E’ uscito venerdì 17 settembre 2021 Il Pezzo Mancante, il nuovo album di Dado Bargioni fuori per Ohimeme e in distribuzione Artist First, prodotto da Luca Grossi presso Flat Scenario.
In contemporanea, esce anche il singolo Le cose che cambiano. Finalmente è completamente svelato il mondo meltin’ pop del cantautore e musicoterapista piemontese.
Questo è quello che ci ha raccontato a riguardo.
Perché secondo te è tornato di moda il cantautorato in quest’ultimo periodo? Qualche anno fa un Calcutta all’Arena di Verona sarebbe stato impensabile…
Quando parliamo dei cantautori (soprattutto alla generazione dei cinquantenni) pensiamo a DeAndrè, Guccini, DeGregori, Dalla, autori di spessore, figli del loro tempo e delle storie legate a quel periodo. Certamente funamboli della prosa e della poesia. I tempi sono diversi ma le storie ci sono ancora e così i cantautori. C’è sempre stato bisogno di menestrelli e cantori (e sempre ci sarà) che mostrassero il focus sulle notizie, i sentimenti e sul loro cambiamento. Hanno mutato pelle, linguaggio e forse oggi sono più diretti (a volte gergali) ma raccontano il nostro vivere. Non credo che il cantautore in effetti sia mai passato di moda. Negli anni 90-2000, i Fabi, i Gazzè e i Silvestri hanno traghettato bene le masse dai “classici” ai bravissimi giovani.
Segui realtà come Sanremo o X-Factor? Che ne pensi della musica che passa in tv?
Non sono il più adatto a rispondere perché non amo molto i talent nè, in genere, tutta la musica che passa in TV . Sono un fruitore vecchio stile, ascolto la radio, oggi lo streaming e spesso mi lascio consigliare da fidati amici, ascoltatori di qualità. Per quello che vedo, quando ci capito, ci sono parecchi giovani talenti. Credo (e non ritengo di dire nulla di nuovo) che il format paghi molto al momento e meno sulla lunga distanza (a meno che non si abbia la fortuna di crescere artisticamente essendo seguiti come si deve. Con un investimento, insomma.). Le ossa bisogna farsele e, a mio avviso, meglio se su un piccolo palco davanti a 30 persone per molte sere all’anno. Un tempo, gestire quella situazione, senza sentirsi già una star televisiva, era molto più arduo. Oggi hai subito un grande pubblico e puoi solo perderlo. All’epoca si conquistava un poco alla volta, ma ti rimanevano appiccicati addosso.
Hai mai pensato ad un talent o a un lancio televisivo per il tuo progetto? Ci sono pochi rappresentanti over 30 e over 40…
Io scrivo canzoni (prima di tutto), me le suono e me le canto. Fondamentalmente faccio ciò che mi piace nel modo che preferisco e non sono pronto ad omologarmi. Non ho mai pensato al talent… Mi piace la strada più difficile, quella che il covid ha indebolito, quella che passava dai locali e dai mille concerti a contatto con la gente. Gli over 40 la pensano come me sui talent, ecco perché non li trovate in TV. Forse dovremmo tutti uscire (ahimè parlo sempre come se fosse il 2019!), andare a qualche concerto in più e spegnere la televisione, lasciando XFactor ai non musicisti e Masterchef ai non cucinanti.
Sei già riuscito a portare dal vivo quest’album?
Poco, purtroppo. Ho avuto un po’ di problemi ultimamente (non covid) che mi hanno impedito di suonare ed hanno richiesto una fisioterapia. Non sapevo bene i tempi di recupero e la situazione locali e permessi era in continua evoluzione. Mi sto muovendo ora per l’autunno/inverno…
E adesso?
Come ho detto, adesso lavoriamo per portare in giro quest’album meraviglioso! Ho chiuso un cerchio con l’uscita de “IL PEZZO MANCANTE” ma ho già pronto un nuovo inizio. Chi non passa dal mainstream, in effetti, non può permettersi di stare fermo per troppo tempo! E comunque, per me, scrivere è sempre stata un’urgenza.