All’indomani dell’uscita ufficiale del loro nuovo disco dal titolo “Sulla Cresta dell’Ombra“, abbiamo incontrato i Bastard Sons of Dioniso in quali sono venuti in visita alla redazione del nuovo magazine Onda Musicale a Trento.
Jacopo Broseghini, Federico Sassudelli e Michele Vicentini provengono tutti dalla Valsugana e hanno raggiunto la notorietà soprattutto grazie alla loro partecipazione alla seconda edizione del format televisivo della Rai X-Factor, in cui si sono classificati al secondo posto alle spalle di Matteo Becucci e davanti a Juri Magliolo.
I tre giovani rockers trentini, da quella felice esperienza televisiva, hanno saputo capitalizzare al meglio l’opportunità capitata. Senza perdere di vista il proprio stile TBSOD hanno saputo rinnovarsi e mantenersi ad un ottimo livello qualitativo nel panorama musicale nazionale.
Incontrandoli ho trovato tre ragazzi semplici e molto legati al loro territorio, desiderosi di trasmettere, attraverso la loro musica, un messaggio di positività e di energia, senza banalità.
Cosa significa fare rock in Trentino?
“In realtà noi abbiamo al fortuna di crearlo in Trentino ma lo suoniamo soprattutto fuori dal Trentino. Fortunatamente abbiamo il nostro studio di registrazione qui neile vicinanze di Trento, creato dopo 12 anni di lavoro e di sacrifici. Crediamo che il modo migliore per capire cosa significhi fare rock nella nostra regione sia proprio ascoltare i nostri dischi, creati qui in Trentino.”
Per chi non lo sapesse, come nasce il nome della vostra band?
“Il nome è nato molti anni fa, ancora prima di conoscerci – racconta Jacopo – Io suonavo in un gruppo a Pinè che si chiamava The Son Bastard of Dioniso. Allora, che eravamo molto giovani, cercavamo degli stereotipi per dare un certo tipo di impatto. Con il tempo le cose sono cambiate e anche il nome si è trasformato in BSOD, dove Dioniso è il Dio del teatro e della poesia. Non abbiamo la presunzione di considerarci figlio di un Dio ma bensì Figli illegittimi del Dio del teatro e dell’arte oppure figli illegittimo del Dio delle prostitute e dell’alcol. A partire dal nome della nostra band vogliamo dare due possibilità di scelta ai nostri ascoltatori. Una superficiale ed una più profonda. BSOD è tutte e due queste cose. In sintesi possiamo dire che cerchiamo di creare dei contenuti profondi che possano essere apprezzati anche se li guardi subericamente.”
La gente vi considera una band Punk-Rock. Voi come vi definite?
“E’ vero e ma noi non siamo affatto un gruppo punk ma bensì un gruppo rock and roll e lo si capisce molto bene ascoltando il nostro disco acustico. Nella musica punk-rock la ritmica e la chitarra danno quella sensazione di energia per effetto della velocità di esecuzione. Noi facciamo la stessa cosa però studiata nei minimi particolari e in ogni dettaglio. Vedendo un trio come il nostro formato da chitarra, basso e batteria può effettivamente dare l’idea di punk, però nel nostro caso non lo è. Noi ci sentiamo una band rock and roll a tutti gli effetti, proprio come stile di vita potremmo dire, per l’impegno e la fatica che mettiamo nella nostra musica.”
La partecipazione alla seconda edizione di X Factor (2008/2009) certamente ha significato molto per voi. Come ricordate quell’esperienza?
“Per noi è stata una bellissima esperienza alla quale dobbiamo molto, però è stato un gioco. Il messaggio che noi vogliamo trasmettere – prosegue Federico – con la nostra musica, a livello di contenuti, è una cosa completamente diversa. Ricordiamo ancora come è nata la nostra partecipazione ad X Factor. La produzione si era messa in contatto con alcuni studi di registrazione in Trentino per chiedere se avessero qualche band che volesse partecipare alle selezioni. Inizialmente non volevamo partecipare poi ci siamo detti “andiamo a Milano a provare, che non abbiamo mai visto la città”. Noi siamo andati, senza troppa convinzione, ma puntata dopo puntata eravamo sempre ancora in gara, fino alla finale. C’erano tantissimi ragazzi molto bravi. Non avremmo mai immaginato che quell’avventura ci avrebbe portato a questo livello.”
“Sulla cresta dell’ombra” è il vostro SETTIMO disco in studio. Parlateci di questo lavoro.
“Il disco rappresenta il nostro modo di essere felici per quello che ci siamo guadagnati in questi anni di duro lavoro, – racconda Michele – quasi senza il bisogno di doverlo mostrare al mondo. Tanti musicisti cercano a tutti i costi il successo, ma per noi non è importante. Se arriva siamo felici, naturalmente, ma siamo felici ugualmente come siamo adesso. Quello che rende veramente felici è la realizzazione di se stessi anche se viviamo in una società in cui l’apparenza, molto spesso, conta più della sostanza. Il disco vuole dire proprio questo.
Siete in partenza per il tour 2016. Che esperienza sarà e dove vi porterà?
“Sarà molto impegnativo perché faremo un sacco di chilometri. Il tour è la promozione dl disco “Sulla Cresta dell’Ombra“. Saranno 15/20 date fino a maggio per poi partire con il tour estivo e una serie di partecipazione a Festival in tutta Italia. In tante regioni italiane le persone hanno una concezione di festa campestre diversa da quella che hanno i trentini. Non dico che sia migliore, sia ben chiaro. Dico solo che è differente. Ecco quindi che in molte feste o festival puoi trovare dei musicisti davvero di alto profilo che fanno dell’ottima musica e palchi molto grandi in grado di accogliere anche la band più esigente. Noi crediamo che manchino gli spazi appropriati in Trentino, ce ne sono pochissimi. Sarebbe bello, così come avviene in altre regioni italiane, che alcuni locali avessero un palchetto con la strumentazione a disposizione di chi vuole fare una jam session. Sarebbe molto bello che la gente potesse incontrarsi, per puro caso, e suonare insieme.”
Progetti per il futuro?
“Certamente abbiamo in mente un altro disco. Ci sono tante canzoni che “sono rimaste indietro” in questi anni di lavoro insieme e che potranno essere riprese e sistemate.”
Cose ne pensate della musica nella nostra regione? Siete ottimisti e magari vedete qualcuno che, secondo voi, potrebbe mettersi in evidenza?
“Da noi ci sono tantissimi bravi musicisti, anche se fare dei nomi non ci sembra opportuno. Inoltre noi siamo assenti da un pò di tempo dal trentino e quindi, pur producendo la nostra musica qui, non la la suoniamo molto spesso, per tante ragioni. Quando usciamo la sera con gli amici, molto spesso ci ritroviamo in qualche locale dove c’è un gruppetto che suona e, tante volte, sono anche molto bravi. In definita crediamo che ci siano delle situazioni che potrebbero portare qualcuno ad emergere.”
Stefano Leto