Musica

“Junphonia” di Jun

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In occasione dell’uscita del nuovo lavoro dell’artista padovano Jun, Junphonia, recentemente selezionato dalla band cuneese Marlene Kuntz nella promozione del loro ultimo album Lunga Attesa“. Vi riportiamo dunque le parole di Jun per descrivere il suo concept, uscito a pochi mesi di distanza dal primo album.

“Junphonia”è il secondo, ricercato lavoro pubblicato a pochi mesi dal precedente “Strategie Oblique”. Sei in un periodo particolarmente florido, o avevi fretta di condividere i nuovi brani?

“In realtà in questo periodo passo molto tempo nel mio home studio, suono e sperimento parecchio, e se suoni tanto poi le idee vengono un po’ da sé.

Credo che il fatto che sia da solo velocizzi un po’ il tutto nel senso che non avendo una band con la quale provare una o due volte a settimana non devo aspettare che i componenti si imparino le canzoni e trovino una loro parte.

Alla fine un disco rappresenta un periodo della propria vita, il disco era pronto a marzo ed ero soddisfatto del risultato ottenuto, se avessi aspettato uno o due anni prima di pubblicare “Junphonia”, probabilmente, non sarebbe stato più cosi rappresentativo.”

Quali sono le principali differenze tra il primo album e il recente “Junphonia”?

Strategie Oblique” lo vedo come un disco più distorto e compresso, mentre “Junphonia” è più aperto, disteso, mi sembra anche un po’ più allegro.

Junphonia” è un disco che va ascoltato dall’inizio alla fine perché le canzoni si collegano l’una all’altra, c’è ne sono molte, ma sono tutte brevi, circa di 2/3 minuti in media.

Un altro elemento che contraddistingue l’ultimo disco dal primo, sono le trombe e i fiati su alcuni brani che non avevo mai inserito prima.”

Come definiresti lo stile musicale del nuovo disco? Quali correnti sposa?

“Mi piace definirlo come space pop, ci sono varie contaminazioni di tipo elettronico, psichedelico, un po’ prog, anche un po’ jazz.”

Il titolo si riferisce a qualche pietra miliare del passato?

“Il titolo no, se richiama qualcosa non è stata una cosa voluta. Comunque il disco si ispira a “A Wizard, a True Star” di Todd Rundgren.”

Quali sono i concetti principali espressi nella metafora del lungo viaggio?

“Credo che in fondo il tema principale del disco sia quello di essere disposti a rischiare il tutto e per tutto per inseguire il proprio sogno o un obbiettivo importante e cercare di realizzarlo.”

E’ vero che hai composto e suonato tutti gli strumenti da solo? Come ti approcci allo studio degli strumenti che utilizzi? Quale, tra i tanti, il tuo preferito?

“Si è vero, però tante cose le ho fatte a computer tipo la batteria, gli archi o i fiati e altre cose. In verità non sono proprio uno studente modello, il mio approccio è più istintivo, nel senso che provo e sperimento molto cercando la soluzione migliore perché la canzone funzioni e renda al meglio.

Il mio strumento preferito da suonare è la chitarra elettrica soprattutto se ci si attacco dei pedalini tipo fuzz, delay e modulazioni varie, mi piace molto suonare anche il piano.

Poi devo dire che gli strumenti ad arco mi affascinano molto, però non ne so suonare nessuno e gli faccio a pc.”

Incarni un prototipo totalmente “Do It Yourself” di esecuzione e creazione della tua musica. Cosa rappresenta la musica per te?

“Prima di tutto per me la musica è una passione. La vedo anche come una sorta di mondo in cui mi rifugio, in cui posso essere e dire ciò che voglio, e dove posso far accadere tutto quello che mi va senza nessun problema.”

Che progetti hai nel presente e nel futuro?

“Spero di fare qualche live a breve e poi magari verso fine anno mi piacerebbe pubblicare qualcos’altro. Vi ringrazio per lo spazio concessomi.”

— Onda Musicale

Tags: Marlene Kuntz/Todd Rundgren
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