Siamo nell‘Inghilterra di fine anni ’70 ed il punk sta prendendo il sopravvento sul rock più classico e/o progressivo che ha contraddistinto la mitica isola.
Naturalmente anche altri generi come l’heavy metal ed il reggae stanno andando forte e le band che nascono ormai non si contano più. Tra queste una si distingue in maniera particolare rispetto alle altre decidendo di mescolare reggae, punk e rock.
Dopo i consueti cambi formazione i tre ragazzi decidono di autofinanziarsi il loro disco d’esordio che arriva sugli scaffali dei negozi di dischi nell’autunno del 1978. L’album in questione è “Outlandos d’Amour” e porta la firma di Sting, Andy Summers e Stewart Copeland, in poche parole i Police.
Next to You: da molti definita come “l’unica canzone punk” dei Police, il pezzo presenta una intro scatenata con la chitarra in palm muting di Summers e la batteria di Copeland in primo piano. La voce di Sting, che accompagna i successivi slides di chitarra con un giro di basso azzeccatissimo, è molto più arrabbiata del normale e canta il folle amore per una ragazza dove farebbe qualunque cosa pur di stare accanto a lei. Si addolcisce leggermente nei cori del ritornello, decisamente più melodici e tipici dei Police che tutti noi conosciamo.
So Lonely: come facilmente intuibile dal titolo è un altro brano decisamente malinconico dove si ripetono, quasi, ossessivamente i versi così solo (so lonely) e depresso (so low) intervallati dalle note di Sting e Summers che si prodiga in uno dei suoi mitici assoli. Piccola noticina, pare che per la base della canzone la band si sia apertamente ispirata a Bob Marley ed alla sua celeberrima “No Woman, No Cry”.
Roxanne: tra i brani più famosi dell’album e del trio, Roxanne è stato fortemente censurato a causa del suo testo che parlava di prostituzione. Sting infatti aveva preso ispirazione da delle prostitute che passeggiavano sotto l’albergo della band impegnata nel tour francese. Della storia di questa canzone ne abbiamo parlato più approfonditamente qui (leggi l’articolo). Il pezzo si apre con gli accordi, ed un ritmo decisamente reggae, scaturiti dalla chitarra di Summers seguiti dalle solitarie note del basso di Sting ed un crescendo alla batteria firmato Copeland.
Hole in My Life: chitarre ricche di phaser e coinvolgenti ritmi di basso accolgono l’ascoltatore in un altro brano di solitudine, ma dai ritmi decisamente reggae e vagamente jazz. Si narra infatti di qualcosa che manca nella vita di questo sfortunato protagonista che, nonostante, tenti di essere felice c’è sempre qualcosa che non va. Un buco nella sua vita.
Peanuts: no, non si tratta di un riferimento alla celeberrima striscia con Snoopy e Charlie Brown disegnata da Charles Schulz, ma bensì delle sciocchezze e delle piccolezze che un nome famoso propina al protagonista che ribatte abbastanza seccamente/seccatamente che non ne vuole sentire parlare e che tutto è un gioco. Il brano in questione è molto più rock e ricco di dissonanze rispetto ai precedenti e vede un Copeland inarrestabile ed un Summers decisamente ispirato. “Ritorno” alle sonorità più classiche dei Police nei ritornelli dove sia la voce che il basso di Sting trovano un certo riposo.
Can’t Stand Losing You: ritorno al reggae in pieno stile ed all’ossessione. Si narra infatti di un uomo che non riesce a sopportare di perdere la sua amata, nel ritornello corale ed epico viene ripetuto più volte, tanto che decide di togliersi la vita. Brano decisamente controverso, eppure così dannatamente bello, soprattutto per la copertina del singolo che mostrava un Copeland di spalle in piedi su un blocco di ghiaccio e con un cappio appeso al collo. Un’immagine malinconica come poche.
Truth Hits Everybody: brano più rockeggiante nel quale i Police ricordano come, alla fine, la verità colpisce tutti, nessuno escluso. Fatevi rapire dai cori!
Born in the 50’s: in perfetto equilibrio tra il punk dei Clash ed il reggae più classico questo coinvolgente e corale pezzo parla di tutta la generazione dei Police nata, per l’appunto, negli anni Cinquanta. Tra l’omicidio di Kennedy, la minaccia nucleare, i Beatles e le tante odiate zie!
Be My Girl – Sally: la chitarra ricca di effetti di Summers apre le danze seguita a ruota dal basso di Sting e l’immancabile batteria di Copeland. Nella canzone si chiede ossessivamente ad una giovane se non avesse voglia di essere la sua ragazza fino a quando, stacco improvviso. Un solitario piano tesse le note di una sorta di poesia a metà strada tra il teatrino di quartiere ed un vecchio programma radiofonico prima che ritorni l’elettricità dei Police a tutto volume. Da notare i gridi in conclusione.
Masoko Tanga: sinceramente non saprei neanche da dove iniziare a descrivere questo folle brano conclusivo, ma vi posso dire che tra le varie spiegazioni si racconta che Sting l’avesse inciso sotto ipnosi per vedere cosa ne sarebbe fuoriuscito. Beh, direi esperimento riuscito!
Giudizio sintetico: la prima scintilla, il primo barlume nell’oscurità di una band che non ha certamente bisogno di presentazioni. Spesso il loro nome è stato associato ai brani più commerciali come “Every Breath You Take” senza capirli appieno perciò bisogna rimediare. Fate ascoltare questo album ai più scettici e fateli ricredere!
Copertina: semplice e senza fronzoli, la foto della band in technicolor su sfondo nero
Etichetta: A&M Records
Formazione: Sting (basso e voce), Andy Summers (chitarra, voce e pianoforte) e Stewart Copeland (batteria, percussioni e voce)