavia lasciavano ampio spazio all’improvvisazione collettiva, creando un equilibrio unico tra composizione e spontaneità.
  2. Polifonia: influenzato dalla musica di Duke Ellington, Mingus creava intricate trame sonore in cui più voci melodiche si intrecciavano e dialogavano tra loro.
  3. Varietà ritmica e timbrica: le sue composizioni includono frequenti cambi di tempo, dinamica e strumentazione, creando paesaggi sonori ricchi e variegati.
  4. Radici nella tradizione: pur essendo un innovatore, Charles Mingus ha sempre mantenuto un profondo legame con la tradizione afroamericana, dal blues al gospel al jazz di New Orleans.
  5. Contenuto politico e sociale: molte sue composizioni, come “Fables of Faubus” o “Meditations on Integration“, affrontano direttamente temi politici e razziali, anticipando il movimento del Free Jazz degli anni ’60.

Come contrabbassista sviluppò una tecnica straordinaria che combinava virtuosismo classico, swing potente e una profonda espressività blues. Il suo approccio allo strumento era percussivo e vocale, spesso “cantando” le linee mentre suonava.

La sua vita privata e un carattere non facile

La vita personale di Mingus fu tanto tumultuosa quanto la sua musica. Sposatosi cinque volte (con Barbara Guggenheim, Celia Zaentz, Judy Starkey, Sue Graham e infine con Sue Ungaro), ebbe numerose relazioni sentimentali spesso tempestose.

Charles Mingus era noto per il suo temperamento volatile. Le sue esplosioni di rabbia durante i concerti e le prove sono leggendarie: poteva interrompere un’esibizione per rimproverare il pubblico troppo rumoroso o licenziare musicisti sul palco. Questa intensità emotiva derivava in parte dalla sua battaglia contro il razzismo e l’ingiustizia sociale, temi che ricorrevano nella sua musica e nei suoi scritti.

Nel 1966 pubblicò la sua autobiografia, “Beneath the Underdog“, un’opera surreale e provocatoria che mescolava realtà e fantasia, offrendo uno spaccato del suo mondo interiore tormentato. Il libro rivelava anche la sua visione mistica della vita e la sua ricerca spirituale, che lo portò a interessarsi di diverse tradizioni religiose, dallo zen al cristianesimo.

Gli ultimi anni e la sua scomparsa

Nel 1977 gli fu diagnosticata la sclerosi laterale amiotrofica (SLA), malattia che lo privò rapidamente della capacità di suonare. Nonostante non potesse più esibirsi, continuò a comporre, dettando le sue ultime opere al pianista e collaboratore Paul Jeffrey e alla moglie Sue.

Cercando cure alternative, Charles Mingus si trasferì in Messico, ma la sua salute continuò a deteriorarsi. Morì il 5 gennaio 1979 a Cuernavaca, all’età di 56 anni. Le sue ceneri furono sparse nel fiume Gange, in India, secondo le sue volontà.

L’eredità musicale di Charles Mingus è immensa

Ha lasciato un corpus di oltre 300 composizioni che continuano a essere eseguite e studiate. Dopo la sua morte, la vedova Sue Mingus ha fondato la Mingus Big Band, la Mingus Dynasty e la Mingus Orchestra, ensemble che mantengono viva la sua musica. Nel 1993, la Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti ha acquisito l’archivio di Mingus, riconoscendone l’importanza culturale. La rivista Rolling Stone lo ha inserito al secondo posto tra i migliori bassisti di tutti i tempi.

Musicisti di ogni genere, dal jazz al rock alla musica classica contemporanea, riconoscono il loro debito verso l’innovazione di Mingus. La sua influenza si estende oltre la musica: il suo impegno contro il razzismo e per i diritti civili lo rende una figura importante anche nella storia sociale e politica americana.

— Onda Musicale

Tags: Gospel, Blues, Miles Davis, Duke Ellington, Charlie Parker
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