Claude Debussy fu un compositore francese il cui interesse principale fu la creazione di una musica capace di suggerire un certo stato d’animo allontanandosi dalle tradizioni classiche e propendendo per nuovi filoni musicali.
Claude Debussy può essere dunque considerato il più grande compositore comparso in Francia dopo Hector Berlioz. Un classico francese da ascoltare nella pace dei sensi sì da favorirne la spiritualizzazione e la meditazione.
Ma il francese fu anche semplicità musicale, compendio e massimo comune multiplo.
Non perderti nei dettagli: semplifica, semplifica, semplifica!
Henry David Thoreau
Debussy e… i Beatles
Studiò la musica orientale rimanendone totalmente affascinato dalle rispettive armonie al punto da adoperarne metriche e scale con particolare frequenza. Ed è qui che entrano in gioco i ragazzi di Liverpool.
I Beatles, come il nostro autore francese, si formarono studiando alcuni stili orientali (e taluni strumenti musicali a corde e a fiato) particolarmente in voga nel mondo indiano.
La coincidenza non sarebbe però frutto del caso: si narra che sia John Lennon che Paul McCartney ascoltassero la musica del Debussy, ergo si tratterebbe di un filo conduttore piuttosto voluto tra loro e la musica del grande compositore francese.
Quando Debussy anticipò i Pink Floyd
Debussy scrive in modo originale per pianoforte, e tutte le sue pagine pianistiche hanno un titolo descrittivo – come ad esempio giardini sotto la pioggia o pesci d’oro – che, sebbene molto brevi, gli permettono esprimere l’immagine che aveva in mente.
Un po’ come i mitici Pink Floyd che tentavano rappresentare nella mente dell’ascoltare ciò di cui volevano parlare. Psichedelia, per l’appunto.
Un autore particolarmente osteggiato che Louis-Ferdinand Céline amava
Sarebbe stato un autori preferiti dal grandioso scrittore francese Louis-Ferdinand Céline.
Dai suoi ascolti, Céline avrebbe tratto la giusta ispirazione per delle piccole canzonette popolari volte ad animare gli spiriti degli ascoltatori.
Semplicità, dunque. Come la celebre “atonalità” del Debussy cioè una rottura del sistema tradizionale di scale e di chiavi senza mai rischiare di creare una vera e propria grammatica musicale.
Genio ed estro. Insomma, un vero e proprio sperimentatore di musica nuova paragonabile ai migliori Syd Barrett e Frank Zappa.