Cultura ed eventi

Centrale Fies art work space: l’incantevole Melancolia dei Dragoni

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A ridosso del Festival Drodesera, in programma dal 22 al 30 luglio, avevo una domanda in testa: in questo momento di convivenza difficile e tragica anche per noi europei, la cultura, quella fatta di avanguardia, di ricerca, di idee “pure e in-sostenibili” ha ancora senso?

Non è una culla nella quale ci ostiniamo a vivere, sordi al mondo? E ora, che i segni della lotta e della morte ci arrivano vicini e ci colpiscono, ancora crediamo nella nostra cultura?

Ieri alla Centrale di Fies è andato in scena La Melancolie des Dragons, un’idea di Philippe Quesne, drammaturgo e scenografo francese.

In mezzo al candore di un paesaggio naturale sorpreso dalla neve, una band di rockers – rigorosamente in jeans, giubbotti di pelle e capelli lunghi (finti) – si arena e resta ad ascoltare, chiusa nella propria auto (una vecchia utilitaria Citroen con al seguito trailer per cavalli), una lunga sequenza di brani musicali evergreen, bevendo birra e rosicchiando patatine. Il concerto previsto non avrà dunque luogo, ma il passaggio casuale di una signora di una certa età, che li scopre e instaura con loro un rapporto di simpatia e curiosità, diventando pubblico, darà loro l’opportunità di esibirsi.

Qui vanno in scena i mille cliché del rock, ma filtrati da una disarmante e inaspettata tenerezza, dallo sbalordimento e soprattutto dall’incanto. Questi personaggi, dall’apparenza di duri, manifestano delicatezza e creatività poetiche, e per l’ormai “amica Isabel” creeranno scene, escamotage teatrali da favola, che – mentre il pubblico, quello vero, ride e sorride – portano in scena il vero tema dell’opera: il bisogno di incontro e di scambio, la capacità di stupirsi e sognare con le poche cose, naturali e non, che l’uomo ha.

La malinconia qui è quel mondo sospeso, isolato, invernale che rende l’atmosfera surreale. Ma la neve, elemento pacificatore, abbraccia il tutto e lo rende particolarmente favorevole alla comunicazione (tra lingue, età, esperienze diverse e lontane). Allora, alla domanda iniziale, dobbiamo rispondere che sì, crediamo nella cultura che è cammino, riflessione e ricerca, di senso, di idee e di valori da condividere.

link video da Youtube

         

         Clara Lunardelli

— Onda Musicale

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