Il nome di Sir George Henry Martin (1926 – 2016) verrà sempre ricordato per la sua incredibile abilità di produttore con i Beatles, senza di lui infatti il mondo non conoscerebbe dei classici come “Yesterday” e tanti altri contenuti in album immortali.
Nel 1970, però, il sogno chiamato Fab Four s’infrange perché la band di Liverpool si scioglie e John Lennon, Paul McCartney, George Harrison e Ringo Starr prendono direzioni diverse.
Intervistato il 30 gennaio del 1971, a 45 anni, George Martin parla dello scioglimento dei Beatles, della EMI, di Phil Spector e tanto altro ancora:
Nei tuoi primi giorni come produttore discografica ti sei costruito una reputazione di versatilità del prodotto. Negli ultimi sei anni questo è stato messo in ombra, forse perduto, a causa del tuo legame con i Beatles. Ti penti di questo? Nelle condizioni odierne pensi di poter riottenere tale reputazione?
Non particolarmente, suppongo di essere stato davvero troppo occupato per pensarci. In ogni caso ho cercato molto duramente di mantenere una certa versatilità del prodotto, se non altro per poter continuare a lavorare con vecchi amici. Non penso che uscirò e dirò ‘devo riconquistare quella reputazione’. Faccio quello che ritengo sia il meglio e continuerò a farlo fino a che ne avrò voglia. Preoccuparsi della reputazione, qualunque essa sia, è narcisistico e improduttivo.
Ti penti della tua decisione di lasciare la EMI?
No
La storia delle cosiddette collaborazioni artistiche non è felice. Ti sei pentito di esserti legato ad altri tre importanti produttori discografici?
Neanche un po’. Le collaborazioni con la AIR sono state un successo curioso. Suppongo di essere la punta di diamante del gruppo, ma funziona bene perché siamo quattro persone molto diverse dedite ad una causa comune. So che non potevo fare dischi come Peter Sullivan, tutti i dischi di Tom Jones ed Engelbert Humperdinick richiedevano un’abilità speciale che lui aveva. Allo stesso modo so che non avrei potuto superare i Beatles. Siamo complementari, ci diamo reciprocamente quello che ci manca e di cui abbiamo bisogno e, soprattutto, ci vogliamo bene. Questa è la base della nostra compagnia e si può trovare in ognuna delle 35 persone che lavorano assieme alla AIR.
In America credono che tu sia un milionario. Lo sei?
Certamente no. Non posso dire di non essere benestante, ma i miei bene sono molto legati ad AIR. In ogni caso, durante il periodo di massimo splendore dei Beatles, ho lavorato per la EMI con un piccolo stipendio e non ho avuto nessuna partecipazione ai profitti e nessuna royalty.
È vero che il presidente della Decca, immediatamente prima dell’era dei Beatles, si riferiva alla tua etichetta [Parlophone] come “l’etichetta della spazzatura della EMI?”
È possibile. Certamente, quando assunsi la direzione della Parlophone nel 1955, mi accorsi di quanto povera fosse la relazione con la EMI. Non aveva avuto un vero successo da prima della guerra quando ero a scuola.
È vero che Phil Spector ha remixato uno dei tuoi album con i Beatles?
Let It Be è stato fatto prima di Abbey Road. È stato fatto quando sono apparse le prime fratture visibili tra i Beatles. Non erano giorni felici per i ragazzi ed il risultato è questo album che non è stato il loro miglior disco. John insisteva che avrebbe dovuto essere un album live e non mi permetteva di fare alcun editing, sovraincisione o aggiungere altri strumenti. Beh, il risultato finale non era male, almeno era onesto. Quando ho sentito il disco finale l’unica persona più sorpresa di me era Paul. John lo ha portato a Phil Spector che ha aggiunto un sacco di sovraincisioni vocali e suoni melensi all’album originale cambiando i suoi pensieri originali. È diventato uno dei dischi più non – Beatles mai pubblicato.
Credi che ci sia una relazione significativa tra musica e droghe?
C’è stata, ma non è stata necessariamente benevola. Molta musica è stata creata negli ultimi anni da persone “fatte” per persone “fatte”, ma non credo che questo abbia elevato la nostra musica. Se tu fossi stato drogato non avresti mai potuto avere Sgt. Pepper.
Link: