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Be Forest: oggi parte il tour negli U.S.A.

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Inizia oggi, 8 marzo 2019, l'esteso U.S. Spring Tour '19 dei Be Forest, dopo il successo dei primi concerti italiani, che riprenderanno il prossimo 11 aprile con appuntamenti a Palermo, Catania, Messina e così via.

La mappa dei live americani toccherà invece il The New Colossus Festival di New York e il SXSW di Austin, in Texas, proseguendo per Milwaukee, Chicago, Seattle, Portland, Los Angeles e molte altre città. I Be Forest sono tornati l'8 febbraio 2019 con il loro atteso terzo album, Knocturne, pubblicato come i precedenti – Cold del 2011, ristampato nel 2017, e l’acclamato Earthbeat del 2014 – dal collettivo We Were Never Being Boring
 
Knocturne è un colpo notturno (“knock”, “nocturne”), è l’oscurità che bussa alla porta. Se tutto è illusione, quando si apre il sipario – lo stesso sipario raffigurato nelle suggestive grafiche di Luca Sorbini – c’è un abisso di note nel quale nuotare o sprofondare, davvero, senza compromessi. Costanza Delle Rose (voce, basso), Erica Terenzi (voce, batterie, Eminent) e Nicola Lampredi (chitarra), sempre più autentici, raccontano di essere gli spettatori, nella sala del teatro che è la vita quotidiana, mentre sul palcoscenico c’è quello che siamo, il buio in cui dobbiamo imparare ad avanzare. Knocturne vuole restare sulla linea delle quinte, nel mezzo, tra le pieghe del velluto.
 
All'inizio, pensavamo che questo album fosse ambientato nello spazio… poi ci siamo sentiti attratti dall’opposto, dagli abissi più profondi, dall’idea di quel buio interminabile. E in un certo senso, questa è stata l’immagine che si è impressa più di tutte nelle nuove canzoni.
 
I confini di riferimento, che siano post-punk, shoegaze o dream pop, si fanno meno netti: a risaltare, a risplendere è soltanto la personalità immediatamente riconoscibile del trio di Pesaro. Il sound, il più possibile analogico, è scarno e minimale, nonostante la produzione – condivisa con Steve Scanu – risulti stratificata e sia stata meditata a lungo. È un sound fatto di voci sussurrate, corde riverberate, percussioni marziali suonate in piedi, fumose atmosfere lynchiane. Non a caso il master è stato affidato a Josh Bonati, al lavoro con David Lynch, con Mac DeMarco e Zola Jesus tra gli altri.
 
Dal disco sono già stati estratti vari singoli: Atto I, scelto come teaser, e successivamente Bengala, Gemini e Sigfrido. E la storia non è ancora finita…
 
Maggiori info a questo link.
 
 
 
 
 

 

— Onda Musicale

Tags: USA
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