“This will be our year / it took a long time to come”: in una canzone piena di speranza – e contenuta in quel capolavoro che è Odessey and Oracle – così cantava la voce suadente ed elegante di Colin Blunstone, marchio di fabbrica del suono degli Zombies.
La citazione è perfetta per descrivere il momento più importante del 2019, una vera e propria festa che resterà nella memoria collettiva e soprattutto in quella dei fan del gruppo di St. Albans. Il glorioso coronamento di una lunga e prestigiosa carriera potrebbe sembrare un momento quasi ovvio, ma nel caso degli Zombies nulla è stato fortuito.
Compiendo una veloce ricerca su Google ci si imbatte in una scheda riassuntiva del gruppo: “eligible” cioè idoneo a candidarsi alla Rock and Roll Hall of Fame – con sede a Cleveland (Ohio) – dal 1989, dal momento che per essere inseriti nell’Olimpo della musica devono essere trascorsi minimo 25 anni dal primo disco (singolo, EP oppure album). “She’s Not There” è del 1964, sicché nel 1989 iniziava ufficialmente la candidabilità.
Essere candidabili ed essere nominati sono due cose diverse
Un tratto distintivo della storia degli Zombies è l’attesa di lunghi periodi al termine dei quali vi sono i tanto agognati trionfi. Se dal loro primo singolo trascorsero 25 anni al termine dei quali vi fu la candidabilità alla Hall of Fame, altri 25 ne passarono prima che riuscissero a guadagnare la loro prima nomina. Cosa in sé molto positiva, dal momento che una nomina è una chance importante di essere ufficialmente annoverati tra i Grandi. Non è affatto ovvio che ciò avverrà, ma è giusto credere e sperare nel miracolo.
Come mai gli Zombies siano stati nominati per l’Olimpo di Cleveland solo nel 2014 non saprei spiegarmelo se non con il fatto che in quell’anno cadeva il 50º anniversario del loro esordio, e che illoro famosissimo primo singolo era l’importante accompagnamento della pubblicità di un profumo, il Coco Mademoiselle (prodotto da Chanel). L’associare un pezzo conosciuto ad una pubblicità di un prodotto altrettanto conosciuto era la mossa che poteva aiutare a far scoprire un gruppo al grande pubblico. Nel mio caso fu così.
Altre nomine sono arrivate nel 2017, 2018 e 2019
Ma è stata quest’ultima la carta vincente. Il fatto che le nomine si siano addensate in questo torno di anni probabilmente è stata la conseguenza della valorizzazione – grazie a un tour apposito – della bellezza di Odessey and Oracle, riscoperto ed ampiamente apprezzato nel 50º anniversario della sua realizzazione.
Come nel ciclismo ci sono i sostenitori che, correndo come forsennati, incitano i loro beniamini, così nel caso degli Zombies ci sono stati i loro tenaci, fedeli ed affezionatissimi fan a spronarli alla vittoria grazie al voto online, ben presto trasformatosi in un rito quotidiano. A metà Dicembre 2018 il traguardo era stato ufficialmente tagliato! Sarebbero finalmente entrati nella Hall of Fame: un sogno che diventava realtà!
Le cerimonie di iscrizione, nonostante la sede dell’istituzione sia Cleveland, dal 1986 (anno di inizio) ad oggi si sono svolte in tre differenti città: New York è stata protagonista per ben 26 volte; Cleveland per 5 e Los Angeles per 2. Dal 2018 l’evento è ospitato in alternanza tra le prime due città
Dopo un lungo e tortuoso percorso, il giorno della consacrazione definitiva era arrivato! 29 Marzo 2019: per il gruppo – presente nella sua formazione originale (Rod Argent, Colin Blunstone, Hugh Grundy e Chris White, meno il compianto Paul Atkinson) – la cerimonia cadeva, non si sa se casualmente o volutamente, a 50 anni esatti dal successo postumo di “Time of The Season”, esattamente come lo splendido LP da cui proveniva. In quello stesso giorno del 1969 la rivista americana Cashbox attestava che la band di St. Albans era in testa alla classifica dei singoli più venduti. Ma i suoi membri, Argent in testa, erano già impegnati a percorrere strade separate che, un giorno, senza saperlo, si sarebbero intrecciate nuovamente.
La celeberrima rivista Rolling Stone, tra gli sponsor della cerimonia, ha riportato integralmente sia il discorso che gli Zombies hanno tenuto al cospetto di una platea estasiata, che il resoconto dell’evento
Da questi servizi è emersa chiaramente l’emozione dei quattro in tale circostanza: come se il tempo non fosse passato, si sono ritrovati a coronare un sogno. Il premio ricevuto è stato come una laurea honoris causa, degno coronamento di una carriera straordinaria. Le emozioni che si provano in certi frangenti vengono metabolizzate con non poco sforzo, ma è tutto vero. Non stento a credere a ciò.
Le parole degli Zombies non sono state solo pronunciate, ma anche cantate: al Barclays Center di Brooklyn (NY) il gruppo si è esibito in un poker di gemme. “Time of The Season”, “This Will Be Our Year”, “Tell Her No” e“She’s Not There”. La scarsa qualità audio e video dei filmati su YouTube non rende giustizia ad una performance che immagino sia stata memorabile.
A conclusione del coronamento del sogno, pochi giorni più tardi, vi è stata l’esecuzione di “Time of The Season” durante il Tonight Show del simpatico e bravo conduttore Jimmy Fallon.
“This will be our year / it took a long time to come”: nel caso degli Zombies è stato così. Il successo è stato meritato e per ottenerlo sono serviti tanta fatica e tanta attesa. In quest’anno la gloria della corona d’alloro se la potranno gustare fino in fondo e – come ha detto Rod Argent – tale soddisfazione nessuno gliela potrà togliere.