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Un disco per il week end: “Rush” dei Rush

Siamo in Canada alla fine degli anni ‘60 e tre ragazzi, dopo aver transitato per le varie band scolastiche, di formare il proprio gruppo. Nello specifico un trio. I tre ragazzi sono Geddy Lee (basso e voce), Alex Lifeson (chitarre) e John Rutsey (batteria), sono nati ufficialmente i Rush.

Nel 1974 i tre pubblicano l’omonimo album d’esordio che suona come un disco della sua epoca, con chitarre blueseggianti e voce che ricorda quella di Robert Plant dei Led Zeppelin.

Il tutto è sorretto, oltre che dalla grande tecnica di Lee e Lifeson, dalle rullate di Rutsey che abbandonerà la band nello stesso anno del debutto a causa di motivi di salute, diabete, e divergenze artistiche.

Successivamente Rutsey verrà sostituito dal virtuoso Neil Peart per “Fly by Night” (leggi qui l’articolo) del 1975, e così rimarrà.

John Rutsey, purtroppo, è morto nel 2008 a causa di un infarto dovuto a delle complicazioni del diabete lasciando questa sua unica opera con il trio canadese. Diamo dunque un’occhiata alla tracklist di questo esordio

 

Finding My Way: il riff della chitarra indiavolata di Lifeson si fa largo lungo il pezzo aumentando gradualmente di volume fino ad incontrare la voce ed il basso di Lee che si tuffa letteralmente a capofitto nella musica. Rutsey segue il tutto magistralmente seduto dietro alle pelli della sua batteria.

Need Some Love: più rockeggiante sia per il giro che per il testo, cercare una bella ragazza che tenga vivo un giovane uomo, è breve e diretta per la gioia degli appassionati di rock targato seventies.

Takea Friend: come nella prima traccia c’è un aumento graduale di volume, ma questa volta è opera della coppia Rutsey/Lifeson. Le influenze degli Zeppelin e dei Cream sono innegabili e, se prima c’erano dubbi, questo pezzo ne è la dimostrazione più evidente.

Here Again: più tranquilla ed intima questo pezzo dura circa 7 minuti, mantenendo atmosfere quasi progressive come l’ultimo brano del disco, e si caratterizza per delle sonorità smaccatamente più blues. L’assolo di Lifeson è la prova lampante così come il mood generale che si respira durante tutto il brano.

What You’re Doing: la voce di Lee arriva, si sdoppia ed echeggia in un brano pieno di groove che vi farà fare un salto dalla sedia. Alzate il volume!

In the Mood: trascinante blues rock da ascoltare e riascoltare questo pezzo è, insieme ai molti della vasta discografia della band, uno dei brani più coinvolgenti del primo periodo che i Rush eseguono dal vivo ancora oggi

Before and After: altro pezzo che fonde le atmosfere rock e blues con quelle prog. Inizio lento e cadenzato con chitarre ricche di delay e chorus per poi partire in quarta, un vero e proprio marchio di fabbrica dei Rush.

Working Man: le sonorità sono un presagio di quelle presente nel mitico, e successivo, 2112 del 1976. La dura giornata lavorativa di un uomo che, ormai, non ha più tempo per nulla a causa della sua professione.

 

Giudizio sintetico: Probabilmente non farà urlare al miracolo, ma già da questo rock/blues di matrice zeppeliniana si poteva già vedere tutto il genio progressivo, e tecnico, dei Rush già con pezzi come Working Man.

Da ricordare che molti di questi brani, tra i quali Finding My Way, sono ancora eseguiti dal vivo. Personalmente lo suggerisco in ogni caso perché solo capendo bene le origini si potrà apprezzare l’evoluzione di una band come quella dei Rush.

Copertina: Il logo della band color fucsia che esplode da uno sfondo bianco e fumettistico

Etichetta: Mercury Records

Line up: Geddy Lee (basso e voce), Alef Lifeson (chitarre) e John Rutsey (batteria)

 

 

Vanni Versini – Onda Musicale

 

 

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— Onda Musicale

Tags: Led Zeppelin, Robert Plant, Cream, Vanni Versini, Rush, Geddy Lee, Alex Lifeson, Neil Peart, Fly by Night, John Rutsey
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