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“Sita”: l’esordio magico di Alessia Tondo, cantante del Canzoniere Grecanico Salentino

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Foto cover
Tra il sussurro di Nick Drake e la cultura del Salento, tra avant-folk e ricerca vocale, l’artista pugliese debutta da solista narrando il suo rito di guarigione. Ospiti Mauro Durante del Canzoniere Grecanico Salentino e Redi Hasa.

Alessia Tondo: «Sita è il mio racconto più intimo, quello che fino ad ora avrei raccontato o sussurrato all’armadio della mia stanza e a nessun altro. È la mia rosacea, i miei perché più insidiosi, la mia luce più bella. È l’attacco di panico peggiore e il migliore antidoto per placarlo. Sita è nato dal petto e dalle viscere, in solitudine. Non ha bisogno di urlare ma di sgrovigliare, è l’esorcizzazione del “malepensiero”, il mio rito di guarigione che si compie col racconto. Mette a posto le sensazioni e i pensieri. Solo dopo essere nato ha incontrato gli altri, si è fatto vedere nudo, così e ha aspettato, aspetta ancora di essere accolto».

Sita

Da queste parole si intuisce che Sita (Ipe Ipe Music, distr. Goodfellas, distr. digitale Artist First), il suo album d’esordio da solista, raccoglie una vita più che una sequenza di canzoni. Anticipato dal singolo Aria e dal relativo videoclip che in poche ore ha raggiunto oltre 10.000 visualizzazioni, concepito e sviluppato come la sua personale narrazione di un rito di guarigione, Sita è un lavoro prezioso, intimo ma al tempo stesso universale, magico e profondo. Uno dei rari esempi in cui la cultura popolare, nello specifico quella del Salento da cui Alessia Tondo proviene, è personalizzata e trasfigurata in chiave visionaria.

Alessia Tondo

È una delle voci più importanti del panorama pugliese. A soli sei anni cantava insieme alla nonna nel gruppo salentino Mera Menhir; pochi anni dopo viene lanciata dai Sud Sound System nel brano Le radici ca tieni; con loro ha continuato a collaborare in concerti e Tv (Rock Politik su Rai 1, Parla con me su Rai 3 etc.).

A tredici anni entra nell’Orchestra della Notte della Taranta come solista, duetta con tutti gli ospiti e collabora con i maestri Mauro Pagani, Ambrogio Sparagna, Ludovico Einaudi, Goran Bregovic, Giovanni Sollima, Phil Manzanera, Carmen Consoli, Raphael Gualazzi.

Dal 2006 al 2011 ha partecipato a vari appuntamenti dell’Orchestra Popolare Italiana diretta da Ambrogio Sparagna, dividendo il palco con Peppe Servillo, Simone Cristicchi e Idan Raichel. Nel 2006 fonda Triace, il cui album è stato prodotto da Elena Ledda e S’ard Music.

Nel 2008 incide Yara per l’album L’immagine di te dei Radiodervish; nel 2011 Donna di frontiera per l’album Messa Laica di Michele Lobaccaro (nel quale collaborano Franco Battiato, Caparezza e Nabil Bey), dedicato a Don Tonino Bello. È il 2012 quando scrive per Ludovico Einaudi il testo della fortunata Nuvole bianche, lanciata poi come singolo del suo album Taranta Project. Scelta dal compositore Admir Shkurtaj come voce per l’opera da camera Kater i rades. Il Naufragio (co-prodotta dalla Biennale di Venezia), debutta al 58° Festival Internazionale di Musica Contemporanea della Biennale.

Nel 2015 Alessia Tondo entra a far parte come interprete e autrice del Canzoniere Grecanico Salentino, che nel 2018 vince il prestigioso Songlines Music Awards come miglior gruppo di world music.

Nel Salento la sita è la melograna

…simbolo di buon augurio, di incontro e condivisione. A questa simbologia Alessia si è ispirata per immaginare un disco-manifesto, un’opera in otto tracce scritte interamente da lei – con la partecipazione del violino di Mauro Durante del Canzoniere Grecanico Salentino (in Me putia bastà) e del violoncello di Redi Hasa (in Sta notte) – e caratterizzate da un’ampiezza di elementi, dall’acustico all’elettronico, tra ballate arcane, intrecci vocali antichi che grazie a loop e pattern diventano contemporanei.

Alessia Tondo

Una filosofia di fondo minimale, appena accennata, come specifica Alessia Tondo ricordando l’esigenza di sottrazione e sussurro:

Sita ha avuto il coraggio di sussurrare solo perché negli anni ho ascoltato dei dischi in cui i brani mi hanno trafitto il petto ed erano assenti grandi virtuosismi vocali. Il re, per me, in questo tipo di racconti è stato Nick Drake. Non mi paragono minimamente. Semplicemente i suoi dischi mi hanno detto che se avessi avuto voglia di dire qualcosa avrei potuto farlo anche senza alzare troppo la voce e senza dover per forza dimostrare quali competenze tecniche avessi acquisito negli anni.

Musica popolare come mistero e terapia

Sita svela un volto misterico e terapeutico della musica popolare, come ricorda Alessia Tondo sottolineando la narrazione individuale del suo quotidiano: «Se penso che la musica popolare ha sempre raccontato il quotidiano, ha sempre fotografato attimi di vita, allora io ho raccontato il mio quotidiano, anzi, tanti miei quotidiani. Se penso invece che la musica popolare per essere tale debba legarsi al concetto di “musica del popolo”, allora dovremo aspettare che qualcuno possa riconoscersi nelle parole di Sita o riconoscere qualcosa di familiare. Se Sita avrà raccontato anche un quotidiano che non è il mio, allora si, sarà musica popolare».

Passato e futuro, tradizione e avanguardia, quotidiano ed eterno in un esperimento audace, enigmatico, rivelatorio.

Sita è prodotto da Domenico Coduto per Ipe Ipe music nell’ambito della Programmazione Puglia Sounds Record 2020/2021.

Sita come rito di guarigione

Sita è la mia personale narrazione del rito di guarigione.

Tutti i riti di guarigione in tutte le tradizioni sono accompagnati da una narrazione, un racconto, delle musiche. La narrazione aiuta ad esorcizzare il male. Sita è Donna, recupera la sua natura antica di guaritrice, si ricollega alla sua essenza e guarisce. È “melagrana” (tradotto in italiano) e ha un significato simbolico: è uno dei frutti comuni ai popoli del Mediterraneo; si regala per augurare fertilità, guarigione, abbondanza, realizzazione dei desideri. Nel Medioriente pare che gli arilli del frutto simboleggino le persone che si abbracciano come fratelli e sorelle all’interno del mondo, rappresentato dal frutto stesso. Unione dei popoli.

Sita è il mio buon augurio affinché ognuno trovi la propria narrazione del rito di guarigione, che ciascuno possa raccontarsi di poter guarire e intraprendere il cammino che dall’ombra e il buio porterà alla luce e alla guarigione. Ed è un augurio affinché si abbattano le distanze e ci si senta uniti.

È importante non dare per scontato che tutto sia al maschile. In generale faccio attenzione al linguaggio inclusivo, mi piacerebbe che anche le storie legate al disco siano inclusive. Mi piacerebbe che le cose rivolte a chi ascolta o chi legge non siano solo per lettori e ascoltatori ma anche per lettrici e ascoltatrici.

— Onda Musicale

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