“Spacefood”, la guida galattica per buongustai. Per il nostro appuntamento coi libri, questa settimana parliamo di fantascienza con “Spacefood” di Andrea Coco.
Parlare solo di fantascienza, però, è riduttivo: “Spacefood” si va a inserire in quella nicchia non troppo frequentata che coniuga l’umorismo al genere sci-fi. E il titolo del capolavoro di Douglas Adams – quella “Guida galattica per autostoppisti” ormai entrata nell’immaginario degli appassionati – è un riferimento per niente casuale. Ma andiamo con ordine.
Andrea Coco non è nuovo alla fantascienza; oltre che esserne un grande appassionato ha già dato alle stampe numerosi racconti e romanzi. Lo stesso “Spacefood” esce per Tabula Fati in una nuova edizione rivista e corretta. Ma le passioni di Coco sono anche altre, e il libro ne è la prova; la buona cucina, senza dubbio, l’ironia, ma anche il buon vecchio rock d’altri tempi. E Andrea si è divertito a inserire gustose citazioni nel suo romanzo, dal jazz arricchito di “filosofia cosmica” di Sun Ra al rock alternativo di Frank Zappa, dai Deep Purple a Otis Redding, senza dimenticare degli spassosi passaggi sulla musica italiana.
Qualche parola sulla trama di “Spacefood”, senza ovviamente anticipare troppo. La storia si apre con un lungo capitolo che è in realtà la recensione di un ristorante a opera di Aner Sims, protagonista della narrazione. Il ristorante in questione è la “Taverna Galattica di Mario”, dove il buon Aner intende unire l’utile al dilettevole: scrivere il pezzo per “The Times of Hibernia” e festeggiare San Valentino con la fidanzata Net.
Inutile dire che ne accadranno di tutti i colori.
La seconda parte del romanzo ruota invece attorno al misterioso “Ristorante che non c’è”, fantomatico locale dove Aner viene trascinato da un altro degli indimenticabili personaggi del libro, Augusto “Rock” Parboni, già introdotto nella prima parte. La struttura è collocata in un universo parallelo e le regole per accedervi sono quantomeno sorprendenti.
L’ultima parte della storia vede i protagonisti, accompagnati da Scilla Aliprand, spasimante di Aner, impegnati nella ricerca di Apuleius, famoso chef scomparso nel nulla. Sarà sul piccolo pianeta Znavel che si troverà la risposta?
“Spacefood” è una lettura leggera, pur celando qualche blanda frecciata alla società attuale, che però rimane giustamente sempre appena accennata. I personaggi sono tratteggiati con grande efficacia: Aner Sims, critico enogastronomico che anelerebbe a una vita tranquilla ma viene trascinato in avventure ai confini della realtà; Augusto “Rock” Parboni, vera macchina da guerra e insuperabile nel combinare pasticci più o meno gravi; Scilla Aliprand, donna bella ma dal fascino algido, cinica nelle battute ma abile nel trovare sempre il bandolo della matassa di situazioni complesse, e infine Apuleius, il celebre cuoco scomparso, personaggio che si attira le ire dei rivali pur nella sua sostanziale buona fede.
Insomma, se avete amato lo strambo universo dei romanzi di Douglas Adams, se vi piace la fantascienza classica ma non disdegnate un tocco di sano umorismo, e se volete concedervi una lettura rilassante, “Spacefood” potrebbe fare al caso vostro.
Vi lasciamo con una battuta tratta da una delle prime scene di “Spacefood”, che forse chiarisce meglio dell’intera recensione lo stile scanzonato dell’opera: “Non appena scendiamo dallo shuttle, incontriamo Mario, il gestore del locale, seguito dal maître di sala, un robot in smoking.
‘Benvenuti miei attesi ospiti,’ esordisce con un tono sussiegoso. ‘Siete arrivati in un posto fantastico e mangerete in modo favoloso. Sarà una sera di San Valentino indimenticabile”