Recensioni e Interviste

Le Intellettuali di Piazza Vittorio: intervista a Chiara Becchimanzi

Il testo originale è noto come “Le intellettuali” o “Le femmine saccenti”: non è un segreto che una vena di misoginia attraversi la pièce di Moliere. Come hai lavorato su questo aspetto nell’adattamento?

Intanto, analizzando per bene quella vena, capendo cosa facesse risuonare in me e perché mi infastidisse così, considerando anche che non ha lo stesso effetto su tutti – per dirne una, lo stesso regista Augusto Fornari non ritiene che il testo di Molière sia misogino, ma che si prenda semplicemente gioco di un eccesso, così come accade in molte delle opere del grande drammaturgo francese. Io sono di altra opinione: ne “Le Intellettuali” la satira contro la volontà femminile di discostarsi dal modello di “angelo del focolare” è a tratti feroce, e abbiamo cercato di trasformarla in una riflessione profonda e complessa sulla natura stessa dell’autodeterminazione, femminile e non. Di chi sono i nostri desideri? Sono davvero i nostri, o provengono dalle pressioni sociali, dalle aspettative familiari, dai “princìpi” che ci chiudono in gabbie d’oro meravigliose e terribili? Il conflitto tra femmina e donna, esiste? Ed è risolvibile? Cosa accade quando il sentimento si oppone alla ragione? Il risultato del confronto dicotomico tra forze di pari grado (Oriente e Occidente, passione e intelletto, angelo del focolare o letterata) è un grande omaggio alla complessità, senza la pretesa di voler giungere ad alcuna “verità assoluta”; e in un’epoca in cui chiunque pretende di dare un parere certo e semplicistico riguardo a qualsiasi questione, anche palesemente irrisolvibile o innegabilmente sfaccettata, mi sembra una scelta coraggiosa. Il tutto, rinnegando ovviamente qualsiasi sfumatura misogina, e anzi aprendo la panoramica al femminismo intersezionale, alla libertà di scegliere e al confronto arricchente tra culture.

I personaggi maschili che gravitano attorno alle protagoniste, chi sono? Come si comportano di fronte a queste donne in cerca della loro autodeterminazione?

Finalmente una domanda sugli uomini, che bello! È la prima finora! Dunque, andiamo in ordine di apparizione: Vittorio Trissottani, interpretato da Claudio Vanni. Nel testo originale Trissotin era un poeta vanaglorioso che mirava a sposare una delle sorelle per sistemarsi definitivamente: ne abbiamo conservato la vena comica, che strizza l’occhio al capitano della commedia dell’arte, al Miles Gloriosus di plautina memoria e al più recente Brancaleone, per trasformarlo nel tipico regista sperimentale, pieno di sé e di tante parole, che conquista la fiducia della padrona di casa grazie alle innumerevoli (e molto lontane nel tempo) menzioni speciali ottenute nei Festival in giro per il mondo, e riesce a piazzarsi in casa per mesi perché sta realizzando un fantomatico documentario sulla famiglia Bahmani. A Trissottani è affidato l’ “understatement” – è un colore diverso e necessario per stemperare la forza dei temi, e si rivolge alle donne di famiglie con estrema cautela, perché il suo scopo principale è mantenere la pancia piena e un tetto sulla testa. Khodadad invece (in italiano dono di Dio, interpretato da Teo Guarini), che nell’opera originale era Clitandre, è il “giovane innamorato”, figlio di integralista iraniano. La drammaturgia lo descrive innamorato della sorella minore Laleh (in italiano tulipano, nell’opera originale Henriette, interpretata da Giorgia Conteduca) ed ex fidanzato di Azadeh (in italiano libera, nell’opera originale Armande, interpretata da me), la quale si oppone al matrimonio tra i due perché ritiene che prima o poi, in lui, emergeranno gli estremismi di cui è figlio. Khodadad cerca di smarcarsi da questo pregiudizio e fa di tutto per assecondare Laleh nel piano per convincere la sorella; è un tradizionalista, sì, ma estremamente diverso da suo padre – è un musulmano moderno, rispettoso della libertà personale, e sinceramente innamorato di Laleh, nonostante Azadeh l’abbia fatto soffrire profondamente. Sempre in ordine di apparizione, ecco un inserto drammaturgico del tutto inedito: Daryush, il terzo fratello, improbabile e irresistibile rapper interpretato da Stefano Fresi – un cameo in videochiamata davvero da non perdere. Ultimo uomo della famiglia (ma non certo meno importante) è il padre dei fratelli, Kourosh, interpretato da Vittorio Hamarz Vasfi: è un irresistibile iraniano, mercante di stoffe, fascinoso e dolce, dallo spirito pratico e dall’ottima prosopopea. È un uomo estremamente sicuro di sé, che ha molto da raccontare e ha cercato di educare le sue figlie alla libertà: ma non voglio svelarvi troppo! 

In tutte le tappe del tour è prevista un’esposizione di opere di artisti locali: come mai questa scelta? E come si può partecipare all’esposizione?

Ci piaceva l’idea di accogliere il pubblico in uno spazio dedicato all’arte, e immergere fin da subito le persone nell’atmosfera di casa Bahmani; per sostenere l’arte in tutte le sue forme abbiamo pensato di aprire questo spazio ad artisti/e under 25 dei vari territori attraversati. Qualche settimana prima di ciascuna replica verrà diffusa una call con tutte le indicazioni per mandare il materiale. 

Ora la compagnia Valdrada Teatro ha un tour davanti a se’ ma… ci sono già altri progetti in cantiere?

Abbiamo appena saputo di aver vinto il Bando regionale dedicato alla ripartenza delle attività culturali con un progetto multidisciplinare legato all’educazione sentimentale e affettiva, con particolare attenzione al benessere psicofisico e sessuale e all’analisi degli stereotipi di genere: la manifestazione si chiama “Ri-gener-azioni”, si svolgerà nel mese di dicembre e comprende spettacoli di teatro ragazzi, stand up comedy, la presentazione del mio romanzo “A ciascuna il suo” e la registrazione di 3 puntate speciali del podcast che da esso è tratto, il “Festival della Vagina Felice” a cura di Giulia Manno e un laboratorio teatrale per la scuola dell’infanzia. Inoltre, nei mesi a venire, gireremo una web-serie in collaborazione con il Laboratorio di Arti Sceniche di Massimiliano Bruno, dal titolo “App-esi”: insomma, per fortuna saremo piene di cose da fare!

— Onda Musicale

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