Cultura ed eventi

Alle Gallerie di Piedicastello ci sono “Segnali di guerra”

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Ci accompagnerà per tutto l’inverno la mostra “Segnali di guerra. Una riflessione attraverso l’arte contemporanea” allestita alle Gallerie di Piedicastello a Trento e proposta dalla Fondazione Museo Storico del Trentino.

Trentacinque artisti hanno portato una o più opere sul tema. Scultura, pittura, fotografia, video percorrono la Galleria Bianca in uno stretto dialogo, le opere affacciate l’una in fronte all’altra. In apertura campeggia il grande “Elmo arcaico” di Mimmo Paladino che come una capanna di bronzo protegge la mente e gli uomini, ma al contempo richiama la tremenda potenza della guerra. Il percorso si accende poi nel trittico di Fernando De Filippi “Il tempio del fuoco”, luogo del sacro che brucia nello spirito o di fiamme distruttive, forse trasformatrici; e poi la lunga nave dei profughi di Nicola Zamboni scultura di impressionante forza evocativa, il “Make love not war” di Nino Migliori, cinque fotografie in b/n sul contrasto fra procreazione e distruzione. Solo per citarne alcune.

Stupisce, anche se accade di frequente, che fra gli artisti scelti sia presente una sola donna, Mirta Carroli, con “Il volo degli aironi (Stormo)”, una scultura a calice che regge e trattiene sull’esile gambo lame di ferro (uccelli o aerei?).

Il sottotitolo della mostra è quanto mai azzeccato e sottolinea come l’arte sia in grado di condurre il pensiero all’evidenza e alla profondità della guerra, di tradurre il senso di annientamento dell’umano, della sua sofferenza e distruzione.

Come un demone di cui non ci si riesce a liberare e del quale si percepisce l’urlo (vedi la tela di Concetto Pozzati a chiusura della mostra)  la guerra serpeggia nel tempo, ricorre nella storia, e ripropone l’incapacità di essere vinta, di essere messa fuori gioco. Un demone che fa dell’uomo, a qualsiasi fazione o esercito egli appartenga, un vinto.

Molte delle opere esposte sono di grandi dimensioni e forse necessitavano di maggior spazio per essere osservate e colte appieno nella loro intensità.

La mostra resterà aperta fino al 29 gennaio 2017.

 

Clara Lunardelli – Onda Musicale

 

 

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— Onda Musicale

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