Equatore è il nuovo singolo di Francesco Savini, uscito per Le Siepi Dischi. Una canzone che è stata scritta in un periodo complicato dove hanno iniziato a prendere il sopravvento pensieri negativi, in primis l’ipocondria citata nel brano, che si insidia nel cervello proprio nei momenti di maggior vulnerabilità.
La canzone ci presenta Francesco alle prese con alcuni metodi “convenzionali” per uscire da questa trappola, come una bevuta di troppo, ma anche con la realizzazione che alla fine per un cantautore la cura migliore resta sempre scrivere testi.
Ciao Francesco. Dopo il singolo Zenzero uscito a giugno, ti ritroviamo in fase post-estiva con un nuovo brano intitolato Equatore. Che estate è stata per te musicalmente e personalmente?
“Ciao ragazzi! È stata un’estate pienissima. Ho lavorato tanto con un gruppo di matrimoni per mettere da parte qualche soldo e sono contento di essere riuscito a chiudere qualche concerto anche per il mio progetto. Ho suonato a Modena a giugno, all’Orient Express Vintage di Milano a luglio e poi a settembre all’Arci Bellezza a Milano in apertura a Cecco e Cipo.“
Se pensiamo all’Equatore ci vengono in mente posti caldi, quindi anche un po’ estivi. Il sound del nuovo brano però non è particolarmente “da spiaggia”. Lo descriveresti come un brano adatto alla stagione autunnale? Che stagione era quando l’hai scritto?
“Il brano viene pubblicato in autunno, ha un titolo apparentemente estivo ed è stata scritta in inverno. Diciamo che contiene quasi tutte le stagioni. A parte gli scherzi, da un punto di vista sonoro quando l’ho scritta ho scelto di mettere sù una produzione che mi rappresentasse al 100% e in quel periodo mi sentivo “autunno”, mentre oggi ad esempio mi sento tutt’altro. Alla fine è questo il bello delle canzoni, no? Quasi come fossero fotografie di un momento preciso della nostra vita.“
L’ananas delle foto stampa per questo singolo ha qualche significato particolare? Magari anche inconscio? O è il primo frutto che ti era capitato sottomano?
“La foto stampa viene da uno shooting che abbiamo fatto qualche settimana fa. È andata così: abbiamo comprato della frutta e mi sono innamorato di quell’ananas perché aveva una forma davvero bella quasi alla Cast Away e quindi ho voluto fare qualche foto in modo giocoso.“
Che vuol dire “il tuo ombelico è come l’equatore”, vero e proprio refrain del brano?
“Sono una persona che pensa tanto, a volte troppo. Nell’immaginario che avevo mentre stavo scrivendo il brano l’unica cosa che mi distraeva dai pensieri era l’idea di stare sdraiato con la pancia della mia ragazza che mi faceva da cuscino. Era un’idea che mi trasmetteva tranquillità.“
Ci racconti come lo scrivere testi e in generale canzoni possa aiutare a combattere l’ipocondria?
“A dire il vero non mi definirei del tutto ipocondriaco, non ho paura di tutte le malattie ma solo di alcune. Soffro d’ansia da sempre e scrivere canzoni è l’unica cosa che mi tiene la mente sgombra da pensieri ricorrenti. È una sorta di medicina per me.“
Come la vedi la stagione autunnale e invernale alle porte per il settore della musica dal vivo?
“Bella domanda, che dire? Non si può far altro che sperare nella sensibilità di chi ci governa. In tutto il mondo si sta cercando di andare avanti con spettacoli a massima capienza, green pass e mascherine, non vedo perché non potremmo farlo anche noi. Spero che non si ripresenti la stessa situazione dell’anno scorso. Ho già una voglia matta di suonare ovunque.“