«Bisogna esporsi con autenticità nell’arte». (Daniela Spalletta)
Premessa: ho conosciuto Daniela Spalletta grazie a Luciano Vanni (ex direttore di JazzIt), a cui vanno i miei sentiti ringraziamenti.
Sapete quella sensazione di conforto che vi avvolge quando si torna a casa dopo una lunga giornata? Ecco l’effetto che procura Up, il brano di apertura del disco: il rumore degli uccelli, l’arpeggio di pianoforte, gli archi a seguire…insomma, un dolcissimo biglietto da visita. Inizi ad assaporare l’essenzialità del suono, l’autenticità della voce, la delicatezza degli arrangiamenti. Up è un brano che ti invoglia ad entrare nel mondo di Per Aspera Ad Astra, il preludio adatto prima di imbattersi in Heal Me, dove Daniela Spalletta si presenta con una vocalità raffinata e un sound progressive, sostenuto da una batteria che suscita una certa attenzione.
Da qui, inizi a capire che ogni brano ha una sua storia, e, intanto che ti ambienti, si passa a Colied in a Bondage, il brano che marca il sound del disco, pervaso di contaminazioni ambient, jazz, progressive, fusion, pop, world music. Ha inizio la familiarizzazione con l’album e inizi a percepire il distacco tra la realtà che ti circonda e il concept del disco, che incomincia a sedimentarsi nella nostra immaginazione. In Samsara si apprezza la bravura dell’improvvisazione vocale di Daniela, intenta a dialogare sia con la dinamicità della musica degli Urban Fabula, che con la chitarra di Jani Moder, che sfodera un assolo che ricorda il chitarrista Pat Martino – uno dei grandi del jazz moderno. Interplay perfetto e sinergia totale. Pura empatia musicale.
Eccoci arrivati al nucleo, nonché singolo dell’album: The Gift. Dopo essersi presentata alle orecchie attente dell’ascoltatore, Daniela gli porge un “regalo”: un brano leggero, ma denso di anima e bellezza. Linguaggio “straniero”, ma semplice: termini come breathe, flower, earth, love, sweet, non sono nient’altro che un invito a riappropriarci della forma più autentica dell’umanità: l’amore. Essenziale in un periodo in cui si tende a nasconderci e a difenderci dagli altri, senza alcun motivo, se non quello di avere paura di mostrare le nostra vulnerabilità, la parte più autentica di noi stessi.
I suoni intensi di Power Flow-Er confermano i concetti espressi in The Gift, riuscendo a dare quel senso di continuità che pervade tale concept album. L’assolo di basso rivendica la contaminazione jazzistica, ma non è questa la sorpresa. Man mano, il brano cambia pelle: prima si assiste ad un trascinante swing, e poi ad un ritmo incalzante di matrice fusion. Un chiaro messaggio sonoro: in questo momento avviene la “trasformazione”. Ormai siamo dentro il mondo di Daniela, riusciamo a percepirne i messaggi e tutto ci appare così chiaro: comprendiamo, ufficialmente, le influenze sonore del disco.
Dopo tale consapevolezza, arriva la riflessione: Flamen. L’atmosfera del brano lascia spazio allo scorrere dei nostri pensieri, ed è qui che emerge la sensazione di un’apparente stasi, un invito all’introspezione. Pensieri raccolti dai due brani successivi – Rosa e Flow – capaci di generare lo sfondo ideale per compiere una vera e propria catarsi emotiva.
Yasam: cambia la lingua, cambia lo sfondo musicale. La lingua turca è il chiaro segno del cambiamento emotivo che ci pervade arrivati a questo punto del concept. Qui sembra palesarsi dinnanzi a noi lo scenario della riconciliazione con noi stessi, rappresentata dal dialogo continuo tra la voce di Daniela e la chitarra di Jani. Il tutto, impreziosito da un arrangiamento molto elaborato, ma efficace.
Dopo questo “lungo” viaggio, si ritorna a casa: Rainbow Runners. I suoni tornano ad essere quelli di Samsara o Power Flow-Er, con la timbrica vocale di Daniela ad essere protagonista assoluta della scena, con un arrangiamento che la segue passo passo. Si ritorna alle sonorità fusion, impreziosite sia da un altro magnifico assolo di Jani, che dal definitivo intreccio musicale tra voce e chitarra, a cui sopraggiunge un delicato assolo di pianoforte: anime che tornano a “giocare”, stavolta in maniera più decisa, più diretta, più matura. Ecco palesarsi la piena consapevolezza musicale di ogni musicista presente in questo disco. L’inizio della fine del nostro viaggio emozionale.
Per Aspera Ad Astra (espressione latina che vuol dire letteralmente «attraverso le asperità sino alle stelle»), è il brano di chiusura del disco. Le armonizzazioni vocali di Daniela preparano il terreno per i prossimi viaggi emozionali. Le atmosfere ambient del brano sembrano lasciarci un senso di “sospensione temporale”. Stiamo tornando nella dimensione reale, dove ci aspetta la vita di sempre: infinite tazze di caffè, problemi irrisolti, muri impenetrabili, stanchezza latente. Problemi alleggeriti da un obiettivo importante: la ricerca del first breathe, “il respiro primordiale”. Ovvero, la nostra vera autenticità.
Un disco che penetra, che scorre, che esplode, che lascia il segno. Un disco sbalorditivo, fresco, originale, autentico. Un grido di speranza, in un mondo costellato di maschere. Senza alcuna paura.
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Album: Per Aspera Ad Astra.
Autore: Daniela Spalletta feat. Urban Fabula, Jani Moder.
Produzione: TRP Music (2021).