Musica

Come cambia l’ascolto della musica: dallo streaming alla blockchain

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Con il nuovo millennio, si è aperta l’era dello streaming, dove SpotifyApple Music hanno cambiato il paradigma del modo in cui il mondo ascolta la musica.

Il prossimo grande sconvolgimento per l’industria musicale, dicono gli esperti, potrebbe essere la tecnologia blockchain.

Sebbene il mercato sia ancora nascente, recentemente sono nata delle piattaforme di streaming basate su blockchain, con il sostegno di potenti player del settore come ConsenSys e Warner Music Group. Ad alimentare l’emergere e l’esigenza di nuove blockchain è stata la reazione, quasi unanime, contro le grandi piattaforme di streaming musicale che favoriscono artisti affermati, con musicisti indipendenti che hanno poche opportunità per monetizzare e fare successo con la musica.

Non è un mistero che gli artisti indipendenti guadagnano poco e niente tramite le piattaforme streaming come Spotify. Questo perché le etichette discografiche e le piattaforme prendono la maggior parte delle entrate guadagnate dall’ascolto del pubblico. Ma le cose stanno cambiando, si stanno evolvendo. Così, mentre il mondo è in metamorfosi, anche l’industria musicale continua a mutare e crescere. Ed è in questo contesto che la tecnologia blockchain – come una volta facevano i giradischi e le radio – potrebbe ribaltare e ridistribuire il potere e gli utili del settore musicale.

Lo streaming ora rappresenta il 79% dei ricavi dell’industria musicale statunitense, il più grande al mondo, secondo la RIAA. Sebbene il mercato sia già saturo di servizi di streaming, un sottoinsieme di piattaforme basate su blockchain sta cercando di unirsi. Nell’industria dello streaming musicale, Spotify domina l’intero mercato, rappresentando il 35% della quota totale di abbonati, con Apple Music, Amazon, Tencent e Youtube che hanno rispettivamente al 19%, 15%, 11% e 6%. Eppure il gigante dello streaming non è privo di polemiche. Sono state avanzate lamentele sul fatto che, contrariamente a quanto affermato, Spotify non fa abbastanza per “democratizzare” l’industria musicale, con l’87% dei contenuti sulla piattaforma provenienti dalle prime quattro etichette musicali del settore.

Perfino Taylor Swift ha deciso di sposare la causa contro Spotifym togliendo nel 2014 la sua intera discografia dalla piattaforma in segno di protesta. “La musica è arte e l’arte è importante e rara. Le cose importanti e rare sono preziose. Bisogna pagare le cose di valore. È mia opinione che la musica non dovrebbe essere libera e la mia previsione è che i singoli artisti e le loro etichette un giorno decideranno qual è il prezzo di un album”. Tuttavia, la polemica tra l’artista e il colosso streaming è durato “solo” 3 anni, tanto che nel 2017 Taylor Swift ha ceduto e ha rimesso la sua discografia su Spotify.

Proprio come la radio, i giradischi e i compact disc hanno causato una volta cambiamenti radicali nel mondo della musica, lo streaming di musica tradizionale su Internet è quasi nella sua terza decade. E per molti è arrivato il suo giro di boa.Tanto che l’industria dell’ascolto musicale potrebbe subire l’ennesimo passaggio di consegna, aprendo i lavori all’era della blockchain.

Secondo gli esperti, la tecnologia potrebbe garantire e tutelare i diritti d’autore e frenare i download illegali che sono la vera piaga delle piattaforme streaming.

Per concludere, con l’ascesa e la caduta di molte delle prime piattaforme di streaming, il futuro della blockchain nell’industria musicale è difficile da prevedere. Sebbene la tecnologia possa sembrare pronta a rovesciare un mercato iniquo e di vecchia data, le sfide che deve affrontare per penetrare in un mercato saturo sono considerevoli, così come i problemi di copyright e pagamento. Ma i fallimenti, anche quelli importanti, possono far parte dei normali problemi di crescita di qualsiasi nuova tecnologia.

— Onda Musicale

Tags: Taylor Swift
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