“Deve suonare come un organo, ma più forte”. Così aveva immaginato questo nuovo strumento musicale Adolphe Sax quando nel 1841, non contento degli strumenti a fiato e delle loro prestazioni nei registri bassi, inventò il saxofono anche se lo brevettò solo nel 1846.
Lo strumento fu favorevolmente accolto da importanti compositori quali Mayerbeer e Hector Berlioz che lo introdussero nelle loro composizioni. In Italia fu adottato dal Conservatorio di Bologna, su consiglio di Gioacchino Rossini, già nel 1844. Mal’ostilità di altri fabbricanti di strumenti musicali, l’azienda di Adolphe Sax fu data più volte alle fiamme, i suoi dipendenti minacciati e lui stesso subì aggressioni fisiche e trascinato in tribunale più volte, lo condusse alla bancarotta e tuttavia Sax continuò la sua attività, fin quando, malato di cancro e in miseria morì nel 1894 a Parigi che ne custodisce le spoglie nel Cimitero di Montmartre.
L’opera di mortificazione dell’inventore e del suo strumento, alla fine del diciannovesimo secolo, era pienamente riuscita. Il sax era uno strumento caduto nel dimenticatoio, anche se il suo utilizzo all’interno della musica per banda non era mai scemato. Ma fu l’erompere travolgente del jazz a restituire, nei primi anni del ventesimo secolo, in America inizialmente, la giusta importanza a questo strumento potente e affascinante. La sua voce fu talmente poderosa, la sua diffusione talmente rapida e capillare che in breve si poté parlare di vera e propria mania, della “Saxophone craze” degli anni venti per merito di musicisti spesso dimenticati, ma non meno grandi, come per esempio Rudy Wiedoeft che è stato uno dei musicisti più apprezzati degli anni ’20 negli Stati Uniti. Ed è proprio dall’America che possiamo far cominciare la storia di un collezionista davvero unico.
Occorre la giusta combinazione di competenza e pazienza, di ossessione e soprattutto passione per essere un collezionista come si deve. Se volete averne un esempio e vi trovate, anche solo per una breve vacanza, nei pressi di Roma potete fare visita al Museo del Saxofono, riconosciuto e accreditato nell’OMR del Lazio, che si trova nel Comune di Fiumicino e precisamente a Maccarese. Un Museo unico al mondo che custodisce la più grande collezione di sassofoni messa insieme dal maestro, sassofonista, insegnante di musica e collezionista Attilio Berni a partire dal 1995 quando, appunto, di ritorno dal viaggio di nozze in America, portò con sé un container contenente 200 sassofoni.

Certo i numeri raccontano e sono numeri in costante evoluzione, grazie al lavoro di ricerca, restauro, e anche alle donazioni fatte al Museo che ormai viaggia attorno ai cinquemila pezzi custoditi tra sassofoni e accessori, sassofoni giocattolo, fotografie, vinili e altri strumenti musicali. Ma quello che i numeri non possono fare è narrare le tante, innumerevoli storie che ogni strumento chiuso nel vetro delle teche sembra voler raccontare a chi abbia desiderio e pazienza di ascoltare. In questo caso ogni strumento tornerà davvero a suonare per merito di Attilio Berni e a raccontare le storie di ognuno di loro o dei loro proprietari, sconosciuti o famosi che siano. Perché la collezione custodisce dei pezzi unici e rari appartenuti a musicisti di fama internazionale. Includiamo tra questi anche Wiedoeft del quale il Museo custodisce il sax Model 22 placcato in oro della prestigiosa casa produttrice Selmer. E ancora quelli appartenuti a Sonny Rollins, Tex Beneke, il saxofonista che avrete sentito tante volte suonare i brani più celebri dell’orchestra di Glenn Miller, Ralph James, Marcel Mule uno dei più importanti saxofonisti classici, Jan Garbarek, Benny Goodman.
La collezione va dal piccolissimo soprillo, solo 32 centimetri di lunghezza,prodotto dall’artigiano tedesco Benedikt Eppelsheim, al gigantesco sub-contrabasso J’Elle Stainer alto tre metri, che presenta una lunghezza complessiva del tubo di oltre sei metri, dal peso di più di 24kg il cui suono più grave è prossimo alla soglia minima di udibilità: 25,9Hz. Si tratta di un prototipo assoluto interamente costruito a mano, nel 2012, dall’artigiano brasiliano Joao Luiz da Rocha sul progetto originario di Adolphe Sax che però non lo realizzò mai. Perdersi tra i tanti strumenti esposti non sarà difficile, ci penserà il maestro Attilio Berni a condurvi tra le note e i racconti, tra i sax più preziosi quale il Conn O-Sax del 1928, un saxofono mezzosoprano dal timbro unico e dal design altrettanto visionario per l’epoca.
E quelli apparentemente più modesti come il sax tenore Conn Virtuoso Artist De Luxe realizzato nel 1924 ed inciso dal celebre Julius Stenberg. Lasciatevi raccontare della sua storia, di come sia stato recuperato in una bancarella di Londra nel 1995, in occasione di un viaggio del nostro Berni, e una volta rimesso a punto rivelarsi uno strumento unico. Chiedetegli di raccontarvi la passione che si nasconde all’interno, nell’incavo delle tazze delle note del do, si e sib, dove solo un occhio mai domo potrebbe curiosare. Chiedetegli di Mary e dei versi a lei dedicati che vi si nascondono. Poi continuando la vostra escursione, dopo esservi imbattuti tra l’altro nelle trombe che compaiono nel film di Tornatore “La leggenda del pianista sull’oceano”, perché Attilio Berni è anche all’occasione fornitore di strumenti musicali a produzioni cinematografiche, quali ad esempio “The talented Mr. Ripley” di A. Minghella o “The gangs of New York” di M. Scorsese, vi potrà capitare di trovarvi davanti a sax davvero particolari. Per esempio il Grafton Plastic, inventato dall’italiano Ettore Sommaruga, un musicista torinese che nel 1937 perseguitato dal fascismo si trasferì in Inghilterra.

Nel 1948 depositò il brevetto e nel 1950 iniziò la produzione di un sax in plastica e ottone, di elevata risposta qualitativa ma a costi contenuti. Usato da Ornette Coleman e Charlie Parker a quest’ultimo è legato un famoso aneddoto che rammenta del genio e della sua disperazione. Maggio del 1953, alla Massey Hall di Toronto è atteso sul palcoscenico da Max Roach, Dizzy Gillespie, Bud Powell e Charles Mingus, ma non ha più con sé il suo sax alto King Silversonic che il giorno prima aveva impegnato per procurarsi una dose di stupefacenti. Un rappresentante della John E. Dallas Limited propose a Parker di suonare un sax alto Grafton Plastic e lui si esibirà in maniera sorprendente. Come altrettanto sorprendente è il sax Conn Double bell, un saxofono artigianale costituito da due campane. O ancora, il sax G. H. Huller Jazzophone, uno strumento a due campane, più che altro una tromba costruita nella forma di un saxofono.

Una campana suona normalmente mentre l’altra ha una sordina ed un meccanismo a chiave per ottenere l’effetto “wa-wa”. Non arrendetevi, lasciatevi andare e troverete ancora il Mellosax di Snub Mosley, l’alto TIMIS con meccanica invertita, una serie di strumenti di Adolphe Sax. E ancora il LYRICON della Computone inventato da Bill Bernardi. Uno strumento musicale elettronico a fiato. Insomma, potremmo andare avanti così ancora a lungo, ma non sarebbe mai coinvolgente quanto il trovarsi circondati da tanta luminosa bellezza.
Perché il bello di questa visita comincia dagli occhi e i vostri vi assicuro si perderanno seguendo le incisioni raffinate che artigiani altrettanto appassionati hanno realizzato sugli strumenti, custodi generosi di note che attendono solo di essere liberate. A latere della collezione vi sono quattro sezioni collaterali, relative ai sax-giocattolo (più di 300 pezzi originali dagli inizi del ventesimo secolo agli anni ’50), alla mostra fotografica con ottocento foto d’epoca originali che vanno dalla fine del XIX secolo agli anni ’60, una sezione dedicata agli accessori (imboccature, gadget e curiosità), ed infine una sezione dedicata ai cataloghi musicali, libri e documenti. Il tutto a testimoniare, una volta di più, della influenza avuta dal saxofono sulla cultura occidentale.
Tra le attività non secondarie del Museo bisogna ricordare i concerti serali, le lezioni-concerto, le mostre ed esibizioni legate al saxofono. Quali per esempio, fino al 26 settembre all’interno della manifestazione Fiumicino Jazz Festival una serie di concerti, Conversaxioni, incontri musicali e gite musicali sul battello con la Continental Dixie Band. Il Museo è anche auditorium, polo di ricerca e didattico che ospita spazi espositivi e ristorativi, offre visite guidate, audizioni con gli strumenti dei grandi musicisti del passato, corsi di musica, masterclass, conferenze, rassegne e installazioni multimediali. Il tutto per dar vita e custodire il ricordo di un percorso stimolante e coinvolgente.
(a cura di Massimo Turtulici)