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“È inaffondabile”: la tragedia del Titanic al cinema [Seconda Parte]

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Vediamo ora la storia raccontata dalla pellicola (tralasciando la complessa realtà storica). Realtà e finzione si mescolano non solo a livello visivo, ma anche a livello narrativo, dato che i personaggi effettivamente esistiti interagiscono con quelli frutto di fantasia. In entrambi i casi ci troviamo di fronte ad interpretazioni profonde e credibili.

La narrazione inizia nel 1996, quando la squadra capitanata da Brock Lovett è impegnata – nell’Atlantico settentrionale – a cercare il “Cuore dell’oceano”, un rarissimo e preziosissimo gioiello in cui è incastonato un diamante a forma di cuore, gemma di un blu intenso. Il manufatto, ricavato da un gioiello appartenuto a Luigi XVI (e già questo basterebbe a fare gli scongiuri), si conosce essere appartenuto a Rose DeWitt Bukater, viaggiatrice di prima classe ritenuta deceduta nel naufragio. La ricerca in mare porta al rinvenimento di una cassaforte in cui è contenuto solamente il disegno di una giovane donna, vestita solamente del gioiello in questione. La donna ha un nome: si chiama Rose, è viva, e alla veneranda età di 100 anni contatta Lovett sostenendo di essere la donna del ritratto. Dopo aver conosciuto il cercatore di tesori, l’anziana signora accetta di raccontare la sua personale esperienza del viaggio.

Nel 1912 la donna è una diciassettenne che viaggia a bordo del Titanic in compagnia di Ruth e Caledon “Cal” Hockley, rispettivamente madre e fidanzato.La signora, appartenente all’alta società ma sfortunatamente rimasta vedova di un marito che le ha gravato le spalle del peso dei debiti contratti, non vede altra scelta nel risollevare le finanze della famiglia se non nello spingere la figlia a sposarsi con il benestante Cal, giovane trentenne i cui pregi si limitano esclusivamente al conto in banca, dato che è un uomo pieno di pregiudizi, spocchioso, presuntuoso, arrogante e violento (mi fermo qui con i complimenti). Rose, percependo che tale situazione non ha via d’uscita, si sente soffocare dall’ansia. Tenta di farla finita gettandosi dalla ringhiera della poppa, ma in quel frangente un giovane, spuntato chissà da dove, è provvidenziale nel salvarla. Cal, insieme ad alcuni ufficiali, accorre sul posto quando la donna è già al sicuro: nonostante l’arroganza, riconosce che il giovane – di nome Jack – ha compiuto una buona azione, pertanto decide di invitarlo ad unirsi alla cena dei personaggi illustri. L’occasione per Jack in realtà è una situazione privilegiata per osservare da vicino quella società benestante della quale lui, semplice artista squattrinato salito sul Titanic dopo averne vinto i biglietti a poker, non potrà mai esserne membro effettivo.

Il giorno seguente Rose decide di conoscere più da vicino quel giovane che l’ha salvata.Passeggiando lungo il ponte lance (cioè quello con le scialuppe che, come si vedrà, non basteranno a salvare tutti), avranno modo di conoscere le rispettive vite, confidandosi tutto quello che non è possibile dire ad alta voce. Jack colpisce Rose soprattutto mostrandole il suo album di disegni, prova che lui è un artista di notevoli capacità. Più si frequentano – cercando di non dare nell’occhio – più cresce la complicità tra i due, legame che sfocia in un amore intenso. Sono i Romeo e Giulietta della Belle Époque, dato che la loro vicenda si svolge nell’arco dei cinque giorni dell’unico viaggio della nave (10-15 Aprile 1912). La passione tra i due innamorati, nonostante Lovejoy – scagnozzo di Cal – li tenga d’occhio, riesce a toccare vette impensabili: Jack realizza quel ritratto di Rose che verrà ritrovato nel 1996 da Lovett in una cassaforte; subito dopo riescono a fare l’amore in una Renault imballata nella stiva del transatlantico.

È il culmine della loro felicità, nonostante la tragedia sia in agguato. Poco prima delle 23:40 le vedette Frederick Fleet e Reginald Lee (realmente esistiti), nonostante l’assenza di binocoli e le condizioni meteorologiche avverse, dalla coffa (la postazione collocata a una certa altezza dell’albero maestro) avvistano a fatica una massa scura stagliarsi sulla superficie di un oceano decisamente più piatto del solito. La massa di ghiaccio viene avvistata con un tempismo che non consente al Titanic di ridurre la velocità, peraltro troppo elevata per consentire di evitare la collisione. Dalle ricostruzioni storiografiche successive al 1912 è emerso come la nave non avesse dato ascolto ai ripetuti messaggi con i quali le altre navi presenti nell’area avevano cercato di avvisarla del pericolo rappresentato dai ghiacci. L’Aprile del 1912 presentava le peggiori condizioni meteorologiche mai riscontrate nei precedenti 50-60 anni.

Fleet e Lee danno l’allarme; il primo ufficiale William Murdoch tenta disperatamente di ridurre la velocità di navigazione, oltre ad effettuare una virata a babordo (volgarmente “verso sinistra”, guardando verso la prua). Ma la manovra fallisce lo scopo, dato che la massa di ghiaccio – in modo assai stridente – apre alcune falle a tribordo, sotto la linea di galleggiamento. Successivamente gli ufficiali si renderanno conto che i compartimenti stagni danneggiati sono sei, due in più del massimo consentito ai fini della sopravvivenza.

Jack e Rose, dopo aver ascoltato il personale di bordo commentare una situazione che sin da subito appare disperata, tentano di avvisare Ruth e Cal di quando sta succedendo (e che molti passeggeri, soprattutto di prima classe non riescono a comprendere sino in fondo). Il dispotico fidanzato della ragazza, geloso in modo patologico della sua vicinanza a Jack, tenta di liberarsene accusandolo di aver rubato il “Cuore dell’oceano”. Jack, anche a causa della sua inferiorità sociale, non può ribattere all’infame accusa: viene ammanettato in un microscopico vano della stiva. Condannato a morte quasi certa, viene salvato da Rose, fortunata nel recidergli le manette con un colpo d’ascia.

Nei momenti successivi, mentre il panico aumenta a dismisura la confusione, con la nave che sprofonda sempre più, i personaggi del dramma confermano o rivelano la propria indole: Cal finge di aver trovato un posto sulle scialuppe, quando in realtà vorrebbe salvarsi solo con Rose, abbandonando Jack al suo destino. Rose si opporrà a un destino deciso da altri, ritornando sulla nave e scegliendo di stare vicino al suo amato sino alla fine; Joseph Bruce Ismay, amministratore della White Star Line, viola l’ordine di far salire “prima le donne e i bambini” montando di soppiatto su una scialuppa calata in mare non al pieno della sua capacità; il Capitano Smith e il progettista della nave Thomas Andrews accettano stoicamente ed eroicamente il loro destino, affondando con la nave.

Il momento finale della tragedia vede la nave spezzarsi in due tronconi dopo essersi sollevata dal mare con la poppa. Ore 2:20 del 15 Aprile 1912: il primo troncone si inabissa velocemente, seguito pochi minuti dopo dal secondo. In mezzo all’area del naufragio, ricoperta di oggetti galleggianti e brulicante di naufraghi (molti dei quali moriranno di ipotermia), Jack e Rose trovano una tavola di legno sulla quale provano a mettersi in salvo, ma purtroppo essa non può reggere entrambi. Jack, da vero uomo, sceglierà di sacrificarsi lasciando che sia Rose a mettersi in salvo.

Il film, dopo il salvataggio dei superstiti – solo 700 persone sulle 2200 circa a bordo – ad opera dell’RMS Carpathia, vede Rose nascondersi alla vista della madre e dell’ex fidanzato coprendosi con una coperta: al momento della sua registrazione presso il porto di New York, lei sceglierà di dichiararsi all’ufficiale come Rose Dawson (prendendo il cognome di Jack). Cal non lo rivedrà mai più: si viene a sapere che morirà suicida nella crisi del 1929.

Nelle ultime scene del film, il racconto– dopo essere tornato al tempo presente – vede il cercatore Lovett rinunciare alla ricerca del Cuore dell’oceano, per rispetto verso il dolore della tragedia. Il gioiello in realtà ce l’ha ancora la centenaria Rose, che sceglie di restituirlo al mare gettandolo dal ponte della nave dell’equipe. Nell’ultima scena l’anziana signora si addormenta e la sua mente vaga nei ricordi di quel viaggio di quasi novant’anni prima, immaginando di incontrare nuovamente il suo amato alla sommità del monumentale scalone del Titanic, circondata da tutti i protagonisti del viaggio.

— Onda Musicale

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