Cultura ed eventi

Hokusai, Hiroshighè e Utamaro: rivivere il Giappone di un tempo a Milano

|

“…Il colore dei fiori è già svanito, mentre su cose triviali veramente posavo il mio sguardo durante il mio viaggio nel mondo.” (Ono No Komachi). Quest’antica poesia giapponese racchiude in poche parole le vibrazioni di positività che la mostra di Palazzo Reale a Milano, “Hokusai, Hiroshighè e Utamaro”, è in grado di regalare, lasciandoti vibrare ancora per molte ore a seguire.

Visitabile fino al 29 Gennaio 2017 e curata da Rossella Menegazzo– docente di Storia dell’arte Orientale all’Università degli Studi di Milano, si tratta di una mostra organizzata in occasione della celebrazione dei 150 anni di relazioni tra Italia e Giappone. Oggetto principale ne sono 200 silografie policromatiche, opere dei tre artisti ukiyoe, tradotto il Mondo Fluttuante, appartenenti alla collezione dell’Honolulu Museum of Art.

Si tratta di una mostra che mette in scena il Giappone di un altro tempo, quello che tutti potremmo immaginare senza riuscire però a percepirlo del tutto.  Ci sono mostre che sono in grado di catapultare il visitatore in un altro mondo o in un’altra epoca e questa fa sicuramente parte di quelle. Le semplici ma contemporaneamente complesse silografie – osservando e conoscendo il lavoro certosino che c’è dietro ognuna di esse- tutte incorniciate allo stesso modo, ovvero con cornice lignea e passe-partout cartacei bianchi, creano un percorso più intimo e interno a quello generale costituito da 5 sezioni, tale da far percepire completamente il Giappone sotto la propria pelle. Chiunque abbia già visitato questa terra, in un attimo viene riportato laggiù, ma l’atmosfera è così forte e nitida da farlo vivere anche a chi sia alla prima esperienza orientale.

La stessa attenzione e cura per il dettaglio è impiegata da tutti e tre gli artisti sia per i soggetti naturali, sia per quelli animali  che umani, questi  vengono messi tutti sullo stesso piano. Un temporale, un albero di pesco, un uccello o un essere umano vengono tutti raffigurati con la stessa regalità ed eleganza. In queste opere anzi il soggetto è spesso decentrato e solo un’attenta osservazione può fare intendere quale esso sia veramente . Il Monte Fuji per esempio nella serie di 36 vedute di Hokusai a questo dedicate, si vede sempre spesso messo sullo sfondo, molto piccolo rispetto al resto della rappresentazione. Questo accade ad esempio nella sua celebre Onda, opera impossibile da non riconoscere anche da distante, che rimane centrale e imperante nel mezzo della stanza.

Il monte si trova qui sullo sfondo di una scena che per quanto stereotipata e stilizzata, possiede comunque del dramma al suo interno. Un’onda con una forza immensa sta infatti per travolgere delle barche, ma il Monte Fuji sullo sfondo infonde una sorta di sicurezza e, incurante del pericolo, lui si erge.

Lungo le sale e le 5 sezioni si alternano così i Surimono, silografie tipiche dell’epoca, impiegate come biglietti di auguri o come inviti, e altre adattabili inceve ai ventagli. Soggetto di queste e di molte altre sono vedute di luoghi quasi da fiaba, un Giappone scomparso che oggi possiamo rivivere anche grazie a queste immagini. I ponti sospesi tra le nuvole, le cascate a tratti prospetticamente occidentali, a tratti stilizzate e stereotipate, ci rimandano ai favolosi cartoni animati e alle atmosfere magiche di Hayao Miyazaki. Per quanto possa sembrare che i soggetti siano ripetitivi e raffigurati in modo simile, questi sono invece trattati da Hokusai in maniera più soffice e armonica e con colori talvolta più tenui mentre da Hiroshighè in modo forse più stilizzato ma altrettanto “squisitamente” giapponese. Ci si sposta poi in una sezione che abbandona completamente le vedute per dedicarsi con ardore alla poesia.

Qui sono riportate numerose opere dalla serie di silografie “ Cento poesie per cento poeti in racconti illustrati dalla balia” i cui soggetti sono proprio i testi delle poesie di cento poeti orientali considerati immortali. Ed ecco accadere un’altra vera magia, le pareti fanno da sfondo a testi antichissimi e si fondono con le parole  letteralmente tradotte in immagini tangibili. Il tutto è aiutato dal fatto che è possibile leggere i testi affiancati alla didascalia dell’opera.

Scelta molto delicata come anche quella di tenere quasi per ultima, prima della sezione finale dedicata ai “manga” sui libri illustrati di Hokusaui, le donne di Utamaro. Bellissimi esseri in kimono quasi statuari, donne di porcellana, eteree ed eterne. Ragazza precoce è una di queste, una giovane viene raffigurata mentre, invaghitasi dell’attore di uno spettacolo teatrale che è intenta a guardare, morde il proprio fazzoletto bianco e candido. Con i soli segni dell’incisione ed i colori Utamaro riesce a rendere l’immagine perfetta, immortala il godimento di un singolo momento fissandolo per sempre sulla carta.

Di poco precedenti agli Impressionisti francesi, Hokusai muore infatti nel 1849, questi artisti sono stati per loro, ma anche per la pittura successiva ed in generale per la cultura, fortemente influenzanti. Come biasimarli? Si tratta d’immagini che oggi tutti conosciamo, che ci danno uno spaccato sull’arte orientale che ci fa sognare e ci affascina.

Una mostra completa ed affascinante, che a mio parere si potrebbe visitare in due modi a seconda della propria personalità e gusto. Consiglio le cuffie guida gratuite con la spiegazione inframezzata dagli interventi della curatrice, e si volesse apprendere il Giappone in maniera didascalica.

Oppure, vista la quantità delle persone che accorrono da tutta Italia per visitarla, e vista dunque l’impossibilità di silenzio religioso e quasi ascetico con cui meriterebbe forse di essere vista questa esposizione…consiglierei le proprie cuffie ed una colonna sonora ad hoc: Sigur Ros per trovare l’Oriente dietro l’angolo in un attimo…

 

Martina Bastianelli – Onda Musicale

 

{loadposition testSignature}

— Onda Musicale

Tags: Milano/Giappone/Martina Bastianelli
Segui la pagina Facebook di Onda Musicale
Leggi anche

Altri articoli