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Roy Buchanan, il cyborg metà uomo e metà chitarra

Sottovalutato a lungo da pubblico e critica, riservato e scontroso, esasperato da problemi esistenziali, Roy Buchanan ha lasciato un segno indelebile nella storia della musica.

Roy Buchanan è nato il 23 settembre 1939 e ha trascorso i suoi primi anni nella città di Pixley, in California, con suo padre che era un contadino e predicatore e sua madre che era una casalinga.

L’ascolto alla radio di musica gospel e blues antico e l’ essere cresciuto nelle zone rurali dell’Arkansas e della California lo hanno plasmato nelle tradizioni della musica country. Le sue esplorazioni urbane a Los Angeles, Shreveport, Chicago, Toronto e Washington, DC hanno fornito accesso a blues, rhythm and blues e jazz.

I primi passi

Quando ha espresso per la prima volta interesse per la chitarra, aveva sette anni ed i suoi genitori lo mandarono da un insegnante di chitarra locale. I primi pezzi che gli sono stati insegnati a suonare erano (abbastanza naturalmente, considerando il tempo e il luogo in cui viveva) canzoni country. Nel 1953 acquistò la sua prima Fender Telecaster. Questo è stato un punto di riferimento non solo nella storia privata di Roy, ma anche nella storia della musica poiché questo modello di chitarra è stato la sua ascia principale fino alla sua morte.

Quando aveva quindici anni, lasciò la sua casa e imparò dai grandi maestri delle chitarre dell’epoca, come Johnny “Guitar” Watson e Jimmy Nolen. In quegli anni suonava nella band di Johnny Otis. Nel 1957 andò a Chicago e negli studi di registrazione della Chess Records suonò come chitarrista solista nella canzone di Dale Hawkins “My Babe”. A 20 anni Roy era già qualcosa di più di una promessa delle 6 corde: era uno dei chitarristi più talentuosi in circolazione.

Negli anni sessanta il chitarrista si esibiva spesso come sideman con diverse rock band.

In seguito andò in Canada e suonò nella band di Ronnie Hawkins nota semplicemente come “The Band”. Robbie Robertson, il loro famoso chitarrista solista, era originariamente il bassista e ha studiato chitarra da Roy divenendo successivamente il loro chitarrista principale dopo che Leroy se ne andò. A metà degli anni ’60 si stabilì a Washington DC e fondò la sua band, gli Snakestrechers. La band suonava nei club di Washington e divenne nota grazie ai suoni e alle tecniche incredibili di Roy.

I primi successi

Negli anni settanta invece suonava di tanto in tanto a Washington con la Danny Denver Band. Sono questi gli anni in cui iniziò la sua carriera discografica, fatta però di alti e bassi a causa delle sue dipendenze da droghe e alcool.

Nel 1971, ottenne la fama nazionale attraverso un documentario televisivo di un’ora intitolato “Il miglior chitarrista sconosciuto del mondo”. Quello spettacolo gli ha fatto vincere un invito dalla Polydor, la quale gli propose subito un contratto per incidere cinque album e dopo il buon successo del primo, registrato in sole 5 ore, che vendette 200.000 copie, Buchanan iniziò una serie intensissima di concerti che l’avrebbe portato ovunque nel mondo. Il secondo, intitolato semplicemente “Second album“, vendette 500.000 copie e divenne disco d’oro.

Nei primi cinque dischi della sua carriera Buchanan suona praticamente solo due strumenti in alternanza, una chitarra Telecaster del ’54 e una del ’55. In “That’s What I’m Here For” (1974) rende omaggio a Jimi Hendrix con una energica versione di Hey Joe. Il travolgente “Live Stock” (1975) e l’introvabile “Live in Japan” del 1979, sono l’autentica dimostrazione di virtuosismo.

Insoddisfatto però dalle pressioni commerciali della Polydor che voleva renderlo una sorta di rock star, Buchanan nel 1981 firmò con la Alligator Records un contratto in cui aveva la più completa libertà nelle registrazioni di studio.

Solo nella primavera del 1985 riuscì a incidere il suo primo album con la Alligator: “When a Guitar Plays The Blues”. L’album fu un successo sia di critica che di pubblico, scalando le classifiche pop di Billboard e rimanendovi per 13 settimane. La terza e ultima registrazione con l’Alligator, “Hot wires“, fu realizzato nel 1987. Nella sua carriera Buchanan ha inciso in tutto 12 dischi, ma l’uscita di numerosi live e raccolte postume ha notevolmente ingrandito la sua discografia.

La magia del suono di Buchanan

Il suono speciale di Roy proveniva da diverse tecniche e manierismi chitarristici, alcuni dei quali erano una sua invenzione. I più famosi sono stati i suoi armonici pizzicati che sono stati imitati da quasi tutti i chitarristi dall’inizio degli anni ’70 e in poi, come Jeff Beck, Jimmy Page, Eddie Van Halen e migliaia di altri. Quel suono viene prodotto bloccando la corda con il pollice subito dopo la pennata, simile a un’improvvisa raffica di alte frequenze. La prima volta che è stato registrato è stato durante una sessione nel 1962.

Un’ altra sua “invenzione strumentale” è il volume che si gonfia, fondamentalmente abbassando il volume velocemente e alzandolo lentamente quando si suona. Il gonfiore del volume è un trucco comune utilizzato da altri musicisti come Van Halen e Yngwie Malmsteen. Roy ha scoperto le onde per caso quando ha premuto con la mano la manopola del volume.

La terza e più importante parte del suo modo di suonare era la sua incredibile capacità di trasmettere i suoi pensieri e i suoi sentimenti attraverso le sue mani alla chitarra e al suo pubblico. Era capace di rasserenare, rattristire, rendere euforico, inchiodato e ipnotizzato il suo pubblico nel giro di un’ora di esibizione.

La sua telecaster

Nelle mani di Buchanan la Telecaster cantava, si librava, urlava, sussurrava e gemeva come non aveva mai fatto prima. Poteva suonare praticamente qualsiasi cosa immaginava e la sua immaginazione conosceva pochi confini. A differenza di molti chitarristi solisti, il suo genio si è manifestato spesso mentre accompagnava un cantante.

Come sideman ha prodotto lavori ritmici e riempimenti fantasiosi, mentre durante i momenti di assolo era in grado di comporre riff di straordinaria destrezza e bellezza. Al culmine di un assolo esagerava lavorando le corde dal capotasto al ponte usando tutte e cinque le dita di entrambe le mani per creare un’orgia di suoni sconvolgente, le dita della sua mano destra si muovevano in una sfocatura da fingerpicking che è stata descritta da un ex compagno di band come “somigliante a ragni danzanti”.

Tecnica sopraffina

Ha aperto la strada a numerose tecniche, dall’armonico pizzicato (o “squealer”) alla sua manipolazione dei controlli di tono e volume. I suoi talenti apparentemente illimitati erano accompagnati da una confusa predilezione per l’anonimato. ha goduto della sua privacy e del tempo con la famiglia e ha mantenuto la fama e le pressioni che ne derivano a debita distanza.

Roy ha sempre messo il cuore nella sua arte e nonostante il suo strabiliante talento è sempre stato un uomo indifferente verso la fama e le luci dei riflettori.

La ragione è una ed una sola e fui lui stesso a spiegarla:

Il motivo per cui non ho mai puntato al successo è perché non mi è mai interessato. L’unica cosa che desideravo era suonare la chitarra, più per me stesso che per gli altri.

La musica di Buchanan ha influenzato molti chitarristi famosi: Clapton era stupito dalla sua abilità, Jeff Beck ha imitato le sue armoniche pizzicate e gli aumenti di volume, Danny Gatton ha suonato con lui ed è stato influenzato dal suo suono oscuro.

I Rolling Stones, chiesero a Buchanan di unirsi alla loro band che però rifiutò l’invito; questo gli fece guadagnare l’appellativo de “l’uomo che rifiutò gli Stones”. Nei circoli jazz Les Paul, Charlie Byrd, Barney Kessell e Mundell Lowe sono stati pronti a riconoscere e lodare i talenti di Buchanan (e lo fanno ancora).

Il suo lavoro ha attirato ammiratori da ogni campo della musica popolare, dagli eroi del rock ‘n roll agli stilisti jazz, dai cantori dell’ r&b ai rednecks country.

La sera del 14 agosto 1988, tormentato dai suoi demoni interiori causati soprattutto dall’abuso di cocaina e alcool, Roy fu arrestato in stato d’ebrezza dopo una violenta lite domestica. La mattina successiva le guardie della prigione di Fairfax, in Virignia, lo trovarono impiccato nella sua stessa cella.

Sottovalutato a lungo da pubblico e critica, riservato e scontroso, esasperato da problemi esistenziali, Roy Buchanan ha lasciato un segno indelebile nella storia della musica.

La vita di Roy era sia ordinaria che leggendaria. La sua musica non è mai stata completamente commercializzata e questo lo ha mantenuto autentico. Ha attraversato un periodo oscuro per se stesso e lo ha trasformato in oro musicale. Voleva solo suonare nel suo modo unico, si è fuso nella sua chitarra ed è diventato una sorta di meraviglioso cyborg.

— Onda Musicale

Tags: Eddie Van Halen, Jimmy Page, Fender Telecaster
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