Nel dicembre del 1969 George Harrison scrive un pezzo per Edwin Hawkins, poi decide di farne un singolo e lo registra a Londra insieme al tastierista Billy Preston.
In studio c’è anche un coro femminile che ripete un ritornello per tutta la canzone, come se fosse un mantra in chiave psichedelica: è l’unione tra due diverse preghiere della religione hindu e l’hallelujah e si intitola My Sweet Lord. George Harrison vuole rendere omaggio ad ogni tipo di divinità e alla sua continua ricerca di spiritualità, e anche al fascino delle religioni orientali che sta conquistando l’occidente soprattutto dopo il viaggio dei Beatles in India.
Diventa un inno universale di tolleranza e pace, e anche uno dei migliori esempio di fusione tra suoni pop occidentali e la tradizione musicale indiana, il brano simbolo del più mistico dei Beatles, che ha trascorso tre anni a studiare il sitar con Ravi Shankar ma continua a sperimentare con il suo tocco unico sulla chitarra slide.
My Sweet Lord è una delle ventidue canzoni che George Harrison raccoglie nel suo terzo album solista, All Things Must Pass, il vinile triplo in cui mette tutte le canzoni che ha scritto e non ha registrato con i Beatles, suonando tutto dal vivo ad Abbey Road con una serie incredibile di musicisti amico, tra ciui Eric Clapton, Ringo Starr, Klaus Voorman, Peter Frampton, Ginger Baker, Bobby Keys e i futuri membri della band di Clapton Derek & Dominos, Bobby Whitlock, Jim Gordon e Carl Radle.
All Things Must Pass esce il 27 novembre 1970, arriva al numero uno in classifica in America e vende sette milioni di copie ed è considerato uno degli album più importanti di tutti i tempi.
Per celebrare l’influenza del messaggio universale di Harrison su generazioni di artisti, musicisti e attori è stato realizzato il primo videoclip di My Sweet Lord girato dal regista Lance Bangs oltre 50 anni dopo la sua uscita. Il comico americano Fred Armisen (conduttore del Saturday Night Live) è un agente speciale incaricato da Mark Hamill, il leggendario Luke Skywalker di Star Wars di indagare su: «Ciò che non può essere visto» ed entra in un cinema in cerca di indizi verso una dimensione spirituale. Mentre sullo schermo scorrono immagini di George Harrison e suona My Sweet Lord, Armisen gira tra gli spettatori, interpretati da oltre 40 comici artisti e musicisti, tra cui Ringo Starr e Joe Walsh degli Eagles (che gli tirano addosso un pacco di popcorn), il figlio di George, Dhani Harrison, Rosanna Arquette, John Hamm, il regista Taika Waititi e l’artista Shepard Fairey.
(fonte virginradio)