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The Who: perché “Live at the Fillmore East 1968” è un album unico nel suo genere

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Hard rock next, queste le parole pronunciate da un ispiratissimo Pete Townshend nel bel mezzo del famoso “Live at the Fillmore East 1968” assieme ai mitici Who.

Quello che colpisce di più non sono le parole del chitarrista, ma la versione epica e decisamente rock di My Way” di Eddie Cochran, praticamente un marchio di fabbrica degli Who che ha definito la loro musica.

Un altro elemento che rende unico questo doppio album dal vivo è stato l’omicidio di Martin Luther King Jr., avvenuto solo due giorni prima del concerto, che ha evidenziato come gli Who all’apice del successo stessero suonando in un mondo ormai pieno di disordini sociali e rivolte.

Il sound vulcanico e le composizioni più lunghe e complesse rispetto alle prime sonorità pop e R & B emergeranno poi solo un anno più tardi con l’opera rock degli Who, ovvero Tommy.

Live at the Fillmore East 1968riprende in toto la performance degli Who del 6 aprile tranne che per le due canzoni di apertura, Substitute” e Pictures of Lily, perse a causa di un problema tecnico durante la registrazione e poi del tutto accantonate perché il produttore Kit Lambert ha preferito concentrarsi sul futuro “Tommy”.

Oggi, nonostante siano passati 50 anni dalla storica performance, l’album rimane comunque una rivelazione per gli appassionati di rock e dei funambolici Roger Daltrey, Pete Townshend, John Entwistle e Keith Moon come dimostra una selvaggia versione di “My Generation” che dura ben 33 minuti.

— Onda Musicale

Tags: The Who/Pete Townshend/Roger Daltrey/Martin Luther King/Keith Moon/John Entwistle/Tommy/My Generation/Eddie Cochran
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