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B.B. King: ecco l’incredibile storia di ‘Lucille’

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B.B. King

41 album in studio, 19 live e ben 10 raccolte. 14 Grammy e sesto miglior chitarrista di sempre secondo la celeberrima rivista statunitense Rolling Stone. B.B. King è il punto di riferimento dei bluesman d’ogni dove e follemente innamorato della sua Lucille.

È B.B. King, pseudonimo di Riley B. King, chitarrista blues ma anche storico cantante dagli anni Cinquanta in poi, trapassato la notte del 14 maggio 2015 nella sua dimora a Las Vegas a causa del diabete di cui soffriva da sempre.

Un’infanzia trascorsa tra le fatiche del lavoro. Fatiche sempre ben accettate e quasi benedette da B.B. King che, in una delle tante interviste dell’epoca, dichiarò: “Fu grazie a quei canti gospel che si levavano dai campi che appresi l’importanza del canto. È lì che avviò la mia carriera”.

Nato a Itta Bene, nella contea del Mississippi, nel lontano 1925, lavorò come raccoglitore di cotone per anni, apprendendo l’antica maestria dalle sempre presenti madre e nonna. Pagato pochissimo (35 cents ogni 45 chilogrammi), affinò la tecnica canora nella locale chiesa ove, settimanalmente, soleva recarsi assieme alla madre che partecipava al coro gospel.

È in questo periodo che scopre Lonnie Johnson e T-Bonie Walker, due artisti neri dell’epoca fondamentali per le comunità afro site negli Stati Uniti d’America.

La carriera di B.B. King è immensa, e le sue dieci raccolte di pezzi storici ne sono una conferma. Ma oggi vogliamo soffermarci per lo più su un pezzo storico del bluesman, conosciuto praticamente da tutti coloro i quali amano la storia della musica: Lucille.

Lucille: la storia

Era un gelido inverno del 1949 e B.B. King si stava esibendo in un locale sito nell’Arkansans, lo storico stato americano con capitale Little Rock. All’epoca non v’erano ancora i moderni impianti di riscaldamento e così il titolare del locale pensò bene di accendere del kerosene all’interno di un barile. La pratica, molto diffusa, è stata poi abbandonata negli anni (tranne che nei sobborghi più poveri delle grandi città) in quanto, oltre ai problemi di inquinamento, vi sono elevatissimi rischi per la sicurezza. Ed è proprio questo il fulcro della nostra storia.

Due uomini probabilmente su di giri iniziano a suonarsele di santa ragione. Il motivo? Una donna di nome Lucille. Durante la colluttazione, i due fanno cadere il barile, cospargendo loro malgrado il pavimento di kerosene. Locale distrutto e fuga generale. Nel tran tran generale, il ventiquattrenne B.B. King, appena uscito dal locale, si accorse di aver lasciato indietro la sua chitarra. Una Gibson Custom Shop semiacutistica. Deciderà, d’impulso, di tornare nel immobile in fiamme, per metterla in salvo.

Gibson Lucille, la chitarra di B.B. King - ClusterNote
Lucille, la chitarra di B.B. King

A mente fredda, terrorizzato dalle lingue di fuoco che si erano levate copiose, ripenserà alla sua vita e a quanto fosse stato folle nel metterla a repentaglio per una chitarra. Eppure avvertì che sarebbe stato l’inizio di una lunga storia d’amore con quella Gibson. No, non era una semplice chitarra: occorreva ringraziare Dio per averla fatta franca; occorreva, ancor più trovarle un nome.

Fu così che il mostro sacro del blues, del memphis blues e del soul decise di chiamarla “Lucille”, come la donna oggetto della dipartita tra i due litiganti.

Ma Lucille non sarà solo una chitarra che lo accompagnerà eternamente in tutte le sue esibizioni. Nel 1968 B.B. King pubblicherà un album in studio dal nome omonimo, contenente 9 tracce. Il primo brano della lista? “Lucille”, manco a dirlo. Ed ecco a voi la sensualissima canzone dell’indiscusso Re del Blues:

Lucille, B.B. King , UMG Recordings, Inc, 1968

— Onda Musicale

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